Lo stagno di ranofornace: “Rincorrendo un raggio di sole”

 

Dome alba 6“Si è aperto un varco nella realtà.
Nulla di più raro che la dissoluzione della propria coscienza nella fattualità del mondo.”

(ranofornace)ranina picciina

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi-Fires at Sunset -1977 (file originale)

unzione III -1 (Parchment) “Unzione III” – 2015

 

Rincorrendo un raggio di sole

È l’abbaglio di un raggio di sole
che dalla torre delle nuvole plana
sui grappoli di glicine e uve dorate.
Dai prati ambrati invitano il vento
a battere ciglia al cielo azzurro.

Mutano sul grembo di un fazzoletto
branchi di rughe sabbiose
al soffiare il meriggio sul canto del mare.
Dalla sua camicia trabocca di schiuma
Il refolo del mio fervido amore.

Non avrei mai creduto cos’era vivere…
La felicità immane rubarmi i sorrisi
che da un abisso di pianto e perdono
ha edificato sulle mie gote
l’ebbrezza della sua fatua dimora.

Come fiori di neroli di maggio
del tuo fuggevole nome era rincorrerti.
Noi che siamo rimasti incolumi
da quella sorte abnorme di raggricci
abbiamo cacciato le nubi.

Noi persi fra i vapori dei mattini lucenti
nell’età dove tutto si ferma
abbiamo solcato l’infinito.
Noi di quel tempo fuggito
aggiustammo le sorde vedute!

Nepente al cuore la lama a chiocciola
ha nel fuoco il respiro del vento primitivo
delle notti gelide d’archi di canne.
Sbattono le fronde increspate alle corde
sui portali madreperlacei.

Tu e l’assenza in compagnia
conficcata tra i rami delle correnti
spingono il cuore a picco.
Arborescente la marea risale il fiume
sulla spina alata del narvalo veggente.

E so di poterti raggiungere
nella sterminata prateria di rigidi fiori
in quella luce nel buio della notte.
Chi ha destato il mio cuore  ha visto 
senza nome la verità di tutto.

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi 1976

nota

I sogni nascono dalla realtà impigliata nella rete dell’esperienza, fin quando si nasconde nelle pieghe della meraviglia. Della loro funzione di inglobare i suoi aspetti più inconfessati e sopperire alla sua mutevolezza realizzando il compimento dei nostri desideri, un giorno non rimarrà che un vago ricordo. Questi, saranno trasformati da altri sogni, in sogni sempre più illusori nella propensione dell’uomo al suo imprescindibile bisogno di liberarsi dalla morsa dell’appartenenza e fuggire nella virtualità insondabile dell'”oltre limite.” Tutto ciò… con l’avanzamento delle scoperte scientifiche.

Della realtà, della consapevolezza che ne certifica la verità fenomenica in quei sogni non resterà alcuna traccia, cacciata nella disgregazione della verità scientifica, di quell’appiglio sarà privata. E “i sogni, aggrappati al bordo tagliente di un buco nero molleranno la presa terrena per perdersi desti e assopiti, in cieli sempre più artificiosi.” (rano 1979). Consideriamo che da tempo la scienza ha in mano le redini del viaggio di verità; la formula e la traduzione esaustiva di tutte le domande nella scoperta, per una reinvenzione dell’uomo, della sua visione del mondo e dell’universo. Il pensiero metafisico giunto al suo capolinea imploderà definitivamente sulla strada della sua stessa ricerca nella proporzione della conoscenza scientifica e le sue ceneri, come in un gioco di scatole cinesi, riposeranno fra le risorse del processo segnico del linguaggio.

“Se un giorno sarà la luce sprigionata dai frutti squartati a prendere il posto del buio, sarà una luce così abbagliante e fredda da cui l’uomo estrarrà l’energia per illuminare la propria solitudine. Quei semi, ora così poco protetti, sono le gemme del suo amore infinito che cullano nell’alcova del sogno; racchiudono il dono dell’inesprimibile e propagano nell’irreale le lodi della sua smisurata grandezza.” (rano 1979). Abilità dell’ingegno e volontà, sminuzzeranno l’universo a tal punto che la totalità dell’essere, quella che, secondo Parmenide, è percepita dai sensi e dall’intelletto in modo frammentario e apparente, si ridurrà ad un assunto di formule matematiche e dimostrazioni riproducibili che non lasceranno scampo a suggestioni interpretative; condurranno l’uomo sulla soglia della resa dei conti più grande nel rapporto fra idee e immaginazione. Dopodiché si avrà a che fare con nuove elaborazioni, nuove condizioni della mente che tenteranno di scavalcare ancora una volta le acquisizioni per eludere il vuoto che avvolge la presa di possesso della “totalità del significato”, nonché la sua stessa esistenza.

