LA BELLE EPOQUE BELLARIESE

Certamente tutti ricordano “gli anni ruggenti”, quei favolosi anni ’20, gli anni in cui tutto andava bene.
La gente si divertiva e spendeva, anche gli operai potevano accedere a certi beni pagando a rate.

Le quotazioni azionarie salivano perennemente, e tutti pensavano di vivere nell’Eldorado.
Sembrava una corsa senza fine, dove i ricchi diventavano sempre più ricchi e i poveri stavano un pochino meglio.

Sembra quasi la Bellaria degli ultimi otto anni, con la differenza che i poveri stanno peggio.
Nel vorticare degli ultimi due anni, i ricchi vogliono diventare ancora più ricchi e controllare ogni movimento economico.

In città, nei locali frequentati dalla crème cittadina, si assiste a scene di perenne baracca: feste e festicciole in cui, pare, l’argomento che va per la maggiore sia quello di come dividersi le spiagge.

Certo questi signori sono stati viziati dalla grandeur ceccarelliana. Grandi opere (un ponte, inutile), il più che “prestigioso” Premio Panzini, feste con colorate fontane danzanti, che non si sa bene chi le abbia pagate, ecc.

E’ difficile che possano immaginare il crollo del loro mondo dorato come avvenne nel 1929.
Eppure allora accadde, e fu una tragedia.
Anche allora sembrava impossibile che tutto finisse, non ricordavano “la bolla dei tulipani” avvenuta nel 1637 e anche allora fu un vero dramma.

Bisognerebbe che questi signori studiassero un po’ di economia e anche un po’ di storia.
Le economie, come le classi dominanti, sono soggette a cicli, ma mentre il denaro cambia di mano, le classi dominanti vengono spazzate via, e durante la rivoluzione francese lo furono anche in maniera pesantuccia.
Questo avviene quando vengono spezzate le catene di valore, cioè quando qualcuno pensa di poter controllare tutto, volendosi sostituire a chi da decenni pratica una sua attività. In tal modo però si interrompono i flussi economici e commerciali che sono alla base dell’economia mondiale.

Un semplice esempio: la famosa Wolkswagen Golf, ha solo il 40% di componenti costruiti in Germania, il resto viene da tanti paesi, anche extra europei. Certo poi è assemblata in Germania.
Il punto è che nemmeno la Wolkswagen si metterebbe a fare qualcosa per cui non ha competenza.

Qui da noi ci sono troppi “illuminati” che pensano di poter fare cose di cui non hanno competenza. Questi “illuminati” hanno deciso di impossessarsi dell’economia della città, interrompendo quelle catene di valore e lavoro che hanno sempre sorretto la nostra economia facendo anche la nostra fortuna.

A ciascuno il suo “suum cuique tribuere”, era un aforisma della legislatura romana, ossia che a ciascuno sia dato quanto gli è dovuto, nel nostro caso, che ognuno abbia il suo lavoro.

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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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