DEMOCRAZIA DIRETTA

Già nell’assunto le due parole non si combinano. Il primo a provarci fu Barak Obama, i risultati furono deludenti egli chiese alla rete quali dovessero essere le priorità della sua presidenza. La consultazione online non indicò la sanità, il lavoro, l’ambiente, ma «la rivelazione dei segreti sugli ufo» e «la liberalizzazione delle droghe leggere» (e già questo solleva qualche dubbio su quanto i popoli meritino realmente la democrazia).

Beppe Grillo ha copiato l’idea e anche in questo caso il risultato delude. Prendendo come ultimo esempio il caso di Genova, la cosa è più che evidente: la rete aveva espresso un candidato che Grillo ha rifiutato, adducendo motivi che non poteva non sapere anche prima della consultazione online.

Nella pratica dei fatti ha dimostrato, con profonda delusione di tanti, che anche lui fa giochetti da vecchia politica, cioè si usano più candidati solo per far credere che ci sia una competizione democratica, ma il prescelto è già stato deciso a priori.

I casi di Obama e di Grillo, stanno a dimostrare come la cosiddetta democrazia diretta non funzioni, è solo un’illusione populista e demagogica, si potrebbe quasi parlare di voto di scambio, nel senso che si vende l’illusione di partecipare alle scelte, ma cosi poi non è, oppure se qualche volta viene data la possibilità di decidere, bisogna poi vedere se la scelta fatta sia davvero quello che serve e di solito non è quasi mai così.

Quasi tutti, per non dire tutti, i provvedimenti presi in fretta e furia a beneficio immediato per il popolo tipo, ad esempio, i famosi 80 euro, alla lunga si sono rivelati deleteri per il Paese. Uno stato ha bisogno di provvedimenti a lungo termine, non di improvvisazioni populiste. I politici in linea puramente teorica servono a questo. Invece, appena eletti, diventano politicanti interessati soprattutto ai loro privilegi e a sembrare importanti, pensando nella quasi totalità dei casi alla propria rielezione. Di statisti non se ne vede nemmeno l’ombra.

Avete notato quanto politici ormai decaduti, intervistati dopo la loro decadenza, dimostrino la conoscenza della situazione e suggeriscano rimedi, che però, quando erano politici non hanno nemmeno minimamente tentato?

Con la crisi che ha inciso pesantemente sul livello del benessere abbassandolo in modo preoccupante, le cose si sono ulteriormente aggravate. Si assiste a uno scadimento dei valori, si attende l’uscita dell’ultimo modello di smartphone, che magari si compra rinunciando al necessario, tanto, come dice la pubblicità, tutto si compra in “comode rate”. Ottimo sistema per cadere a vita nelle grinfie di banche e finanziarie, che una volta che ti hanno afferrato non ti mollano più. A questo contribuisce anche il generale rincretinimento generato dai social network. Si passa il tempo tra i selfie, oppure pubblicando su Facebook i piatti appena cucinati e altre amenità del genere.

Non stupiamoci quindi dei politici che abbiamo, sono l’espressione di questa società. La “gabola” della democrazia diretta è solo l’illusione di partecipare: veloce, non impegnativa, senza approfondimento, facile. Questo può andar bene per le aziende che devono vendere qualcosa, non certo per la politica. La cosa interessante è che alla fine chi decide sono i grandi interessi, o meglio dire “corporazioni”, non la politica, la quale è, più o meno inconsapevolmente, al servizio di questi interessi. E per questi interessi tutto viene bruciato senza MAI guardare al futuro, alle persone, che ormai “contano meno delle cose”.

La democrazia e le tradizionali forme di rappresentanza, sono in crisi in tutto l’occidente.

Abbiamo imboccato sentieri sconosciuti, dove ci condurranno non si sa, ma in lontananza si scorgono nubi minacciose.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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