ORDINE DEL PENSIERO

La replica del Presidente Filippo Giorgetti ai rilievi delle minoranze sugli orari di convocazione del Consiglio Comunale, può essere anche legittima; ma si sofferma solo sull’aspetto squisitamente burocratico e non analizza in alcun modo l’aspetto politico, né tanto meno la storia di questo regolamento.

Andiamo con ordine: questo regolamento è figlio dell’ex consigliere di minoranza Primo Fonti, all’epoca presidente della commissione preposta. Infatti è stato proprio Fonti a volerlo fortissimamente: si può supporre che tutto il suo schieramento fosse d’accordo.

Questa supposizione deriva dal fatto che questo regolamento è stato voluto dall’allora minoranza. La delibera è stata approvata il 12/04/2006 con un solo astenuto dei DS, due assenti della maggioranza e un solo assente della minoranza: proprio il presidente Filippo Giorgetti. Per il resto tutti in consiglio votarono a favore.

Ora mi rivolgo direttamente a Lei, caro presidente Giorgetti (se posso permettermi il Lei, altrimenti passerò al Voi). Lei, dicevo, può sorridere quanto crede; rimane il fatto che sorrido anch’io leggendola. Quando Lei permette che si parli (e Medri lo fa più volte) fuori microfono, alzando anche la voce contro la minoranza, non avendo in quel momento la facoltà di parlare, non applica il regolamento al 100%. Altrettanto non ha mai espulso chi lo fa, né, tanto meno, lo ha escluso dal consiglio successivo.

Inoltre nella sua precisazione è stato impreciso: le minoranze si sono lamentate di non essere mai ascoltate sulla scelta dei giorni e degli orari di convocazione durante la conferenza dei capigruppo, che quindi, ipso facto, vengono imposti. Certamente durante le sedute le minoranze vengono ascoltate: ma in quella sede si fa politica, quindi il gioco è ammissibile.

Anche lei esce dallo spirito del regolamento nel momento in cui, in questi casi specifici, non ascolta le minoranze: Lei dovrebbe tutelare tutti.

Non siamo ingenui Presidente, sappiamo perfettamente come funzionano le convocazioni pomeridiane: prima si accerta la disponibilità a essere presenti da parte dei consiglieri di maggioranza, poi si fissa la seduta di consiglio.

La cosa di per sé è anche legittima, ma Lei dovrebbe tener conto anche delle minoranze; invece non lo fa. Vede Presidente, agire come fa Lei per le convocazioni, significa far politica. Non credo di doverle spiegare il perché, immagino che la sua preparazione le faccia comprendere questo aspetto.

Le voglio ricordare che il primo a contestare il regolamento e a uscire dall’aula, fu il compianto Italo Lazzarini circa 35 anni fa. Solo che allora non esistevano i mezzi di comunicazione di oggi e la cosa rimase circoscritta agli addetti ai lavori. Sì, proprio quel Lazzarini che è stato il padre politico di quasi tutti quelli di maggioranza che oggi siedono in consiglio.

L’usanza dei consigli pomeridiani, è una consuetudine che avete adottato per comodità politica, e non per motivi logistici. Suo dovere sarebbe far svolgere il consiglio nella sua interezza e non mettere in difficoltà le minoranze che, in quegli orari, potrebbero avere difficoltà di varia natura.

Alla buon’ora: sarebbe il caso di cambiare il regolamento prevedendo un giorno e un orario fissi per il consiglio. Non ci sarebbero equivoci e tutti sarebbero trattati allo stesso modo. La convocazione ad personam, come fa Lei, tutela solo la maggioranza: se questa è democrazia…

Per il suo modo di agire, sono leggermente preoccupato, nel caso Lei diventasse Sindaco, non vorrei che continuasse su questa linea fin troppo personalizzata.

Comunque sia, buon Natale Presidente.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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