BOLLETTE ACQUA, SI VA VERSO UNA NUOVA STANGATA

Secondo l’agenzia Moody’s le tariffe verranno aggiornate con il 2016 per favorire gli investimenti nelle reti, sul modello di quanto avviene per elettricità e gas. Probabile la conferma dei rincari dell’ultimo bienno pari al 4-5 per cento. Dal 2004 al 2014 i costi per le famiglie sono saliti del 95,8 per cento.

In arrivo nuovi rincari per la bolletta dell’acqua pagata dagli italiani. Dovrebbero scattare con l’inizio del prossimo anno, con l’introduzione del nuovo periodo regolatorio del sistema idrico, che verrà aggiornato dall’Autorità per l’Energia.

A rivelarlo è un documento dell’agenzia di rating Moody’s: secondo gli analisti della società «la nuova regolamentazione rifletterà quella di altri settori regolati come le reti elettriche e del gas e quindi vedrà incrementi tariffari automatici (già nell’ordine del 4-5% nel biennio 2013-2015) e garantiti per coloro che investiranno nell’efficientamento dei costi e nel miglioramento del servizio».

In altre parole, questo significa che l’Authority si prepara ad uniformare le regole in vigore già da qualche anno per le reti gas ed elettricità e che hanno permesso di ristrutturare e migliorare l’efficenza del servizio. Nella bolletta del gas e della luce è prevista una voce destinata agli investimenti sulle reti: lo stesso vale per la gestione e manutenzione degli acquedotti. Traduzione: si paga di più per avere un servizio migliore e le aziende vengono remunerate soltanto se gli investimenti vengono effettuati.

Di quanto saranno gli aumenti? Come per le reti dell’elettricità e del gas, le nuove tariffe sarenno annunciato con l’anno nuovo. Moody’s, però, è convinta che ci sarà un ritocco verso l’alto. Lo si deduce là dove sostiene che “la nuova regolamentazione favorirà il profilo di credito delle principali utility italiane attive in questo settore, per esempio Acea, Hera, Acquedotto Pugliese e Iren”. Questo significa – sempre secondo Moody’s – che con la certezza di una remunerazione migliore per gli investimenti “le aziende del settore potranno godere di un aumento dei ricavi e dei flussi di cassa”.

Tutto ciò non potrà che portare a nuove polemiche con i comitati referendari che quattro anni fa hanno promosso il referemdum per il controllo pubblico del servizio idrico, i quali da tempo sostengono che le opere di efficentamento della rete dovrebbe essere a carico della fiscalità generale.  Ma i ritardi dell’Italia rispetto agli altri paesi europei e la pessima situazione degli acquedotti in molte regioni meridionali hanno portato spinto il governo prima e la Authority poi a percorrere altre strade. Stimati in oltre 3 miliardi il fabbisogno per ammodernare la rete, è stato scelto di replicare il modello che ha già funzionato per l’ammodernamento delle reti elettricità e gas.

Tutto questo ha un costo. Se è pur vero che per anni le bollette pagate dagli italiani per il servizio idrico sono state tra le più basse in Europa, risponde altrettanto a verità come i rincari ci stiano facendo recuperare velocemente posizioni. Lo rivelava, nella primaversa scorsa, uno studio di Confartigianato: secondo l’ufficio studi l’associazione, dal 2004 al 2014 le tariffe dell’acqua sono aumentate mediamente del 95,8%. Per fare un paragone, si tratta di un aumento triplo

rispetto al rincaro medio dei prezzi dei paesi dell’Eurozona, che si aggira nello stesso periodo attorno al 35 per cento. Pur depurata dal dato dell’inflazione, hanno stimato gli esperti di Confartigianato, l’aumento reale è stato del 74,7%, a un ritmo medio del 7,5% annuo.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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