Parafrasando il titolo del famoso film di Spielberg, chiediamo alla cittadinanza di riflettere sulla battaglia che la signora Gilda sta facendo per difendere il lavoro che svolge da una vita.
– Abbiamo avuto occasione di far rilevare come l’attività peschereccia locale (a parte rari casi), da tempo sta producendo modestissimi volumi d’affari. Abbiamo anche ripetuto che avrebbe potuto essere incentivata con attrezzature di supporto realizzate dal Comune; non per sempre ma in ben definite congiunture economiche (è già stato fatto dai comuni in varie epoche storiche). Purtroppo il Comune ha sbagliato lo strumento: quella specie di mercato realizzato sulla sponda di Igea, che non risponde a quanto si poteva fare e sarà un costo costante per la collettività e un’ingiustizia economica permanente.
Oggi quella struttura, realizzata con soldi pubblici, è usata praticamente a titolo gratuito da privati, che nel silenzio della burocrazia comunale non stanno perseguendo gli scopi per cui è nata.
Chiedetelo ai commercianti dei prodotti ittici e chiedetelo soprattutto ai piccoli produttori che erano soliti vendere il proprio pescato col vecchio sistema della collaborazione famigliare. Su questa storia torneremo, perché ci costringe il comportamento di questa Amministrazione Comunale e vorremmo vederci chiaro.
Ma veniamo al nostro caso. Da quando è sorto questo mercato, l’obiettivo principale e la base della sua esistenza, è stato di far chiudere il mercatino dei piccoli produttori sul porto. Il mercato ittico, che doveva essere all’ingrosso, è divenuto un mercato al dettaglio, ma con un numero di banchi inadeguati, il cui prezzo per chi voleva vendere piccole quantità di pesce è ovviamente altrettanto inadeguato. È ovvio che un piccolo produttore che integra le modeste entrate familiari da pensione o da altro, non può corrispondere un canone mensile che annullerebbe il modesto profitto della pesca. C’è di più: quel piccolo mercato sul porto era un’attrattiva per i turisti e per le persone dei comuni vicini che cercano il pesce “sicuramente dal mare alla padella”. Qualcuno ha smesso di pescare, chi poteva è dovuto andare al “mercato ittico all’ingrosso e al dettaglio”, ma su questo l’Amministrazione comunale avrebbe dovuto essere neutrale.
Pochi giorni or sono un amico mi raccontava di come Gilda fosse compiaciuta che due vigili, invece di contravvenirla come avevano spesso minacciato, erano andati a comprare 2 cefali.
Oggi forse comprendiamo come la gente non è così buona come Gilda crede, perché oggi le persone non sono più come una volta. Lei ingenuamente aveva preso quel gesto come un sommesso gesto di solidarietà.
Come possiamo aiutare Gilda, degna erede delle mogli dei pescatori che andavano a vendere il pescato in ogni dove, battendoci per la libertà di impresa e salvando le antiche tradizioni? Chiediamo ai lettori un aiuto. I burocrati non stanno solo Bruxelles!
Cara Gilda siamo affranti! Ma anche incazzati quando vediamo gli abusivi a spiaggia e di fronte ai supermercati. Ne abbiamo visti tanti quest’estate e abbiamo pensato alle battaglie di Italo Lazzarini e dei comandanti del tempo.
Noi facciamo un appello a qualche avvocato di buon cuore che sia motivato dalla battaglia, affinché assista gratuitamente Gilda. Poi se questa battaglia sarà persa, ci muoveremo per una raccolta fondi per assisterla. Ci sono valori profondi in quello che Gilda sta facendo, che le persone per bene di questa città, quelle vere, non possono ignorare. Ricordiamo che il verbale elevato, parla di una sanzione di 5164,oo Euro, già ridotta al minimo……
Chiediamo a tutte le forze politiche di intercedere per la Signora Gilda nelle oppurtune sedi politiche e amministrative!
E intanto andiamo a comprare il pesce da lei, che si trasferirà a vendere direttamente dalla barca, che sarà ormeggiata davanti alla sua abitazione vicino al bar Arlecchino. Perché lei, ancora, non vuole rinunciare alla lotta.
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