Il dibattito sull’Outlet è aperto da diversi anni; se sia opportuno averlo sul nostro territorio è difficile a dirsi, soprattutto se non vengono analizzati i diversi fattori di questo “ipotetico” progetto.
Se l’argomento Outlet lo analizziamo dal punto di vista politico, risulta che stiamo assistendo a un completo voltafaccia, chi prima lo voleva adesso non lo vuole e chi prima era fermamente contrario, adesso è a favore (dichiarazioni delle campagne elettorali del 2009, riportate anche dal giornale “di regime“, Il Nuovo).
A cosa è dovuto, soprattutto da parte dell’attuale Amministrazione, questo repentino cambio di opinione? Che sia per far vedere che l’Amministrazione fa “qualcosa?”….. Oppure, e appare più probabile, l’Amministrazione è in cerca di entrate “IMU” per soddisfare i propri fabbisogni finanziari? Potrebbero usare quei fondi come strumento per soddisfare la propria “Grandeur”, con l’evidente strumentalizzazione politica che questo comporta, e anziché destinarli a progetti strategici integrati tra loro per sviluppare le potenzialità economiche della città, si metterebbero in opera i soliti lavori di piccolo cabotaggio (e questo accadrebbe anche se al governo ci fosse la vecchia sinistra in stile Fabbri, Scenna e Morelli!).
Questo, inoltre, non porrebbe rimedio all’occasione perduta tanti anni fa di avere sul nostro territorio l’Iper, con l’aggravante di farselo fare a 100 metri dai nostri confini: un’intelligenza veramente strategica! Così capita quando un politico (il Sindaco) si ritiene al di sopra dei suoi cittadini…
Oggi, a parti invertite e con evidenti opinioni da voltagabbana, ci si prova con l’Outlet.
L’Amministrazione, a suon di comunicati stampa, mette sul piatto questo progetto, ma perché fa tanto chiasso? Esclusivamente per sondare l’opinione degli operatori economici, i quali, a loro volta, hanno già risposto picche. Effettivamente ci sarebbe da meravigliarsi del contrario; la reazione degli operatori economici era ampiamente prevedibile… e qui vien da pensare: qualora l’Amministrazione rinunciasse al “progetto Outlet”, si giustificherebbe (con molti mal di pancia), dichiarando di aver rispettato il volere dell’opinione pubblica?…. Sarebbe in assoluto la prima volta!
Ora analizziamo i pochi pro e i tanti contro di questo Outlet, cosa che finora nessuno ha fatto:
La prima giustificazione che viene data, è che altrimenti verrebbe fatto a Torre Pedrera, cosa del tutto teorica, in quanto il Comune di Rimini ha già rifiutato in toto l’idea.
La seconda è che l’Outlet creerebbe posti di lavoro. Certo, ma non vi è nessuna garanzia che quei posti siano riservati ai bellariesi, inoltre, cosa davvero importante, per creare al massimo un paio di centinaia di posti di lavoro, si metterebbero a rischio di chiusura altrettante attività commerciali con tutti i loro dipendenti.
L’operazione Outlet, va a colpire il “core business” delle attività commerciali della città, cioè: abbigliamento, accessori di moda, bar e ristorazione (è bene ricordare che nell’Outlet ci saranno anche bar e ristoranti), a differenza di Mercatone Uno e Ikea, dove gli articoli trattati riguardano, nella maggioranza, articoli per la casa.
Al di là di queste considerazioni, vi è anche la scelta del territorio dove fare l’Outlet: vicino al castello della Contessa. Quella collocazione rovinerebbe, non solo uno dei pezzi più pregiati del nostro territorio, ma anche un territorio agromarino che dovrebbe essere usato per scopi naturalistici, non dimenticando che il turismo ecologico è in fortissimo sviluppo ed è sicuramente sfruttato molto poco dalla nostra città.
Appare sempre più evidente la motivazione strumentale (IMU), che spinge l’Amministrazione verso il progetto Outlet.
Ma qual è la molla che spinge sempre più Amministrazioni italiane, verso la costruzione di centri commerciali? L’IMU appunto. A causa dei pochi finanziamenti del Governo centrale verso le Amministrazioni locali, ecco che si cercano soldi certi e continui con l’IMU.
Qui, come al solito, casca l’asino. Gli Iper e cose similari, hanno per legge una valenza regionale-provinciale, ma i ricavi dell’IMU, vanno solo al Comune dove sono ubicati.
Ora, considerato che l’influenza sulle attività commerciali di queste grandi strutture, va ben al di là del territorio comunale che li ospita, estendendosi a tutti i Comuni limitrofi e, a volte, ben oltre le stesse Province, perché non suddividere gli utili dell’IMU a tutti Comuni nel raggio di una ventina di chilometri, destinando almeno una parte di queste tasse a sostegno delle attività economiche che subiscono danni da questi centri commerciali?
Probabilmente una soluzione del genere frenerebbe l’insediamento di questi grossi centri commerciali, ridando cosi vita al piccolo commercio interno ai Comuni, non solo, ma vi sarebbe anche una maggior coesione sociale, la riscoperta dei propri luoghi, che si stanno dimenticando.
Non va poi trascurato che spendendo la nostra ricchezza nei centri commerciali, quella stessa ricchezza che noi produciamo se ne andrebbe in altri luoghi e non verrebbe mai spesa dove è stata prodotta.
In definitiva, l’Outlet è una questione da discutere con tutti i cittadini, non solo con le associazioni di categoria, mettendo sul piatto, in modo chiaro e trasparente, tutti i vantaggi e svantaggi che ne derivano, in modo che tutti possano liberamente farsi un’idea. Infine la cosa andrebbe decisa da un referendum e non dal Consiglio Comunale e questo per due ordini di motivi: evitare una decisione di natura esclusivamente politica, perché disponendo il Consiglio Comunale di una maggioranza, la decisione non sarebbe presa all’unanimità, ma con un voto esclusivamente di maggioranza.
La maggioranza, però, non rappresenta tutti i cittadini, Nasce quindi l’esigenza fortemente democratica di un referendum (con una percentuale di votanti superiore come minimo al 50%), ma superando anche il 50% del voto, in senso negativo o positivo, che si esprima sull’Outlet, obbligando cosi il Consiglio Comunale ad eseguire la volontà della vera maggioranza dei cittadini.
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