Cream: Live Cream.

  1. dome punta di palata 1 014“Il Blues è una droga senza antidoto, statene certi!

Il suo effetto non immediato prima o poi,

amalierà la vostra anima inesorabilmente

per tutta la vita”

ranofornace

Cream- N.S.U. -versione live

cream7I Cream sono stati a mio avviso, il più grande gruppo hard rock-blues della storia, il perché è subito detto. Eric Clapton, Jack Bruce, Ginger Baker dopo ottime precedenti esperienze, si unirono per formare quello che venne definito il primo power-trio hard-rock. Consci del loro immenso potenziale tecnico e della specificità del linguaggio musicale, costituito schematicamente da: melodia, armonia e ritmica, ridussero all’essenza  la strumentazione di gruppo (chitarra elettrica, basso, batteria) per compiere il primo vero grande passo verso l’evoluzione tecnico-stilistica della musica rock-blues, nel lontano 1966.

cream 6Questo atteggiamento di sintesi si espresse efficacemente nello sviluppo di uno stile scarno e potente, quasi matematico, dove la rigidezza strutturale dei pezzi, era  frutto di una visione chiara e limpida di come doveva essere suonato il rock e il blues, nell’epoca del suo rinnovamento, portando a compimento la lezione di Chuck Berry, Bo Diddley , Muddy Waters e B.B. King, più che sul piano tecnico quanto per la conservazione e la divulgazione della sua anima. Le nuove generazioni di ascoltatori live si sarebbero lasciate “violentare” con piacere, dalla potenza inaudita delle super amplificazioni e come sovrastati da un’infatuazione “gotica”, scarna quanto immensa, dura quanto esaltante, si sarebbero affogati in un “mare totale”, denso di suoni profondi e invadenti. Ora mi attirerò le ire di qualche musicofilo benpensante, ma tutto il rock a partire dalla seconda metà degli anni ’60, fino alla fine degli anni ’80, nonché il noise si è avvalso di questa “impostura” uditivacream 5 che spesso ha sorretto le manchevolezze tecniche di molti epigoni professionisti e seguaci naif (come ad esempio il sottoscritto, basta provare a suonare ad amplificatori spenti per rendersi conto).

Invece, coloro che fecero buon uso dell’effettistica mega amplificata, intendo dire gli inventori del suono hard, resero il nuovo ritrovato, indispensabile per un tutt’uno con lo stile compositivo. Nel caso dei Cream, il suono fu portato alle estreme conseguenze per l’epoca, dove il tema iniziale fungeva quasi sempre da apripista all’improvvisazione, ovvero il cuore, culmine e quintessenza dell’hard rock, vero momento apoteotico e autocelebrativo. Quale miglior espressione di tale atteggiamento possiamo trovare in una performance dal vivo se non in “Live Cream (vol 1)”. Le quattro superbe tracce prive di fronzoli, registrate dal vivo a San Francisco nel 1968 più una  in studio, prodotto da Felix Pappalardi e pubblicate nel 1970, dove oltre l’indubbia bravura strumentale del trio espressa in condizioni live, primeggia la splendida voce dai toni aperti e spavaldi di Jack Bruce che funge da cesello o meglio da “ciliegina sulla torta di crema”.

clapton 1Il disco inizia nientemeno che con il mega capolavoro “N.S.U.” di Bruce, che contiene dopo il tema iniziale, i 7:15 minuti improvvisati live in mono-tono di SIb più esaltanti che io abbia mai ascoltato, ovvero i “tre passi nel delirio” più autenticamente rock che la storia abbia fin qui conosciuto. Penso che chiunque, dopo aver assistito a questa mini jam session  tribal-istintuale dal vero, non sia più stato “fruitivamente” quello di prima. E credo anche, che questi 7:15 minuti rappresentano un banco di prova, un modello con cui confrontarsi, per qualsiasi chitarrista rock al mondo. Le note improvvisate della Gibson Firebird V di Clapton si inseriscono in frazioni di tempo tremendamente improbabili, tempo rubato dal più “cleptomane” dei chitarristi e dovete convincervi di ciò. Questi 7:15 incredibili minuti, signore e signori, sono il rock, la sua essenza, il distillato energetico. Non per niente questa performance, forse l’unica così ben riuscita, è stata immortalata nel disco e dico: <Quante volte occorre scalare la vetta dell’Everest per essere considerati uno dei più grandi scalatori della storia? Beh… Clapton non solo ha scalato la suddetta vetta, ma è stato anche il primo, sopra di lui solo “Dio” (della “Terra Elettrica” naturalmente!), quindi lascio a voi decidere in quale posizione di classifica del “miglior chitarrista rock-blues di tutti i tempi”, situarlo.>