“Quando la logica della metafisica raggiungerà il suo massimo livello esaustivo, si avvicinerà al suo referente a tal punto che si sgretolerà e quel pensiero sarà così leggero e sospeso che perderà corpo fino a svanire. Ecco allora, quello sarà il momento per chiudere. Le sue spoglie diverranno la membrana svuotata dell'”uovo di colombo”, la corteccia di un’astronave vagante, recuperata dagli “spazi gestanti” dei processi segnici del linguaggio – E’ l’arte salvifica… è la retorica argomentativa; è lei ancora a venire in aiuto!” (ranofornace 1979)

“Fires at Sunset” “Fuochi al Tramonto” 1977, è una suonata acustica in stile “incredible flower-power”. Il sottoscritto, in preda all’esotismo naturalistico, si cimentava in ballate dal sentore celtico-indiano eseguite con accordatura in dadgad; questa è una di quelle. Il tono hippieggiante e agreste, appartenente ad una dimensione volutamente rurale e popolaresca è stato sempre un mio pallino. Praticamente è un brano folk dalle sonorità naturali e sinuose e dalle percussioni schiette, realizzato su una base improvvisata con aggiunta di sovraincisioni di canti e chitarre. Pierdomenico Scardovi (voce, cori, chitarre acustiche, basso, percussioni).

“Unzione III” 2015, della serie Parchment è opera noumenica aniconica. “Il rapporto fra l’immagine interiore e la sua figurazione è il suo prodotto. In fondo è ciò che ancora rimane dell’arte” (rano 1979). Un rapporto spaziale fra un al di qua concreto e un al di là illusorio è elaborato intuitivamente attraverso una rilettura formale e poetica dello spazio, consona alle riflessioni e alla realtà operativa del sottoscritto.

“Rincorrendo un raggio di sole” 1976. Le cose non sono cose, gli effetti del loro rapportarsi non ricadono sul mondo fenomenico, ma prendono le sembianze dei sentimenti e delle emozioni. Questo è ciò che si avverte nella poesia del sottoscritto; un plasma di materia e spirito. La realtà sceverata ha le qualità di un movimento a sé, una sua dinamica e un suo disegno, dove tutto appare destinato ad un fine insoluto. Ecco, l’immagine appare, ora non più; ora i colori, ora i suoni e la luce… ora è tutto sgretolato nell’astrattezza dei pensieri che si intromettono; e la notte… fredda e cupa. Dopo tutto, cosa percepiscono i sensi? E la ragione cosa seleziona? E’ quello che rimane della realtà, il resoconto fra bisogno e mancanza, desiderio e realizzazione, appunto! La poesia “Rincorrendo un raggio di sole”, si avvale di una condizione da me spesso usata; l’ipotiposi retorica e cioè l’arte di far apparire le cose agli occhi del lettore, nel mio caso sono vere e proprie bolle di sapone o frazioni minime d’immagini, nascondono un vissuto talmente intimo e inconciliabile alle spiegazioni logiche che solo lo stato dell’arte può far affiorare. Aristotele riteneva addirittura che non esistesse memoria o pensiero senza immagini: – “Interiori”, si intende.

Concludo con l’aggiunta di tre bonus, il tema della luce e del buio come condizioni interiori con cui la coscienza si rapporta. Il brano psych-folk “Song of the Willow” “Canto del Salice” – Pierdomenico Scardovi (chitarre acustiche, voce, percussioni, effetti naturali ) contiene nella parte centrale una rappresentazione sonora con apertura “visiva”. L’opera informale “Le quattro ombre della luce” e la poesia astratta “Quattro Ombre” (1- ombra nascente; 2- ombra vagante; 3- ombra posizionata; 4- ombra dissolta) si pongono sul punto intermedio dei due antipodi in cui si intravede allo stato iniziale, l’immaginario del sottoscritto. La luce e il buio hanno accompagnato la storia dell’uomo fin dai suoi primordi come condizione fisica, vitale, filosofica e artistica, costituiscono lo stato della realtà e della metafisica, in sostanza i presupposti stessi della ricerca umana.

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi-Song of the Willow -1977 (file originale)

le quattro ombre della luce 1977“Le quattro ombre della luce” 1977

Quattro ombre

Quattro ombre sospese
braccano curiosamente
la luce
fuggita dalle crepe del buio.

1977

sasso nello stagno“Se esiste un cielo azzurro è quello terso da un’idea d’arte ravvisata fra le scorie dell’utile pensiero. Un cielo a cui l’uomo guarderà con l’occhio della ragione, le cose che nulla temono delle tenebre in cui gravita l’indefinita bellezza della loro effimera esistenza.” (ranofornace)

rano 2Grazie dell’attenzione.

Pierdomenico Scardovi

Foto in evidenza “sole fra le nuvole” di Federica Scardovi


RIPRODUZIONE VIETATA © BELLIGEANEWS.IT

Lascia un commento

il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.