Musica Con: Accostamenti

 

L’arte è l’incontro più estasiante che all’uomo possa capitare,

egli non può sfuggire al suo mirabile abbraccio

ed allora:

FOTO dome suona v4“Un giorno chiesi al cielo
di vedere l’unica mia vita
e il cielo mi balzò addosso
con le sue azzurre piogge…”

ranofornace ranina picciina

 

 

 

 

L’arte visionaria…

esce dai canoni del classicismo e della modernità negando gli effetti istantanei della piacevolezza, per richiedere predisposizione alla fruizione.

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi-Naumachia – 1983 (file originale)

 

 nota

 Naumachia, nel mondo antico è la rappresentazione di una battaglia navale ed è quello che ho voluto esprimere musicalmente negli otto lunghi minuti, di questo lento incedere drammatico e inesorabile, vuole rendere l’immagine di una galea romana che si sta preparando ad affrontare lo scontro frontale col nemico. Dalla memorabile scena di “Ben Hur”, gli schiavi incatenati remano faticosamente al ritmo imposto dal battitore, consapevoli e rassegnati. La musica è la nave stessa che accompagna i marinai nel tratto di mare in avvicinamento al “teatro di guerra”. Il tono drammatico e solenne della musica, rende l’idea del “carico di morte”, anticipando ciò che sta per succedere, la galea diretta dal suo comandante e spinta dai suoi innocenti si allontana impavida andando incontro al proprio destino.

Il brano “Naumachia”, l’ho composto e suonato nel 1983 in una sola seduta (fai da te) di sovra incisioni, senza correzioni e pentimenti di sorta partendo dalla base, ogni successivo passaggio è stato registrato al primo impulso creativo. Il lungo e interminabile fraseggio di chitarra elettrica stretto nella rigidità della morsa ritmica-armonica, insiste sull’immagine dell'”antica nave che si muove in mare aperto” e sopratutto del suo interno sacrificale. Il “discorso” della chitarra solista è un “flusso di coscienza”, (di grida lancinanti)  che evolve fino alla fine, il tipico mio modo di intendere la “melodia” quando non uso la voce; una vera e propria “linea orizzontale“. Questo “flusso compositivo” si liberà spontaneamente come un racconto, con le sue variazioni di tono e i suoi accenti emotivi, passa attraverso lo strumento esplicandosi direttamente senza alcuna partitura scritta. In pratica è un’improvvisazione “illuminante”, con la particolarità di non avere variazioni importanti, ma nel risultato finale sembra essere una composizione pensata come un progetto, frutto di una precedente scelta. Trasportato da visioni dettate da antichi ricordi, esprimo qui la mia innata passione per l’ hard rock psichedelico. Pierdomenico Scardovi (chitarra elettrica, basso, batteria elettronica).

 

ritratto autunnale 1976Ritratto d’autunno – 1976

nota

“Ritratto d’autunno” del 1976, è un dipinto informale su una gamma di colori autunnali, dove traspare un forte senso di posizionamento delle stesure tonali, risponde alla logica di un insieme che rimane latente (occhio, bocca, sopracciglio, ecc.), in questo caso un volto (qualcuno stenterà a vedere) ma evidenzia il “senso aggiuntivo” degli elementi che costituiscono l’opera (ogni settore di colori, ogni intervento gestuale, ogni piccola forma) intento a prevalere sul referente. Chiamo questo atteggiamento compositivo “linea orizzontale”. Tra altre cose sono localizzati  in punti schematizzati, gli occhi, un sopracciglio, la punta del naso, la bocca, il mento, un orecchio, tale “senso unificante” si inserisce nella questione della “formalizzazione”.

 

 

Stagione

 

Di cloruri fra le ambrate foglie
Vestono d’alga le mie speranze.
Sbava a poppa
l’argonauta dell’arca volteggiante.

A passeggiar fra lustri nembi
l’acidità del ferro irrora la radice.
Di frutti arcani
sguaina il suo paniere, è l’autunno.

Effluviano morbose nudità
al velo del suo olezzo.
Per una sola piccola domanda
il mio cuore in aria, sborda ubriaco.

Che dal fondale avulso
la scorza d’oro in cielo spreme.
E la parola sgorga dagli inciampi
ad ogni battito pulsa silenziosa.

 

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi 1973

 

nota

E cosa di meglio rivela una composizione poetica, se non la sua “linea orizzontale” quando poi essa non addensa con chiarezza l’idea di un referente univoco? “Stagione, è stata scritta nel lontano 1973, fa parte delle mie prime esperienze poetiche visionarie dal tono intimista e riflessivo, tenta “disperatamente” di uscire da certe strettoie simboliche-descrittive. Descrivere attraverso simboli naturalistici è un atteggiamento che non rientra nei miei desideri, bensì uscire dai dati del reale puri e semplici, attraverso agganci “astratti” per cercare d’intravedere la linea di un discorso interiore. Ed ecco che l’autunno, la stagione, ciò che la dovrebbe distinguere, è un pretesto naturale, una cornice su cui far rimbalzare i suoni e egli echi appartenenti alla sfera creativa dell'”Io”, che si inserisce come un veliero fra cielo e mare, trasporta il sentire ed elabora un “modus pensandi” fra scambi e gradi descrittivi, astrazioni visionarie, allontanamenti e avvicinamenti al registro filosofico di una “realtà interiore” che per sua natura si rivela con difficoltà .

Questi miei tre lavori di differente sfera creativa, sono stati accostati come ho già detto, per un loro comune grado di appartenenza allo sviluppo orizzontale dei linguaggi artistici: gli “accostamenti” di “elementi significanti” consecutivi, appunto.

Sopra nella foto il sottoscritto in concerto nel 1983

rano 2Grazie dell’attenzione

Pierdomenico Scardovi

 

 


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