Kevin Ayers: Joy Of A Toy

 

dome punta di palata 2 014“E una lama a chiocciola

varca il suo giocattolo prediletto

per scendere nel cilindro della notte.”

ranofornace ranina picciina

Kevin Ayers-Joy Of A Toy Continued

A sapere cosa tratta il primo verso! Beh… potrebbe essere un gorgo d’acqua; e qual è il suo giocattolo? Un lavandino, appunto! E il cilindro? Semplice, lo scarico. Ma se varca come fa a scendere? Nell’arte tutto è possibile. Oppure il referente è un dato astratto e la sua connotazione più plausibile è un vortice, un’agitazione dei sensi e via dicendo. Quest’esempio la dice lunga sulla separazione fra realtà e arte, un diaframma invalicabile e non lasciamoci confondere se i rimandi della scrittura sono innumerevoli, dimostrano la sua “immaterialità”. Anche la musica è un modo di interpretare l’idea di base spesso banale, ma trasformandola, essa si libera in direzioni impensate. E’ l’idea che ne procura un’altra ed è vittima della sua alternanza. L’audace prefazione, vuole andare in aiuto e introdurre il discorso sulle geniali intuizioni  musicali di Kevin Ayers.

Quando la norma veicola il paradosso.

ayers 1 gialloSe “la patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie che ha per oggetto di indagine l’eccezione piuttosto che la norma”, allora la strada intrapresa da Kevin Ayers, il dandy “patafisico” dei “Soft Machine”, il menestrello dalle scelte decontestualizzate come quelle del suo amico Robert Wyatt, ha mirabilmente inspessito il valore della “musica popolare” a cavallo dei decenni ‘60/’70 con una serie di mirabili e originali lavori.

L’ala più rivoluzionaria e iconoclasta del  Canterbury Sound, appoggiata da un’idea di musica decisamente antagonista e alternativa, ha superato i presupposti classici della musica rock contemporanea rifiutando in toto le sue istanze assiomatiche con i primi “Soft Machine”, “Henry Cow”,  “Art Bears”, “Matching Mole” e Robert Wyatt in testa. Poi con i “Soft Machine”, Egg”, “Khan”, “National Health” e “Gong”, facendone un marchio di identificazione l’ha riportata su binari di confronto, non solo; ma coagulando nei suoi interpreti più melodici, “Caravan”, “Hatfield & The North” e “Camel”, ha mostrato il suo lato più accattivante rappresentando un mondo fantasioso, tipicamente “progressive”, chiuso ad eventuali interferenze e riassorbimenti rockeggianti, ed Ayers ha circolato attorno a tutto questo tumulto respirandone l’aria.

Kevin Ayers-Town Feeling

ayers soft machine coloreUna cultura musicale ricca e innovativa, determinata dall’idea di fondo della mentalità canterburyana di una rappresentatività sonora lungi dalle melodiche rock-folk e  da quelle art-progressive insita nella musica di quegli anni. Poco rimane, dell’esperienza psichedelica dei “Wilde Flowers” e dei primi “Soft Machine” come comunemente viene intesa; e cioè di uno scardinamento della compostezza formale e di un abbandono alla forza propulsiva e liberatoria del suono e delle sue alterazioni espressive fino al rumore. L’effetto è sufficiente a lasciare una scia su cui si appoggia la sua lezione teorica, centellinata nelle ipotesi delle ricerche personalistiche del bohemien Ayers. In pratica i cocci delle sperimentazioni canterburyane vengono raccolti dal nostro  con una sensibilità stagna quasi delittuosa e riassemblati senza fratture nell’universo parallelo a quello strettamente art-progressivo.

Kevin AyersQuando Kevin Ayers abbandonò i “Soft Machine” dopo appena un anno, aveva in mente l’idea di una musica molto differente dalle sonorità ostiche del dadaismo di Allen. Egli pensava senza ripudio di riprendere i fili di una musicalità conservatrice, con i suoi contenuti melodici, svuotando la canzone pop della sua aurea catartica, conservandone la prevedibilità armonica per farle assumere i connotati di un costrutto stravolto e snaturato nell’ordine simbolico. Il suono canterburyano nel suo versante più avanguardistico, prendeva corpo nella instabilità del senso e nella visione anticonformistica delle aspettative e delle scelte sonore. A modo suo Kevin Ayers, pone l’assurdità mistica di Robert Wyatt sul registro della  puerilità, avvalorandola come un “gioco d’Alice” in un universo musicale rinnovato. Questo suo distacco dal gruppo di Wyatt, lo porta pian piano nel 1969 alla sua opera prima “Joy Of A Toy”. Ne risulta un prodotto d’incantevole eleganza che per la complessità e accuratezza d’arrangiamenti rientra d’onore se pur idelamente, nell’Olimpo progressivo.

Kevin Ayers-Song For Insane Times

Uno degli album più originali di tutti i tempi! Uno dei più”lontani”.

ayers suona 2“Joy Of A Toy”, lo si può definire un addensamento di valori individualistici: “gioia di vivere quasi infantile, fascino di luoghi esotici, nostalgie di tempi perduti, romanticismo sognante” e di valori stilistici: “senso dell’humor tipicamente british, filastrocche bislacche, ritornelli elementari, passione per le lullabies” e un’adozione di generi, che vanno dalla classica cameristica, al folk, alla canzone pop melodica, alla musica bandistica, al jazz, fino alla psichedelia e alla popsych scanzonata pepper’siana. Una forma complessa di stilemi proto-glam in chiave demodé con flessioni progressive. In una sola parola: “Capolavoro”.