cream_2Per un ascolto in Hi Fi del brano, attenersi alle seguenti istruzioni: 1) dotarsi di un impianto non inferiore ai 50 watt per canale, 2) alzare il volume fino alla completa saturazione della stanza senza incorrere in reverberi, 3) collocarsi comodamente in posizione bilanciata. Sfido chiunque a propormi un altro pezzo rock, che regga il confronto con questo super capolavoro di sintesi strutturale, potenza d’urto ed equilibrio di valori strumentistici. “Mannaggia” al vecchio Chuck che diede a Eric Clapton  l’appellativo di “slowhand”; in “N.S.U.” mi sembra del tutto inappropriato.

Poi “Sleepy Time Time”, l’hard blues carico e denso di groove, scorre lento e inesorabile come un “Caterpillar su un campo di fragole”, mette in mostra l’estrema quadratura del gruppo. La tradizionale “Lawdy Mama” è l’ottimo r&b arrangiato da Clapton, registrato in studio per “Disraeli Gears” e inedito nel 1967. Mentre “Sweet Wine” è l’altro pezzo forte dalla durata di 15:03 minuti firmato Baker, la sua tribalità percussiva trova ancora sfogo alla stessa maniera di “N.S.U.”, ma qui il ritmo è più attendista rispetto alla galoppata del brano d’apertura, eppure rappresenta un gioiello d’intesa telepatica con la chitarra di Clapton e non per ultimo, col basso ritmico a sequenze armoniche di Bruce in una malgama funzionale, rivoluzionaria per quei tempi, dove la nostra più acida che dolce “crema” esprime ancora una volta tutto il suo valore. Infine nella cover “Rollin’ and Tumblin” del grande McKinley Morganfield in arte Muddy Waters, il saltellare ritmico dei tre, diretto dall’armonica a bocca di Bruce, vero mattatore delle “cremose” performances, mostra tutta la duttilità interpretativa verso un delta blues arcaico e incalzante.

cream 3Le parole aiutano a guidare l’ascoltatore disattento verso territori impensati come questo “Live Cream (vol.1)” (aggiungendo se volete anche il vol.2) a mio modesto parere, forse il più grande Live della storia del rock, anche se non a tutto tondo, l’unico che può fregiarsi delle cinque stelle super lusso. Voglio terminare con una frase di Jack Bruce, che dice: <L’unica buona musica è quando dei buoni musicisti suonano l’uno per l’altro. Credo che questo sia ciò che ha reso i Cream così differenti dagli altri gruppi rock> ed io ne sono pienamente convinto.

 

rano 2valutaz. ***** Pierdomenico Scardovi


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2 Commenti su "Cream: Live Cream."

  1. Simone Grosso | 28/12/2013 at 19:05 | Rispondi

    Condivido anche io il pensiero di Bruce… grandissima band, musicisti eccellenti che sapevano suonare da Dio. Li ho sempre preferiti live, in studio non avevano la possibilità di esprimersi al meglio delle loro capacità, mentre sul palco erano dei fenomeni, poi Clapton era forse all’apice della sua bravura, prima dei “grigi” anni ’70 della carriera solista. NSU gran bel pezzo, mi hai comunque incuriosito molto e penso andrò a riascoltare quei famosi 7,15 minuti. Gran bella recensione per un album Storico, sempre eccellente Pier!

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