Yes: Close To The Edge

dome legnaE’ vicino al bordo di un’ipotetica caduta che si spicca il volo più alto.” (ranofornace)ranina picciina

 

Yes-Close To The Edge

yes 2 colore

 

Ho in testa tre capolavori del “progressive”: “In The Court Of Crimson King”, “Nursery Cryme” e “Close To The Edge” per il semplice fatto che hanno fatto da cornice alla mia sfrenata giovinezza. Nessuno oggi può dubitare che lo siano, ma molti non si rischierebbero a posizionarli nei primi tre posti di un’ipotetica classifica e le ragioni sono anche condivisibili. Troppe altre perle brillano di luce abbagliante, ma qui mi taccio per non contaminare l’ebbrezza, l’idillio che provo per questo mirabile trittico, perché nel vissuto, nella mia personale affezione, nel fortunato incontro perpetuato per anni, credo possa collimare in molti punti il fatto che queste  tre opere possano rappresentare la completezza del valore artistico, la bellezza estetica del “genere” senza sminuire la magnificenza di tante altre opere. Ma nella scelta forzata di una “valigia dei sogni” o della “torre”  non avrei dubbi, queste rappresentano il “massimo”.

yes logo verdeQuando si parla di “progressive” viene alla mente subito una cattedrale polifona che sorge sulla fiorente e variegata coltura della nuova stagione musicale inglese; King Crimson, Genesis e Yes. Intendiamo quei capisaldi del rinnovamento della musica popolare che, presa dalla radice rock-blues, si è espressa in Inghilterra attraverso questi suoi massimi interpreti; Gentle Giant e Van Der Graaf Generator compresi, senza citare una moltitudine di gruppi sconosciuti ma molto influenti. Rimanendo invece nell’ambito monumentale, la triade citata, pur partendo da presupposti simili, ha intrapreso strade differenti per stabilizzarsi su visioni musicali distinte. Parliamo di quello stile che maturato dalle spoglie della tarda psichedelia, congiunta agli ammorbidimenti melodici del pop e dalla sontuosità celebrativa della musica classica, ha elaborato tessiture di tipo “narrativo”, composte di veri e propri capitoli musicali ed effetti sonori sofisticati atti a esplicare immagini fantasiose nella mente dei fruitori. Si, parliamo di una dimensione poetica individuata al tramonto dei sogni lisergici, all’indomani dell’immaginario complesso e intellettuale dell’arte “sonora”.

yes biano neroMentre i Genesis, partiti dalla forma classica di un pop elaborato e ambizioso, espresso da capolavori immensi e senza tempo come “Nursery Cryme”, “Foxtrot” e “Selling England By The Pound”, si diressero verso la ridondanza barocca fino a decadere dopo Gabriel, nella stucchevole superficialità degli ampollosi assunti tastieristici di Tony Banks. I King Crimson invece, acutizzarono la primigenia magia poetica di “In The Court Of The Crimson King”, “In The Wake Of Poseidon” e “Lizard”, in forme nuove di sonorità, trasfigurate nella sperimentazione, nell’uso intellettuale degli stili fino ad una sintesi elettronica-effettistica che poco o niente hanno del meraviglioso mondo fiabesco teorizzato e dipinto agli albori della “nuova era” da “Sua Maestà” Robert Fripp.

yes-1972 tre membriGli Yes invece rappresentano il virtuosismo per eccellenza, la loro musica racchiude alcune caratteristiche, simili agli altri due, confluite nelle esibizioni strumentistiche dei suoi due più emblematici membri: Steve Howe e Rick Wakeman, senza nulla togliere agli altri. Questo per dire che il suono Yes, iniziato da “The Yes Album”, dopo l’inserimento di Wakeman, si conformò superlativamente nella coppia “Fragile”- “Close To The Edge”.