Un capolavoro di “indifferenza” maniacale, supportata da una voce riempitiva, su una tavolozza timbrica-melodica insolita e lussureggiante.

ayers suonaPer l’occasione Kevin Ayers (chitarra, basso, canto) raduna i suoi vecchi amici dei “Soft Machine” Robert Wyatt (batteria), Mike Ratledge (organo), Hugh Hopper (basso t.1-5), poi Paul Buckmaster (violoncello) e  Paul Minns (oboe) dalla “Third Ear Band”, quindi Rob Tait (batteria t.6-9), e quel portento di David Bedford (pianoforte, mellotron, arrangiamenti), futuro collaboratore di Mike Oldfield in “The Orchestral Tubolar Bells”, per dieci tracce in cui vengono impiegati ventuno strumenti.

Kevin Ayers-The Lady Rachel

Per “Joy Of A Toy” eviterò per quanto possibile di addentrarmi in descrizioni strettamente musicali in onore dell’emozione.

ayers canta microfonoLa vena beffarda in chiave bandistica di “Joy Of A Toy Continued”, ricorda la festa circense dei ciarlatani di Dario Fo; l’umorismo crasso e derisorio del brano, affiora nella bellissima cover in modo parodistico dall’universo psichedelico, caricato sul carozzone letterario, tipo “Alice nel Paese delle Meraviglie”. L’inizio bucolico di “Town Feeling”, aperto concertisticamente e comandato dall’oboe, fa da cornice al canto intimo e suadente di Ayers per un riff di chitarra squisitamente dissonante che ne altera il contenuto melodico. La ballata cadenzata di “The Clarietta Rag”, è accompagnata al piano in stile vaudeville, puntinata di note “morse” al distorsore e farcita di accenti d’organo e tromba, appartiene ad un mondo favolistico. La soave “Girl On A Swing”, sospesa fra il piano e il vibrato della chitarra fino ad un tripudio di  tastiere, funge da traslazione emozionale di un retaggio psichedelico filtrato razionalmente. “Song For Insane Times”, è per certi versi un brano caravaniano, la voce rassicurante di Ayers su un tappeto di resoconti melodici e armonici portano ai sogni tolkieniani della “terra rosa e grigia”.

ayers 4“Stop This Train (Again Doing It)”, è il treno di Henry Potter direzione Hogwarts, soluzioni  parallele “submarine” per universi paralleli racchiusi in “scatole magiche”, Ayers mette in evidenza la natura paradossale del prodotto artistico per chi se ne fosse dimenticato; la musica in questo caso nella partenza (come un treno a vapore), si avvale dell’udibilità del suo “continuum” discografico. La dolcezza malinconica di “Eleanor’s Cake (Which Ate Her)”, è terapia esente da stupefacenti, ritmica immateriale per romantici rifugi idealistici. “The Lady Rachel”, è il brano principe dell’album, il capolavoro di arte musicale basata su un’idea soggettivistica risolta su una canzone pop, un’operazione geniale di sensibilità, sintesi di gusto e visione ; in questo brano Ayers tiene conto delle prerogative del “genere” riportandole nel luogo a lui più famigliare: “lontano dal genere stesso”. La dissonanza di “Oleh Oleh Bandu Bandong”, conferma lo stato d’imprevedibilità su cui si muovono i passi strumentistici e il fazzoletto coristico sulla rigida scacchiera ritmica, definisce l’immaginario ayersiano. La buona novella di “All This Crazy Gift Of Time”, conclude in chiave popolare campestre, un ritorno in superficie ai valori della terra su “tutto questo pazzo dono del tempo”, la sua relatività percettiva, che fa perdere magnificamente la bussola.

Kevin Ayers-Oleh Oleh Bandu Bandong

Quando si ha la sensazione di essere dinnanzi ad un’opera simbolicamente grandiosa!

 ayers nico cale eno coloreL’ambivalenza della teoria patafisica – “dissacrazione iconoclasta e proposizione onnicomprensiva dei fenomeni“, calza a pennello.  L’oasi di “pace instabile” canterburyana di cui Ayers fa parte, mette in risalto il fattore alternativo e provocatorio dell’idea musicale, riconducibile alla struttura stessa del brano e riportata nella scelta timbrica dei suoi strumenti a idea contraddittoria; ne procura un tratto di distinzione per indirizzare le nostre ansie di fuga sulle ali di un vento insolito in direzione assurda. Ayers, dopo questo primo album stabilizzò il gruppo con il nome di “Whole World”, concependo subito dopo altri due grandi capolavori, “Shooting At The Moon” del 1970 e “Watevershebringswesing” del 1972. Voglio però ricordare anche il suo live “June 1, 1974” assieme ad altre tre icone della “musica popolare” del ‘900, tanto per far comprendere l’importanza della union, in tutto: “Kevin Ayers – Nico – Brian Eno -John Cale”.

rano 2valutaz. ***** lode ad Ayers e alla sua arte!!! Pierdomenico Scardovi

Ranofornace è felice di scorgere inaspettatamente un suo simile in copertina.


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