“PROFESSIONE: POLITICO”

«Onorevoli colleghi, l’opinione pubblica non ha in questo momento molta simpatia e fiducia per i deputati. Vi è un’atmosfera di sospetto e discredito, la convinzione diffusa che molte volte l’esercizio del mandato parlamentare possa servire a mascherare il soddisfacimento di interessi personali e diventi un affare, una professione, un mestiere».

La solita tirata contro la casta di qualche parlamentare del Movimento cinque stelle? Macché. Frasi di Piero Calamandrei, giurista, antifascista, partigiano e deputato eletto col Partito d’azione all’Assemblea costituente.

Parole pronunciate nel lontano 1947, mentre a Montecitorio era in discussione l’articolo 69 della Costituzione, relativo allo stipendio dei parlamentari.

Il paradosso è che all’epoca i costituenti guadagnavano quanto un precario di oggi: 25 mila lire al mese, circa 800 euro. Più un gettone di presenza da 1.000 lire al giorno (30 euro), ma solo quando le commissioni si riunivano in giorni differenti rispetto all’Aula.

Quello che allora Calamandrei paventava, si è puntualmente verificato e oggi è diventato la norma.

Politici di mestiere. Oggi praticamente ci sono solo loro. Gente che in vita sua non ha fatto altro che politica, passando allegramente da uno schieramento all’altro, spesso senza perseguire un ideale, ma ben perseguendo la propria convenienza, badando accuratamente di rimanere a bordo del carro.

E non lo vediamo solo in campo nazionale, là, a Montecitorio, dove il pollaio pullula di galli e galline che cantano e chiocciano quando si tratta di decidere del loro becchime e pullula molto meno quando si tratta del becchime altrui, ma anche in campo locale, dove raffazzonati politucoli difendono i loro interessi con la grinta di un tirannosaurus rex.

Ideali? Forse ai primordi della loro formazione avranno pure avuto una mezza idea – mezza eh? Non esageriamo – di quale orientamento seguire, ma una volta nel calderone, tra rimestamenti vari, una volta a contatto con i piselli, una volta con le patate, non hanno capito più da che parte stare. Quindi pisello o patata andavano bene entrambi, ciò che importava era restare in pentola. Ma si sa, gli orientamenti non devono essere oggetto di discriminazione.

Dopo oltre otto anni di governo locale, trascorso fortunosamente il primo mandato, il secondo, iniziato poco bene, è continuato sempre peggio. I nodi stanno tutti venendo al pettine e la fase attuale è molto interlocutoria.

Il crescente disagio nella maggioranza si vede e si sente. Saggezza e prudenza vorrebbero che, considerata la situazione, qualcuno facesse outing e si sganciasse in tempo per aprire il paracadute. Perché non lo fa? Semplice: la politica è diventata un mestiere anche per lui e prima di sganciarsi deve trovare un posto sicuro su cui appoggiarsi. Mica può rischiare la disoccupazione!

Così pare che UDC e NCD stiano trattando un’alleanza con il PD, che in fondo, è l’unico cuscino che potrebbe accoglierli.

Ora è possibile che il PD possa allearsi con due partitini? E se sì, si potrà mai far condizionare da due forze politiche che ideologicamente dovrebbero essere agli antipodi?

Si tornerebbe ai tempi in cui Craxi “pretendeva” di governare con il 13%.

Non è una situazione auspicabile, i partitini potranno anche dire la loro, ma voler dettar legge è troppo.

Ma la cosa può avvenire. Le distanze tra schieramenti si sono quasi annullate, gli interessi coincidono comunque. Pian piano, come l’Araba Fenice, la DC cattocomunista sta rinascendo, anzi, già è rinata e sta estendendo le sue radici nel suolo della politica, mentre la sua chioma diventa sempre più ombrosa.

Calamandrei aveva visto lontano, la politica è diventata un mestiere, e i mestieranti pensano alla loro cassa, il resto non conta, gli scrupoli scompaiono.

Mercurio era il dio protettore dei commercianti, dei viaggi e dei viaggiatori, della comunicazione, dell’inganno, dei ladri, dei truffatori, dei bugiardi. I politici non ci sono, ma i loro attributi ci sono tutti.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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