Colosseum: Valentyne Suite

 

Dome alba 6“Ad ogni re la sua regina o presunta.
A Cremisi… Valentyne.” (ranofornace)ranina picciina

 

Colosseum- “Elegy”

colosseum 1L’alba diffonde le sue luci mostrando le forme di una natura mutata. La nuova stagione ha già buttato i suoi germogli sulla vasta radura, impiantati tempo addietro nell’ora del crepuscolo. Ed è lì, che una nuova “storia” si annuncia, muove i passi più importanti, edifica il suo emblematico monumento : – “Colosseum”. E’ l’inizio del trionfo dell’era imperiale… è l’avvento del “progressive”. È il 1969.

colosseum 2“Valentyne Suite”, l’opera magna del grande gruppo britannico capitanato da Dave Greenslade è la messa a punto di un nuovo canovaccio stilistico. I “Colosseum” erano una formazione venuta dal rock-jazz- r&b di Graham Bond e John Mayall che nello stesso anno aveva prodotto un album di “genere” come “Those Who About To Die Salute You”; tra le sue file comprendeva musicisti di grande qualità tecnica come Dick Heckstall-Smith e Jon Hiseman, rispettivamente al sassofono e batteria, poi Tony Reeves al basso, James Litherland alla chitarra e voce  e quindi Dave Greenslade alle tastiere che mostra subito tutto il suo valore. Formazione, rimaneggiata subito dopo il disco con tre maxi new entry al posto dei bravi Reeves e Litherland.

Colosseum- Valentyne Suite (Theme One – January’s Search)

“Più che una madre fu un’amante…”

colosseum greenslade“Il perché dell’importanza dell’album sta nel fatto che sembrerebbe che l’opera magna di Dave Greenslade e company, fu registrata nell’inverno del ’68 in anticipo rispetto al “faccione frippiano” e poi pubblicato in ritardo rispetto a quest’ultimo a dimostrazione del consapevole stimolo di rinnovamento che portava in grembo la “gestante in ombra”, i Colosseum non si erano preoccupati di anticipare nessuno. Però l’album, nonostante che oggi sia considerato un capolavoro del “genere”, mostra ancora una certa indecisione (culturale) a varcare totalmente la soglia tradizionale del blues-jazz inglese per immettersi nel “nuovo” cammino.

colosseum lunga

 

 

 

 

Parliamo di un lavoro seminale che unisce magnificamente il duplice aspetto della raffinezza con la robustezza. La prima parte del disco, mantiene invariati gli stilemi del r&b-jazz-rock del precedente lavoro, con una propensione virtuosistica dell’uso dell’organo a cui fa capo il primo album dei Nice ed evidenti inserimenti di frasi melodiche preludono all’idea finale di una musica carica di connotazioni nostalgiche filtrate dal continente americano. Si tratta di una struttura musicale piuttosto solida e arcigna che evidenza la grande compattezza e qualità tecnica dei suoi esecutori. Il rhythm & blues di “The Kettle”; l’elegante spunto melodico di “Elegy”, in chiave cool blues-jazz con l’unico memorabile  rif organistico della prima fase, il blues-jazz di “Butty’s Blues” e la rhythm-tribal-blues di  “The Machine Demands a Sacrifice” che rimangono fedeli ai vecchi precetti, chiudono la facciata A.

Colosseum- Valentyne Suite (Theme Two – February’s Valentyne)

colosseum gruppo hiseman La seconda parte, invece, è una vera e propria “epitome del progressive” più nel senso strutturale che poetico e cioè l’apparizione della “suite“, tripartita con diversi elementi annessi, come: “il superamento della forma canzone; l’uso antidogmatico degli stili; il classicismo e l’estetismo barocco, la complessità compositiva; l’articolazione ritmica; la lunghezza dei brani ispirati dalla musica sinfonica, l’approccio virtuosistico; l’impiego dell’organo Hammond come marchio di fabbrica.” Non è la prima in assoluto perché nel ’67 “Days Of Future Passed” dei Moody Blues presentava una successione di brani alternati, legati fra loro dal repertorio classico, mentre nel ’68 il “Prelude” di “Ars Longa Vita Brevis” dei Nice aveva adottato già la suddivisione a “paragrafi”.

colosseum Dick_Heckstall-SmithIl brano d’apertura della seconda facciata “Theme One – January’s Search“, è la dichiarazione di un vento rinnovato. Le partiture della splendida opera arrangiata dal compositore jazz Neil Ardley trovano qui il suo riscontro tecnico. L’organo di Dave Greenslade dipinge d’arzigogoli i tempi frenetici magistralmente dettati da Jon Hiseman, fino a scatenarsi nel cazzuto virtuosismo emersiano. Ritmica incalzante, sassofono e vibrafono fanno la loro parte, immersi “festosamente nell’aria tersa di un mattino lucente”; è “l’eco della città americana” vissuta come fascino della modernità. Un brano incalzante e pieno d’energia che diffonde molto ottimismo, procede discorsivamente come da copione prog. Girato il disco girata la pagina della storia e la musica popolare ha aperto finalmente un nuovo capitolo; “è il capolavoro”.

colosseum 2La calma estatica di “Theme Two – February’s Valentyne” dissolve la frenesia, vaneggiando in ariose evoluzioni con un evanescente fraseggio coristico assecondato al sax, una specie di messa da requiem al blues-jazz; sporge l’impostazione barocca dell’arrangiamento strumentale sulla solida struttura bluesy; è la fusione del classicismo con la modernità, del “virtuosismo collettivo con il romanticismo sentimentale.”

Ultima frazione è “Theme Three – The Grass Is Always Greener…” che mantiene alta la propagazione jazz, colorita da sonorità rock-blues con una solennità vandergraafiana e dove si trovano ante-litteram, cambi improvvisi di ritmi, stacchi e giunture gentlegiantiane e genesiane. E’ ancora l’organo di Greenslade, trainato dalla furia tempistica di Hiseman, a marchiare le frazioni armoniche irrobustite dal sax di Heckstall-Smith; si orchestrano, cambiano e si sviluppano in un incedere sciolto e imperioso. Insomma, è il capolavoro della maturità tecnica, della musica che si mostra sicura delle sue possibilità espressive.

Colosseum-(Theme Three – The Grass Is Always Greener…)

colosseum 3 cover coloreConcludendo, “Valentyne Suite” è posizionato, senza troppo clamore, sulla strada della storia dell’innovazione musicale popolare come pietra d’angolo invalicabile, se non prendendo una delle sue molteplici indicazioni: ” il geometrismo classicista dei Gentle Giant; il sentimentalismo letterario dei King Crimson; la severità ieratica del gothic-dark dei Van Der Graaf Generator o il romanticismo barocco dei Genesis”. Ci troviamo un po’ di tutto oggi, volutamente o col senno di poi… in questo capolavoro assoluto un po’ troppo dimenticato. Fondamentale!

 

Valutaz. *****rano 2

Pierdomenico Scardovi

 


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