Beauregard Ajax: Deaf Priscilla

 

dome darsena“Epoche che se ne vanno…
lasciano strascichi, timbri indelebili.”

(ranofornace) ranina picciina

 

 

 

 

Beauregard Ajax-Loneliness Is A Sometime  Thing

beauregard coloreAltro pallino delle mie fissazioni psichedeliche prelevato dalla pattumiera della storia, è una gemma di immenso “valore evocativo”, una raccolta di suoni d’epoca dalle mille emozioni, specialmente per quelli della mia generazione che come me vivono molto di ricordi… sono i “Beauregard Ajax”.

Formatisi nel 1966 nel sud della California e precisamente a Oxnard vicino a Los Angeles, questi cinque giovanissimi musicisti, autori di una serie di magnifici lavori psichedelici ebbero la sfortuna di sciogliersi nel 1968, dopo avere registrato nell’aprile dello stesso anno per la Western Sound Records il loro primo unico album senza nome, “Deaf Priscilla” e mai pubblicato, è stato presentato compiutamente (a parte qualche singolo già in circolo all’epoca) al grande pubblico solo nel 2006 dalla tedesca Shadoks Records che ne ha deciso anche il titolo tratto dall’omonimo brano della raccolta.

Beauregard Ajax-Goodbye Again

beauregard band 1“Deaf Priscilla” è un album coerente di composizioni essenziali mai eccedenti in barocchismi tecnici e presenta una serie di magnifici brani , (tutti in formato canzone, della durata media di 2 minuti), stupendi acquerelli garage-acid-pop elaborati con grande gusto e discreta perizia tecnica dato il risultato artistico (che a noi interessa). Ogni pezzo è diverso per sonorità a arrangiamenti, evidenziano doti d’impensabile sensibilità musicale per musicisti così giovani e sconosciuti, tuttavia lucidi, visionari e ricchi di qualità creativa. Il disco è un’alchimia di effetti sonori, melodie e armonie azzeccatissime, legate da un filo conduttore a livello stilistico e sensibile che non decade mai. Tutti i pezzi sono arrangiati in modo pertinente e si mantengono su un costante livello di tensione emotiva. La miscela di west coast-pop risente del blues revival e della british invasion, quella pionieristica dei Kinks, Tomorrow, Yardbirds, Blossom Toes, Pretty Things e anche Syd/Floyd per un prodotto artigianale di sperimentalismo effettistico centellinato, ricco di sfumature sonore e di molteplici citazioni stilistiche che vanno dai fraseggi blues, alle ballate acid-folk dei Byrds, ai costrutti lament-garage, fino a sfociare nelle melodie mersey-popsych beatlesiane.

Beauregard Ajax-I Will Be Looking Away

Line-up: all’inizio David Ferguson (chitarra solista, voce) e John Boutell (chitarra ritmica) e un compagno di scuola di David, il bassista Dennis Margeson, avevano formato un anno prima un gruppo che si facevano chiamare The Poets. Margeson fu sostituito nel ’67 da Clint Williams (basso) nell’evoluzione si aggiunse Charlie Hendricks (voce, piffero, registrazione) e un altro compagno di scuola, Leo Hartshorn (batteria) per poi arrivare al cambiamento del nome della band.

Beauregard Ajax-Mr. Webb

beauregard 2Il suo leader David Ferguson è una specie di angelo maledetto, dal canto apparentemente innocente ma non per le tematiche delle canzoni. Spesso viene accompagnato da coretti ironici e lusinghieri, dando voce a testi surreali e stravolti, ispirati dalla inadeguatezza esistenziale del vivere nelle grandi metropoli, più che dalle fantasie “peace and love” dei social-hippie californiani. Sono le angosce degli emarginati negli agglomerati urbani alla “Lou Reed-Velvet Underground” a prendere forma nei toni dimessi e pessimisti delle ballate. Temi come alienazione, desolazione, malinconia, nostalgia per gli amori impossibili, solitudine, sesso degradato, droga e morte accompagnano un flusso musicale sempre originale proprio per la scelta dei suoni e la loro combinazione. Charlie Hendricks è l’altra voce doppiatrice e soprattutto l’alchimista effettistico della sala di registrazione, tutto passa tra le sue mani come le chitarre misuratamente distorte, dotate di effetti tipici della psichedelia della prima ora: fuzz-autoreverse-tremolo-riverbero alla “Love”, “The 13th Floor Elevators”, “Chocolate Watch Band”.

Beauregard Ajax-Dead Woman Blues

beauregard batteristaInsomma i Beauregard Ajax incarnano anch’essi l’essenza di un’epoca a cavallo tra edonismo dionisiaco della profusione lisergica dei colori e dei suoni e l’espressionismo cosciente e nichilista dovuto al dissolvimento delle illusioni e delle speranze, diretta evoluzione del vivere nella grande metropoli (New York prima di tutte le altre città ha risentito di una “nuova coscienza”, quella della disperazione esistenziale). Dicotomia dialettica o sintesi, stile di vita e modo di pensare che si trasforma e si coagula in una messa a fuoco musicale di questi cinque ragazzi sconosciuti mai emersi e mai contati nulla nel panorama musicale, ma con loro tutto regge… anche una certa sofferenza esistenziale avvertibile nei testi e accennata nella tristezza delle melodie, diventa bellezza, pretesto estetico e meraviglia artistica.

Beauregard Ajax-Deaf Priscilla

Quattordici tracce originali e interessantissime scritte tutte da Ferguson e Hendricks, rivolte principalmente ai cultori dell’acid-psych. La psych-garage “Loneliness Is A Sometime Thing”; poi primeggia la struggente “Goodbye Again”, un piccolo capolavoro emozionale dove si potrà captare qualcosa di intimo come input alla memoria per un viaggio nostalgico nella giovinezza sessantiana. La tremula ballata blues “I Will Be Looking Away”, la bellissima e malinconica “Mr. Wbb”; il pop-blues ritmato di “Is Tomorrow Thursday”; “Dead Woman Blues”, più assomigliante ad una ballata vecchio west; “Blue Violins“, altro lento blueseggiante e muggente chiude la prima facciata.

“Things Will Work Out Fine”, ballata byrdsiana essenzializzata e soffusa di acide spezie; il blues scanzonato e peppersiano di “Happy Brontosaurus”; la bellissima e sognate ballata popsych “Deaf Priscilla” da cui prende il nome il disco; l’intima flautata e ipnotica “Feather In A Bottle” alla “Gandalf”; le nostalgiche “Take You Faraway” e “Try Some Tomorrow”; chiude la pinkflydiana “Kaleidoscope”.

Beauregard Ajax-Try Some Tomorrow

A mio parere senza ombra di dubbio, siamo ancora una volta di fronte ad un capolavoro perduto del “genere”.  “Deaf Priscilla” merita la dovuta attenzione per la sua particolare emanazione emozionale e sentimentale. Vero oggetto di culto per gli amanti della psichedelia d’epoca, la sua rivisitazione oggi suona come un atto di giustizia, la sua rivalutazione suona come il giusto premio ai nostri palati auricolari mai sazi d’emozioni. Immancabile!

rano 2valutaz. ***** Pierdomenico Scardovi

 

 


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