I FANTASMI DEL NAZIONALISMO

Salvini e soci avranno anche vinto in Italia e in qualche paese europeo, ma alla fine gli elettori europei hanno scelto l’Europa. Evidentemente continuano a credere nell’unione.

Nazionalisti e sovranisti non arrivano al 25% dei deputati eletti, e dopo la Brexit, con l’uscita dei deputati britannici, saranno ancora meno. La tanto minacciata inversione di tendenza rimane al palo. Non potranno togliere i poteri a Bruxelles, e quindi il sogno far nascere esasperati nazionalismi rimarrà nel cassetto.

È più che evidente che la maggioranza degli europei preferisce una democrazia liberale in grado di garantire i diritti politici e sociali dei suoi cittadini, alla possibilità di nazionalismi che potrebbero sfociare in dittature.

La sfida all’Europa unita è partita dalle grandi potenze che le sono ostili, da Mosca e Pechino a Washington, ed è stata veicolata attraverso il populismo delle destre, che cavalcando i sentimenti di pancia speravano di ribaltare la conquista dell’Europa unita, ma i chiamati alle urne hanno preferito proseguire in questo cammino.

I fantasmi del nazionalismo nel vecchio continente hanno portato a due guerre mondiali, oggi si sono innescate guerre di natura commerciale. Il dominio economico su 500 milioni di abitanti con una buona capacità di spesa, fa gola alle sopra citate potenze mondiali.

Frammentando l’Europa si indeboliscono gli accordi globali, la capacità tecnologica e la produzione, ottenendo in questo modo che ogni singolo stato europeo faccia accordi separati. Logicamente ogni stato guarderebbe a se stesso a discapito di tutti gli altri. Sarebbe un’Europa schiavizzata dalle grandi potenze, che guarda caso, cercano spazio vitale per i loro interessi.

Spazio vitale e dominio sui paesi satelliti, che in passato ha condotto alle guerre. Le guerre che verranno non saranno fatte con le bombe, ma porteranno comunque a notevoli crisi.

Le bombe e le armi, prodotte dalle grandi potenze, vengono impiegate dove non si fanno danni commerciali.

Sovranisti e nazionalisti, che vorrebbero curare l’economia a colpi di liberalismo, dovrebbero rileggersi Keynes, le cui intuizioni ritornano di attualità, all’evidenza della crisi nel mondo economico liberista.

L’economia diventata globale (in realtà lo è sempre stata, è solo cambiata la velocità di propagazione delle notizie e dei loro effetti), ha dato origine all’instabilità dei mercati, delle produzioni, dell’occupazione. La crisi finanziaria si è trasformata in una crisi reale, dove ogni giorno si sconvolgono equilibri sociali e di conseguenza aumentano le disuguaglianze. Su questo, con tutta probabilità, fanno leva i nazionalisti. L’effetto domino innescato anche dalle primavere arabe al di fuori di ogni controllo, aumenta le paure e l’odio sociale. Diventa facilissimo parlare alla pancia della gente.

La crisi economica, l’assenza di lavoro, la paura, fanno il gioco del sovranismo. Il rischio di un’Europa frazionata è dietro l’angolo. Dovranno gli stessi europei ripensare a un’unione fatta di popoli e non solo, come ora, d’interessi finanziari.

Oggi che si sta uscendo dalla recessione (ma non per l’Italia populista), gli elettori, respingendo le ombre che si allungavano sulla Ue, hanno espresso chiaramente la richiesta di un nuovo inizio.

La politica europea dovrà fare attenzione: c’è in ogni caso una crescita dei nazionalisti, i venti potrebbero ancora cambiare.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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