REFERENDUM COMINCIAMO A PARLARNE: LE RAGIONI DEL SI

DA QUALCHE PARTE BISOGNA INIZIARE: FATTI!!! ……………

Di Giorgio Mosconi

Una notazione personale : L’idea faro della mia vita è sempre stata l’affermazione di Mazzini: che ognuno di noi deve dare il suo contributo al progresso dell’umanità. Io ho intrapreso il mio cammino umano sapendo che avrei dovuto conservare ciò che di buono ci avevano trasmesso coloro che avevano terminato il loro percorso di vita e se possibile, migliorarne almeno un poco i risultati.

C’è voluta un grande tragedia per far prendere coscienza all’umanità, ma in particolare all’Europa, che occorreva avere dei valori condivisi per costruirne il progresso. Gli Stati Uniti ci erano arrivati molto prima di noi. Il merito che do ai partiti del dopoguerra, è che sono riusciti a trasmettere alla gente comune questi valori, ma mi fermo qui. Non è stato il parlamentarismo che ha reso grande la nostra nazione, ma l’uomo comune, quello che ha adottato questi valori e ogni mattina si è alzato, è andato al lavoro e ci ha consegnato i risultati della sua idea di progresso e di società. Oggi, 65 enne, ringrazio i miei genitori e gli altri genitori facenti parte della comunità in cui siamo cresciuti, per averci consegnato un paese pieno di sensibilità, bellezza e benessere.

Il quadro: ma come si sa, l’italiano non è calvinista e l’abbondanza ha creato negli anni vizi e dispersioni, si è perduto ogni concetto di misura e sobrietà, si sono forniti modelli educativi sbagliati e il risultato è stato che si sono create tante rendite di posizione inique, tante ineguaglianze e chi poteva non ha messo le sue virtù a disposizione della comunità, ma solo di se stesso. Come avviene spesso nello sport, talvolta, anche se meno dotato, le sfide le vince chi ha più fame di progresso. La mondializzazione dell’economia ci ha visti non attrezzati per questa nuova sfida iniziata con la caduta del muro di Berlino. Non solo noi, ma quasi tutta l’Europa. Ancora oggi la politica si deve richiamare a coloro che i cattolici chiamano persone di buona volontà e deve ritrovare valori condivisi che paiono essersi perduti nella torre di Babele che è diventata la società attuale. Ci vogliono punti fermi, obiettivi da raggiungere e la volontà di tirarsi su le maniche. Ma per come è formata oggi la nostra società politica, non vi è nessuna parte della macchina pubblica che ha questa mentalità, che è fondamentale per la nostra sopravvivenza e per continuare a far parte dell’elite mondiale.

Ancora una volta l’esempio ci viene dalla capitale morale della nostra nazione: Milano, dove due uomini del fare si sono misurati. C’è bisogno di meno chiacchiere, di meno affabulatori, meno populisti. Costoro, se vogliono, si mettano almeno per una volta nella loro vita a servizio della comunità per aiutare chi sa fare e convincere la gente comune a lottare ed impegnarsi per raggiungere quegli obbiettivi minimi di cui abbiamo un bisogno disperato. Questo, purtroppo, non traspare nel  dibattito pubblico, dove viene ancora apprezzata la bella e vuota eloquenza, mai un’idea su come tirare su questo malconcio paese. Oggi è facile scaricare tutto sui burocrati europei . Certo hanno delle colpe enormi come tutti i burocrati che hanno perso contatto con la realtà e con la carne viva della gente. Ne abbiamo tanti ovunque anche nei nostri comuni di questi soggetti.

Ma veniamo al tema di ottobre, il referendum costituzionale è il vero tema? Io credo di no. Renzi ha detto una frase significativa mettendo a disposizione il suo futuro in questo referendum: «è questo paese governabile?» E non a caso, nelle proposte di modifica, non si mettono assolutamente in discussione i principi ed i valori dei costituenti, ma l’architettura di uno Stato e una burocrazia che non funzionano, che sono le ragioni che ci consegnano uno Stato pieno di tentazioni corruttive, farraginoso dove i prepotenti , spesso incapaci, tiranneggiano. Domandatevi perché il mondo del fare sta sostenendo Renzi e forse troverete le risposte. Renzi tiranno? Se governa male lo mandiamo a casa domattina, e secondo me, nelle recenti amministrative poteva prendere ancora di più le distanze dai pessimi Sindaci che gli apparati del suo partito hanno espresso. Ma parliamo della riforma anche se, come detto, c’è ben altro in questo referendum.

