PIANO ARENILE: UN PASTROCCHIO TRA IGNORANZA ED INCOMPETENZA (PARTE PRIMA)

Che il Piano dell’arenile promosso da questa Amministrazione fosse un pastrocchio frutto di ignoranza ed incompetenza in materia urbanistica ed amministrativa, noi di Belligea lo avevamo detto da tempo.

Basta rileggere gli articoli, in particolare quello pubblicato a ridosso della sua approvazione in consiglio comunale il 30 dicembre 2014. (Vedi articolo “Il dramma del piano arenile“).

Un piano, o meglio una farsa di documento, calato dall’alto senza la ben che minima relazione partecipativa, pieno di lacune ed errori grossolani, sia sotto il profilo progettuale urbanistico, che amministrativo. Privo di un disegno, mai illustrato (dagli invisibili progettisti dello Studio Oliva-Arco) e mai spiegato ai cittadini.

Un documento che non fa altro che confermare l’incapacità di questa Amministrazione in ambito di scelte urbanistiche.

Abbiamo letto in questi giorni sui quotidiani e sul web, interventi, sia della cooperativa chioschisti (che nel frattempo hanno deciso di ricorrere alle vie legali), che delle forze politiche di opposizione, in cui esprimono tutto il loro scetticismo sulla linea intrapresa dal palazzo.

Scetticismo derivante dall’impossibilità di poter attuare il piano, che trova a nostro avviso conferma anche nelle inconsistenti risposte sulla stampa da parte della maggioranza.

Che il Sindaco Ceccarelli sia in fortissima difficoltà quando si parla di urbanistica ormai è noto, da oltre sei anni non è ancora stato in grado di elaborare un progetto urbanistico degno di questo nome per un qualsiasi ambito della città. E dove hanno provato a fare piccoli per quanto insignificanti interventi, hanno fatto solo degli scempi, vedi piazza Matteotti, lampioni al led, sottopassi inagibili per portatori di handicap, mercato ittico senza celle frigorifere ecc. Per non parlare di PSC, Piano Colonie o darsena-Asta fluviale di cui nessuno sa nulla e nulla è stato fatto, paralizzando praticamente la città.

Qualcuno ci potrebbe accusare di continuare a ripetere il solito ritornello, vero, ma purtroppo siamo fermi dal 2009, in attesa di una progettualità che avrebbe dovuto ripensare in toto la città del futuro e che non è mai arrivata. Progettualità tanto invocata e decantata in quegli anni da alcuni giornali, come il Nuovo, che non solo non c’è mai stata, ma non potrà mai esserci a causa della totale incapacità di questi amministratori, di avere una seppur vaga idea della città futura.

Lo stesso vuoto immancabilmente non poteva che ripetersi anche sul tanto sbandierato Piano dell’ Arenile. Un nulla di fatto, dove non solo nessuno sa niente, ma di questo progetto non è mai stata mostrata neppure la bozza di un miserabile disegno alla cittadinanza, bagnini e chioschisti compresi.

Ci piacerebbe invitare come sempre alla riflessione, ricordando al Sindaco, agli assessori, ai consiglieri di maggioranza responsabili dell’approvazione e agli attuali concessionari (alcuni dei quali specie tra i bagnini vanno dicendo che a breve partiranno i lavori), che le cose sono molto più complesse di quanto abbia voluto da anni far credere chi amministra.

Occorre mettersi in testa che la riqualificazione del nostro arenile-lungomare, auspicata da oltre 40 anni, implica la necessità di un progetto urbano, non di documenti burocratici, di delibere di giunta o consiliari. I signori della politica e gli operatori balneari, bagnini e chioschisti in primis, devono prendere coscienza che per fare un Piano dell’arenile occorre sapere cosa significa progettare degli spazi urbani di natura pubblica. Devono convincersi che per fare questo occorre elaborare uno studio serio, servendosi in primis di progettisti che conoscano il territorio dove si interviene, che sappiano compiere una analisi in grado di capirne le reali esigenze, per poter definire poi l’organizzazione dei luoghi che si intende riqualificare.

Occorre definire dei disegni di massima, con tavole di inquadramento, planimetrie, prospetti alla scala urbana e simulazioni di vedute tridimensionali, di come potrebbero diventare le nostre spiagge e i nuovi tratti di lungomare. Tutto questo è fondamentale per poter capire l’entità del progetto, verificarne la reale fattibilità e comunicarlo.

Occorre localizzare le aree di intervento, quantificarne le dimensioni e qualificarne i caratteri attraverso i quali si definiranno i nuovi luoghi. Solo cosi sarà possibile giungere ad un progetto, poi esecutivo, stimandone costi e tempi di realizzazione. Di tutto questo però nulla è stato fatto. Si affermano solo dei proclami, ovvero: aria fritta.

Per ora ci fermiamo qui, seguirà la seconda parte.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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