yes concertoMa è su “Close To The Edge” (Atlantic 1972) che intendo soffermarmi. L’album a mio avviso più bello e affascinante degli Yes, per originalità dei suoni, delle ritmiche e delle armonie; per l’uniformità del discorso musicale e per l’esplicazione tecnica e l’equilibrio espressivo; quest’ultimo sarà un problema per quasi tutti i “progressivi”. Il suono “Yes” come si sa, dopo vari avvicendamenti è stato determinato dalle scelte timbriche e dall’effettistica delle tastiere di Rick Wakeman, dalla ritmica complessa a tempi dispari di Bill Bruford, dall’uso armonico del basso di Chris Squire, dal virtuosismo atipico delle chitarre di Steve Howe e per ultimo non per valore, dal canto inconfondibile del suo frontman, Jon Anderson, autore anche dei testi. E’ “Vicino al Bordo” della ricerca progressiva che la materia sonora si complica; la maturazione inoltratasi soprattutto da “Fragile”, un misto di rock, folk, pop e classica baroccheggiante che arriva qui alle sue massime conseguenze espressive fino al punto di sfaldarsi in una indefinibilità della sua tessitura. I temi, la molteplicità dei momenti, gli spazi ritmici-armonici, gli inserimenti coristici  e il canto sono perfetti. Ma rispetto al precedente lavoro, tutto è accompagnato da un raffreddamento melodico e sonoro di tipo quasi siderale.

Yes-And You And I

yes nuova 2Tre lunghe suite compongono il disco. Dal crinale del lato A, l’omonima “Close to the Edge” composta da Jon Anderson e Steve Howe, sorge fra il canto degli uccelli nel rispetto della natura per planare sulla verde distesa progressiva in quattro momenti differenti: “The Solid Time of Change”, “Total Mass Retain”, “I Get Up I Get Down”, “Season of Man“. Spicca all’istante la brillantezza sfarfallante della timbrica; la stranezza dell’interpretazione chitarristica di Howe, la metronomica scansione del tempo di Bruford sui boati di Squire, dopodiché il canto di Anderson completa le sembianze del suono Yes che sfocia nei tappeti rarefatti di Wakeman fino alle contrapposizione spazio-emotive dei movimenti che entrano ed evolvono dal repertorio classico al saggio tecnico delle svisate: “è il capolavoro “.

yes nuova 3Gli armonici di “Cord of Life” di Steve Howe aprono la seconda suite “And You and I” firmata Anderson, Bruford, Howe, Squire, nonchè il lato B del disco. La sua dodici corde intavola una splendida ballata marcata dai tuoni in lontananza di Squire che invita il canto “contraltico” di Anderson ad involarsi in  entrate celestiali sulle ali effusive dei violini al mellotron di Wakeman nell’apoteosi simbolica dello spettacolo di “Eclipse” (Bruford, Squire). Il ritorno dell’incipit acustico string 12 prelude a “The Preacher The Teacher” andirivieni di momenti, sgorgano i zampilli del synth come acqua di sorgente, dopodiché mostra tutta la forza evocativa del folk incoronata nell’estetica melodica del pop sfuma nel finale di “Apocalypse”: “è il capolavoro”.

Yes-Siberian Khatru

yes nuova 1La terza suite “Siberian Khatru” di Anderson, Howe, Wakeman si avvale in-volontariamente di un sistema compositivo presente anche nei Gentle Giant: Riff persistenti e automatizzati sfociano in aperture di cori arieggianti, in armonie ritmiche e citazioni barocche” con suoni distinti uniti dalla forma musicale fluida e compatta. Un susseguirsi di temi, incalzati da una ritmica evolvente su registri rockeggianti e rhythm-pop, stabiliscono in questo lungo brano una sfaccettatura irrinunciabile dell’identità “Yes”: “è il capolavoro”.
Ed allora, “Close To the Edge” appartiene all’Olimpo progressivo, a mio avviso più di ogni altro loro lavoro, a far compagnia a King Crimson, Genesis, Van der Graaf Generator e Gentle Giant. Tutti gli altri attorno alla collina pascolano e bramano le lodi della loro immensa qualità tecnica e creativa. Inutile dire “Magistrale-Epocale-Tombale”.
rano 2

Valutaz.***** con lode

Pierdomenico Scardovi


RIPRODUZIONE VIETATA © BELLIGEANEWS.IT

su "Yes: Close To The Edge"

Lascia un commento

il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.