La Riforma tocca il Parlamento ( il più affollato e costoso del mondo).

IL Senato viene ridimensionato e sarà formato da 21 sindaci (uno per ogni regione) e 74 consiglieri regionali “senatori” che resteranno in carica 7 anni (eletti in base al peso demografico) più 5 nominati dal Capo dello Stato in totale 100. I senatori-consiglieri avranno legittimazione popolare, in quanto indicati dagli elettori. Per come funziona oggi la magistratura, non vedo male l’immunità, anche perché abbiamo visto che per i delinquenti viene sempre concessa l’autorizzazione a procedere.

È logico, una volta abolito il bicameralismo, che sia la Camera a votare la fiducia al governo, riguardo al Presidente della Repubblica il quorum viene rafforzato. Cinque dei 15 giudici costituzionali saranno eletti dal parlamento (3 camera e 2 senato). Riguardo alle leggi elettorali viene introdotta la possibilità di ricorso preventivo alla Corte Costituzionale. Quindi anche l’Italicum vi cadrà dentro.

Ma la parte più importante di questo referendum costituzionale riguarda l’articolazione dei poteri amministrativi. Le Regioni non hanno funzionato bene, oserei dire che si sono dimostrate quasi degli enti inutili per come hanno impiegato le risorse, molte attinte direttamente dalle tasche dei cittadini. Non dimentichiamo che circa il 75% dei loro budget sono impiegati nella sanità. Finalmente vengono riportate in capo allo Stato alcune competenze, come energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile.

Inoltre, su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi anche nei campi di competenza delle regioni “quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”. Abbiamo ancora nelle orecchie le ridicole prese di posizione della Sindaca di un paesino di 2.000 abitanti della Lucania, in materia di scelte strategiche nazionali riguardanti l’ energia.

Le Province vengono cancellate dalla Costituzione, il personale può essere assorbito dopo adeguati percorsi formativi negli uffici giudiziari e negli uffici delle Entrate che reclamano personale. I risparmi non sono immediati, ma nel tempo basta vivere alla giornata! Viene abolito l’inutile CNEL.

Sono modifiche molto corpose che credo abbia fatto bene il premier a sottoporre a Referendum popolare. Il “provvedimento”, è stato varato da una larga maggioranza, quasi il 60% dei componenti di ciascuna camera in ognuna delle sei letture complessive e con 6.000 votazioni, e l’approvazione di 100 emendamenti. Dopo la commissione Bozzi e D’Alema evidentemente è ciò che la nostra botte parlamentare può dare.

E spesso il meglio è nemico del bene, ma non fare niente e rimanere immobili quando le cose non funzionano più, non credo sia fare né il meglio né il bene. Continuo a ricordare che la sacralità della nostra Costituzione, nata dalle sofferenze della guerra, non è stata minimamente intaccata nella prima parte, ovvero quella dei principi, in cui la comunità nazionale continua a riconoscersi. Giova anche ricordare che il testo, con le modifiche che il Parlamento ha voluto, si ispira direttamente alle proposte della Commissione per le riforme costituzionali istituita dal Governo Letta nel 2013, che rispecchiavano l’opinione largamente maggioritaria fra gli studiosi di ogni orientamento che presero parte a quella commissione.

Gli elettori sono chiamati a pronunciarsi solo sulla riforma costituzionale e non vi sono dubbi sulla legittimità di questo parlamento, come ha stabilito la sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale anche riguardo ai suoi effetti sulla legge elettorale. In questa riforma si delinea con il Senato delle autonomie un modello di rappresentanza al centro da parte delle istituzioni locali, si sancisce la competenza assoluta della Camera sulle leggi ordinarie (il Senato potrà chiedere delle modifiche, ma alla fine decide la Camera che non è tenuta a dar seguito alle richieste del Senato).

Ma se il Senato chiede alla Camera di modificare una legge che riguarda il rapporto Stato e Regioni, la Camera potrà respingere la richiesta solo a maggioranza assoluta (il 51% degli aventi diritto al voto).

Riguardo ai risparmi immediati vi saranno 220 parlamentari in meno, le provincie verranno abolite, verrà posto un tetto alle indennità dei consiglieri regionali, che verrà parametrata al compenso dei Sindaci delle città grandi. I consigli Regionali non potranno continuare a distribuire soldi ai gruppi consiliari e il personale delle due camere confluirà in un ruolo unico.

Finirà la legislazione concorrente, ma l’impianto autonomistico previsto dall’art. 5 della Costituzione non verrà messo in discussione, come anche il principio di sussidiarieta.

Giorgio Mosconi


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