L’IRA DI ATTILA CONTINUA

Il flagello di dio continua a seminare distruzione lungo la sua strada. Quella che un tempo era terra feconda, ora appare una landa desolata, disseminata di macerie. Dove un tempo risuonavano gioiose voci e allegre musiche, impera l’oscurità e il silenzio, dove ferveva l’allegro lavoro delle pescivendole, dopo la cacciata, arriva l’impietosa mannaia delle ruspe.

Ieri, l’ultimo baluardo della memoria di quello che era stato il mercatino dei produttori, è stato definitivamente spazzato via dagli emissari del sommo distruttore. Quello che per anni aveva ravvivato quella zona del porto, attirato curiosi e turisti, attorno al quale gravitavano i nostalgici ricordi di coloro che sul mare avevano trascorso una vita di lavoro, non esiste più; distrutto, abbattuto, sradicato.

E tornano alla mente tanti episodi, giornate di Sole sottolineate dal chiacchiericcio delle donne, richiami, inviti ai passanti: «Venga a vedere che bella roba!…» E le cassette portate a mano dalla barca al banco, mentre la gente aspettava l’arrivo del “pesce fresco” e gli occhi correvano da una cassetta all’altra: «Cos’è quello?» Quando c’era del pesce “strano“.

Ora tutto è finito, l’ira di Attila continua a devastare, nemmeno l’erba, domani, potrà attecchire…

 


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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