L’architetto Gori con le architetture balneari all’università di Napoli

Bellaria Igea Marina presente alla XIII Giornata di Studi INU

Un tema particolarmente attuale quello portato dall’Architetto Cristian Gori alla XIII Giornata di Studi INU organizzata dall’Università Federico II di Napoli.
Le architetture balneari, ovvero quelle specifiche strutture che caratterizzano gli arenili e connotano i waterfront delle città costiere. Bellaria Igea Marina protagonista ancora una volta in una kermesse internazionale a seguito del nuovo lungomare realizzato tra il 2021-22, che ha visto protagonisti imprenditori balneari, progettisti e Amministrazione, impegnati nella riqualificazione dell’arenile.
Un esempio unico in Italia in questo particolare momento storico di incertezze, dove, grazie all’intraprendenza degli imprenditori balneari coinvolti, sono stati realizzati quasi 2 km di waterfront che hanno decisamente cambiato l’immagine di Bellaria Igea Marina.

Architetto Gori, ci racconti l’esito di questa vetrina

Come sempre sono esperienze interessanti che aiutano a crescere
professionalmente. Riteniamo che il tema delle architetture balneari sia meritevole di essere oggetto di riflessione. Purtroppo in passato è sempre stato sottostimato, per non dire trascurato.

Per quale motivo?

I motivi potrebbero essere molteplici. Se si escludono i primi complessi specialistici ottocenteschi o periodo Belle Epoque, e concentriamo l’attenzione sulle strutture introdotte sulla spiaggia col diffondersi del turismo generalizzato, certamente c’è stata in origine un’interpretazione che concepiva queste installazioni alla stregua di elementi d’arredo. Costruzioni spesso sorte in modo
spontaneo, prive di un disegno organico.

Una funzione chiave però nell’economia turistica della riviera

Proprio in virtù dello strutturarsi degli stabilimenti, sorti in modo diffuso e capillare in tutta la riviera nell’immediato dopoguerra, è stato possibile vivere l’arenile e da qui concorrere a costruire un intero sistema turistico. Un modello di antropizzazione della linea di costa, estesasi poi anche ad altre regioni, che rappresenta una peculiarità tipicamente italiana. Un sistema insediativo frutto
dell’iniziativa imprenditoriale privata, che necessita di stabilità e certezze.

Ci racconti il suo progetto illustrato al convegno

Il progetto presentato nello specifico, riguarda uno stabilimento realizzato a Bellaria nel nuovo tratto di lungomare, il lavoro compiuto è stato però l’occasione per evidenziare alcuni spunti sul tema interpretativo dell’architettura balneare e da qui aprire una riflessione tematica.

I punti chiave della riflessione?

L’obiettivo di fondo è quello di affermare il riconoscimento delle Architetture balneari in quanto tali. Da qui abbiamo cercato di capire cosa dovrebbe esprimere il progetto riferito al nostro contesto rivierasco e come esplicitarlo. A nostro avviso tre sono gli aspetti che abbiamo ritenuto importante rappresentare: un’espressione concettuale, una funzionale ed una iconografica.

Ovvero?

Concettualmente la costruzione architettonica di uno stabilimento balneare svolge un ruolo di filtro tra la città e il mare, tra l’urbanità e la naturalezza dell’arenile. Sotto l’aspetto funzionale occorre dare origine a dei luoghi che consentano di vivere l’arenile in modi differenti. In ultimo l’interpretazione iconografica, in
quanto queste architetture si manifestano come elementi su cui si struttura l’immagine del waterfront costiero.

L’architettura balneare come ruolo di filtro, un concetto delicato per quanto stimolante

Indubbiamente. La spiaggia, oltre che fonte economica primaria per la riviera rappresenta un margine territoriale e geografico. Un’ipotetica linea di confine capace di far coincidere identità e dissolvimento. Progettualmente una sfida molto stimolante, nel capire come far emergere questa doppia e antitetica interpretazione di quell’esile fascia che configura la linea di costa.
Si possono fare tante riflessioni, ma credo che sia imprescindibile per le architetture balneari il ruolo di connessione e filtro, da cui la logica compositiva di riuscire a dare seguito nei manufatti “all’equivalenza (per importanza) delle visuali prospettiche”. Uno stratagemma mediante il quale l’oggetto architettonico, anche formalmente, permette di coordinare e far vivere la dimensione urbana della città con la naturalezza del mare.

Quali effetti ha comportato alla città la realizzazione del nuovo lungomare?

Al di là del rinnovamento del piano arenile e dei fronti urbani in prima linea, la nuova passeggiata ha permesso a molti cittadini e turisti di conoscere la parte nord della città rimasta da sempre seminascosta. Un effetto veramente pregevole dal punto di vista urbanistico è la formazione di un percorso che ora unisce il centro città al mare.

Cioè?

Un “anello urbano” nel centro della città. Partendo da viale Perugia-Isola dei Platani- via Torre, scendendo verso mare da viale Arno, si prosegue per i tratti di lungomare Colombo e Carrà, sino in prossimità di via Rovereto-Ala-Plava. Ovvero in corrispondenza del sottopasso-passaggio livello che riconduce nuovamente
all’inizio di via Perugia. Di fatto si viene a configurare un circuito per la passeggiata commerciale e panoramica che congiunge intimamente il centro città al mare.

L’individuazione di un interessante percorso che sarà opportuno connotare peculiarmente in futuro, come un vero è proprio valore aggiunto per la città.
Ancora una volta Bellaria Igea Marina è riuscita ad attirare l’attenzione in un contesto internazionale di urbanistica, soprattutto su un qualcosa di concretamente realizzato quali, appunto, le architetture balneari e di conseguenza il nuovo waterfront. Una tematica meritevole di essere riconosciuta e trattata come tale, in quanto è proprio da queste che dipenderà la qualità degli arenili delle località turistiche delle coste italiane. Un’attenzione ai contesti costieri italiani che ha visto nascere proprio di recente l’Associazione WaterFront Lab, proprio per incentivare e promuovere forme di sviluppo e valorizzazione dei waterfront.












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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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