Roy Harper: Stormcock

dome legna“Il flusso di coscienza è il canto dell’anima
il suo lamento e amore per la vita.” ranofornaceranina picciina

 

Roy Harper-Hors d’Ouvres

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Roy Harper, uno dei songwriter più bravi e illuminati che il mondo del cantautorato abbia mai avuto fra le sue fila, ha lasciato pagine dimenticate e indimenticabili di flusso musicale lirico e delirante, nella dimensione sensitiva del solipsismo psichedelico, come pochi altri, come Tim Buckley, Nick Drake, Leonard Cohen o Tom Rapp solo… sono riusciti a captare. Ma Roy è nulla di loro, sia nel canto che nel registro della melodia. La freschezza, la semplicità, la sensualità, esplicata nella sintesi vocale-armonica, ha tempi immediati che gli altri non hanno o forse in parte. Solo Tim Buckley presenta una vocalizzazione e uno spunto inventivo inavvicinabile ma il mondo del cantautore inglese, esprime con spietata purezza un bisogno d’assoluto unico nella storia del cantautorato.

harper 1Al mancuniano folksinger Harper tutto il folk inglese ed europeo deve qualcosa, nella qualità melodica e armonica dei costrutti, nell’insegnamento della conduzione del flusso creativo dell’improvvisazione, nella disgressione della calligrafia sonora volta alla liquefazione plasmatica del suo continuum materico. E lui, deve qualcosa alla psichedelia americana e albionica perché ne ha abbracciato il senso, cogliendone i tratti liberatori nella freschezza di svolgimento, nell’evoluzione armonica, nell’apertura sonora e nella testualità profusa, espresse nella semplificazione vocalistica e chitarristica intesa come rapporto melodico-armonico tra voce e strumento.

harper coloreLa musica di Harper nasce dall’esigenza di raccontarsi attraverso la spontaneità del canto accompagnato dalle accordature aperte e nei giri collaudati degli accordi maggiori e minori, nei simboli del testo costruiti per collegare le pulsioni provenienti dalle  zone più recondite della sua tormentata interiorità; è stato per lui, come calarsi lentamente nella dimensione emotiva del proprio sentire.
Rispetto il precedente “Flat Baroque And Berserk”, ancora legato a tributare il dylanismo dilagante nelle cadenze ritmiche e armoniche, “Stormcock” fa un balzo decisivo in avanti nella messa a fuoco dell’universo poetico di Harper.

Roy Harper-Me and My Woman

“Stormcock” (Harvest 1971) è il suo capolavoro, un’opera altamente poetica e strutturalmente “progressive”, nel senso che si concretizza nell’evoluzione di partiture musicali rispondenti a differenti momenti emotivi e sentimentali. Sul piano dei contenuti è la trasposizione della sua anima in un processo di autenticazione per mano di un folk lirico volto decisamente alla trascendenza del naturalismo tradizionale inglese.

harper pageUna vita complicata, vicissitudini e tappe maledette ne fanno dei suoi problemi un curriculum di tutto rispetto. Ma quello che conta è l’opera magistrale di cui è stato capace. “Stormcock” è divisa in quattro lunghe suite monodiche, accompagnate da intervalli orchestrali arrangiati e diretti da David Bedford dove vi suona l’organo Hammond.

harper 3La reiterazione armonica su cui si adagia la ballata “Hors d’Oeuvres” addensa la concentrazione al lirismo ermetico su cui risuonano come una confessione i suoi primi sentimenti sul giudizio altrui, sulla libertà dell’uomo e della sua anima. “The Same Old Rock” è un capolavoro di confessione liberatoria e intimistica attraverso dilatazioni canore profuse alla rarefazione mistica e sciamanica sul tappeto riverberato degli accordi maggiori di chitarra acustica. Verso la fine del brano troviamo anche l’assolo di Jimmy Page che si firma in copertina con lo pseudonimo di “S. Flavius Mercurius”.

harper 2Nella seconda facciata la rarefazione psichedelica di “One Man Rock and Roll Band” coglie le spezie orientaleggianti per l’instaurazione di una formula spirituale atta a trasformare la coscienza, prelude al capolavoro monumentale del disco “Me and My Woman”. L’arpeggiato armonico di chitarra acustica sul canto effusivo e delicato di Harper danno la misura del registro sentimentale per approdare alla cornice orchestrale che sposta il baricentro verso un nuovo capitolo  dove il canto liberatorio raggiunge all’apice il tono confidenziale di una elevazione celestiale. La suite apre poi a tutt’altra condizione sentimentale/emozionale come nella dinamica di un romanzo autobiografico i suoi colpi di coda riportano all’insistente bisogno di raccontare se stesso per raggiungere lo sfogo e la catarsi dei conflitti.

Roy Harper è stato molto importante e apprezzato negli ambienti musicali inglesi, non per niente i Led Zeppelin gli dedicano “Hats of to Roy Harper” nel loro “Led Zeppelin III” e un tributato in “Stairway To Heaven” nel loro IV album, i Pink Floyd lo citano oscuramente in “Wish You Were Here”. “Stormock” è un paradigma di grande bellezza, un’opera forse epocale come esperienza individuale, senza dubbio un punto d’apice dell’arte musicale dei seventeen.

rano 2Valutaz. *****

Pierdomenico Scardovi

 

 


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