Lo stagno di ranofornace: “Eos”

 

“Ero nato per vivere. Poi un giorno che durò quarant’anni mi misi a pensare su ogni cosa dimenticando me stesso. Il giorno seguente mi svegliai da quel torpore e finalmente vidi l’aurora.” ( ranofornace )ranina picciina

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi- Lost Island – 1979 (file originale)

cielo 2“Giostra mistica” – 2015

 

Eos

 

È quel aver sentito

che è andato

dove rimane?

 

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi – 1993

 

“E poi noi saremo altrove… nel non-luogo, nell’animo del poeta appare.”

Il tuo sorriso ha raggi così forti da arrivare al sole.
Ho voluto strappartelo per tenerlo dentro me ad irraggiare il buio,
a ricordarmi quanto bello è stato conoscerti
quanto bella è la vita.
Crudele e insopportabile la tua mancanza non sfuma.
Mi chiedo ancora come possa il cuore
diventare una pietra. (Pier 2010)

 

nota

Semplici parole per grandi pensieri.

Dopo un’alba che urla al mare, ecco giungere “Eos”, l'”Aurora”. Se sapessimo quante volte capitiamo nei pensieri degli altri, vedremmo allora accendersi un firmamento di ragioni e una rosea speranza di comunione dentro la notte del nostro cuore. Ed è così che ci poniamo, quando noi, ripuliti dalla stoltezza e dalla miseria, vorremmo continuare a sentire la vicinanza di persone care, entrare nelle grazie infinite di coloro a dir poco ammirevoli e dopo che questi ci hanno lasciato, riconoscere dentro lo scrigno dei ricordi, fra i barlumi e i bisbigli dei nostri subdoli desideri, la luce radiante e preziosa del loro ineguagliabile amore; un tesoro riposto dentro come “il fuoco sotto la cenere”. Ci auspichiamo che essa possa raggiungerci sulla strada del nostro cammino, a diradare le nebbie più fitte della notte più buia che esista.

Alla poesia “Infinitesimale” (1985) (link), segue “Eos” (1993). Il tema è sempre quello della morte, un cruccio irrisolvibile per tutti. Ma gli artisti si sa… si dice abbiano una marcia in più e viaggiano a velocità doppia, a profondità e altezze spesso inconciliabili o improponibili alla stragrande maggioranza delle persone, offrendo a modo loro le dritte per affievolire le umane ansie (o forse anche farle venire) e trasformarle in energia creativa. “Pazzi che sono questi artisti!” Dicevo, le due poesie sono legate fra loro non solo dal  tema ma anche dalla propensione ad un comune “discorso del racconto”, incorporano cioè la stessa lirica. Da parte del poeta il “discorso” è il modo di narrare se stesso e il mondo, mentre nel lettore produce incognite di tipo semantico, rielaborate dal proprio substrato percettivo-culturale al fine di assimilarlo. Pare che relazionandole, si contrappongono nel contenuto pur adottando la stessa forma sintattica e lo stesso lessico; fra le altre cose, tutte due evitano l’uso della punteggiatura intercorrente.

La prima, nel rifiutare l’idea della fine, rimanda al bisogno di rinascita, intesa come trasformazione della indifferibilità dell’essere. L’uomo rassegnato al moto del ciclo naturale e risollevato dalla trepidazione sulla prova finale, rimette il suo personale trauma psichico e psicologico fra le braccia di una naturalità dissolvente; si accinge ad essere accolto sotto mutate spoglie in un tempo che non gli appartiene, se non nella forza realizzativa della volontà universale. E’ “lo spirito della “scintilla” esplicato nell’anima, intento a ritornare antecedente alla sua risoluta progettualità” – (rano). La natura, nella sua qualità specifica, ha l’autorità di riassorbirlo nel proprio spazio-tempo metafisico (per metafisico qui intendo tutto lo spazio-tempo immaginabile e inimmaginabile). Cioè l’essente, ovvero la sostanza stessa della metafisica universale, ovvero, l’“assoluta verità dell’assoluto”. L’ineluttabilità di questa visione è schiacciante a tal punto da porre l’uomo all’evidenza del suo destino terreno e in quanto tale, dichiara impropria la paura dell’evento ed ogni tentativo di fuggirlo.

La seconda, cerca di cogliere la sostanza di questa trasformazione e individuare il luogo a cui è destinata. La domanda posta, balena nell’instabilità della percezione come un’immagine lenticolare che muovendola cambia aspetto, dove la coscienza di chi resta si sfalda quando tenta di afferrare il senso di realtà/irrealtà che avvolge la vita e per di più quando questa svanisce, nella sua mutevole idea e sotto quale forma e ragione è dopo tutto considerabile. “Infinitesimale” a modo suo risponde/risolve; “Eos” domanda/complica, mantenendo alto il fascino del tema. “Eos” ha poi prodotto nel 2010 la riflessione autobiografica in versi, qui sopra riportata.

“Lost Island” “Isola Perduta” (1979). Un breve  incedere melodico di chitarra unito ad un canto sussurrato in accordo con l’accompagnamento. Esprime in poche note la nostalgia del sottoscritto per qualcosa, legata al passato da un’emozione o un sentimento. E per dirla con la definizione psicoanalitica dell’amico Massimo Errico: “Il diabolico pianeta dell’infanzia perduta“; perseverare… dunque è nella mia indole. E quel pianeta è il dilemma irresolubile di un dono ricevuto in tempi troppo lontani e prematuri per poter essere di lì a poco ricambiato. Questo dono incorporato, è divenuta “la zattera solitaria alla deriva del tempo”.

“Giostra mistica” (2015). Foto realizzata in un interno domestico. Sono gli occhi della mente a spaziare… oltrepassare le barricate della realtà visiva. ed anche:

(Parchment) “Unzione I” (2015). Opera aniconica. “Il rapporto fra l’immagine interiore e la sua figurazione è il suo prodotto. In fondo è ciò che ancora rimane dell’arte” (rano 1979). L’epigonismo generato dall’opera di Fontana e Manzoni è qui elaborato intuitivamente attraverso una rilettura formale e poetica dello spazio, consona alle riflessioni e alla realtà operativa del sottoscritto.

parchment - unzioni in linea 3(Parchment) “Unzione II” 2015

“Le cose belle non diffondono solo piacere ma qualcosa di più, contengono l’incomprensibile mistero della creazione universale che si diffonde nell’armonia del suo massimo equilibrio formale e quando inglobano pensiero tendono a liberarlo.” (ranofornace)

rano 2sasso 1Grazie dell’attenzione.

Pierdomenico Scardovi


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