IL CENTENARIO DADAISTA 1916-2016

Esattamente un secolo fa, proprio in questi giorni (la data ufficiale è convenzionalmente sancita al 5 febbraio), nasceva il movimento artistico intellettuale Dada

   Fucina di spunti e riflessioni intellettuali che più di ogni altro ha contribuito nel corso del novecento a condizionare l’evoluzione del pensiero. Hugo Ball e l’amica Emmy Hennings, promuovevano come punto d’incontro in una bettola denominata Voltaire (in onore appunto di uno dei più grandi fautori del libero pensiero e del confronto) nella città di Zurigo, una serie di azioni creative poliedriche alle quali aderirono presto alcuni dei più brillanti artisti dell’Avanguardia del momento. Da Tristan Tzara, Hans Arp, Arthur Segall, sino a coinvolgere personaggi come Arthur Cravan (caposcuola del dadaismo americano) a Marcel Duchamp. Seppur il nome Dada, termine francese corrispondente nel linguaggio infantile a cavallo, sia stato scelto casualmente e quindi privo di un preciso significato associato al movimento, ha poi assunto la connotazione di riflessioni di alto livello innovativo nel corso del secolo.

Fu espressione di un movimento letterario e artistico, che si sviluppò simultaneamente da Zurigo all’Europa, fino a sbarcare a New York e raccogliere la protesta degli intellettuali più sensibili ed illuminati dell’epoca, contro l’ assurdità universale.

Si proponeva di combattere le storture di una società precipitata nella follia di quella che fu poi definita sbadatamente “Grande Guerra“, non sapendo che il peggio sarebbe ancora dovuto arrivare. Una pluralità di espressioni artistiche, che intendeva mediante uno spirito anticonformista sino allo scandalo, affermare l’innata volontà del Libero Pensiero, che rimettendo in discussione le forme artistiche canonizzate, intendeva riflettere su ogni verità ritenuta tale solo per autorità.

Il dadaismo introduce un azione di rigenerazione, facendo tabula rasa, senza però avvalersi di atti di terrorismo intellettuale, ma introducendo un “nichilismo allegro“. Il Dada diviene il grande “Laboratorio Umano” di intellettuali, che attraverso il gioco, l’allegria, l’ironia, il sarcasmo, il paradosso, espressi in modo pacifico utilizzando solo lo strumento del Pensiero, intende affermare quelli che si riveleranno come i nuovi valori della società contemporanea.

È il primo movimento che attraverso l’abilitazione del plurilinguismo nelle arti, intende affermare il riconoscimento antropologico delle future coesistenze delle differenze. Evidenzia con acutezza i limiti dell’Occidente, che nella Modernità ha trasformato, assoggettandola al proprio dominio la Natura in storia, credendo avidamente nella convinzione di una progressiva crescita lineare infinita.

Il dadaismo ha quindi messo in dubbio e stravolto le convenzioni dell’epoca, dall’estetica cinematografica e artistica, alle ideologie politiche; ha inoltre proposto il rifiuto della ragione e della logica, ed ha enfatizzato la stravaganza, la derisione, la satira e l’umorismo. Gli artisti dada erano volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività, per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili.

Il Dada, coglie in anticipo queste storture, frutto della razionalità propria di un “pensiero calcolante” giunto oggi al proprio capolinea, per riabilitare quei valori propri di una conoscenza narrativa, espressione di un “Pensiero meditativo” di più ampio respiro. Ed è su questo spirito che anticipa di un secolo le distorsioni della società moderna e proietta, aprendo nuovi orizzonti in quella “postmoderna”, cercando di invitare a ripristinare l’armonia tra uomo e Natura.

Un movimento che piace ricordare anche a noi di Belligea, per omaggiare il centenario della nascita, in quanto ne condividiamo appieno lo spirito. Uno spirito inteso come Valore, un dovere etico prima ancora che movimento culturale, da trasmettere come impegno per assumere ogni qualvolta una fede, una religione, una visione politica, una propaganda o una proposta d’autorità (anche a livello municipale) tendono a far passare se stesse e i loro contenuti come Verità Assoluta, un dogma a cui bisogna semplicemente aderire con ossequiosa reverenza senza indagare.

Possiamo passare anche per antipatici noi di Belligea per questo nostro atteggiamento, non importa. Saremo sempre in prima linea per difendere questo Valore. Pronti anche a concederlo come opportunità a coloro verso i quali risultiamo antipatici e che non condividono il nostro pensiero per poter esprimere liberamente ciò che pensano, compresa la loro antipatia nei nostri confronti.

Perché non accettiamo di aderire con accondiscendenza alle simpatie del potere per comodità e convenienza, affievolendo la capacità di “servirsi del proprio intelletto“. Preferiamo per Convinzione restare vigili in solitudine, evitando di essere sedotti dall’omologazione dilagante dominata dal totalitarismo mediatico. Una minaccia dalla quale l’individuo non può mai sentirsi esonerato. Anche quando a decidere delle sorti del proprio bene, siano stati delegati ad amministrare gli amici.

Ecco perchè abbiamo voluto omaggiare il centenario dei Dada.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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