IL GENTILE “POLITICALLY CORRECT”

Il tanto, al giorno d’oggi, ormai obbligato metodo del politically correct, nasconde un termine molto meno gradevole: “IPOCRISIA…”

È un modo per salvare la faccia dopo aver silurato qualcuno, dimostrando dispiacere per essersi (finalmente) liberati di un elemento scomodo.

Il sistema è così congegnato: un componente un gruppo, partito, società o altro, è divenuto scomodo, non è più utile al conseguimento degli scopi prefissi, o per palese incapacità, o ha tenuto una condotta non conforme, o recato disturbo all’immagine del sodalizio cui appartiene, quindi, va giubilato.

Tutti (o qualcuno), agiscono perché ciò avvenga e, finalmente, l’elemento scomodo si leva di torno.

Naturalmente, in sede, diciamo: privata, tutti, o tanti, tirano un sospiro di sollievo, ma di fronte all’opinione pubblica, la cosa potrebbe apparire disdicevole, quindi cosa si fa? Si mette in atto un sistema in cui, proprio coloro che hanno lavorato per levare di mezzo l’elemento scomodo, o ritenuto incapace, o altro, dichiarano pubblicamente la loro costernazione per l’evento e decantano le doti di colui che; è stato sì scalzato dal suo ruolo, ma immeritatamente! E “costretto” da improvvidi eventi e, soprattutto, dalla sua “specchiata onestà” e rettitudine.

Sarebbe ora di farla finita con questo deprimente sistema, perché ormai, e purtroppo, l’ipocrisia pare essere divenuta un “valore aggiunto”.

Non nascondiamoci dietro ad un dito, lo sappiamo tutti che dietro tanti discorsi di circostanza si cela ben altro, ma è tanto radicato, ormai, questo sistema, che chi dice veramente come stanno le cose, appare assolutamente “criticabile”.

Un politico, o chi è in evidenza per un qualunque ruolo pubblico, non può permettersi di dire la verità, al punto che, per far bella figura, anche chi la pensa esattamente come lui, lo critica, evidenziando la sua personale capacità di essere “ipocrita”.

In ogni campo questo avviene, anche, anzi, soprattutto, in campo giornalistico, dove il giornalista asservito al sistema ne fa una vera e propria ragione di vita, mentre chi ardisce, non dico dire il vero, ma dichiarare senza remore il proprio pensiero, viene immediatamente e pesantemente criticato.

È tanto ormai endemico l’asservimento, che chi vuole manifestare il proprio libero pensiero, viene di volta in volta ritenuto al servizio di questa o quella fazione, perché pare impossibile che qualcuno voglia restare svincolato da una qualsiasi ideologia. Qualsiasi idea diversa è subito condannata e chi la esprime esposto al pubblico dileggio, è questa la democrazia? La tanto decantata Libertà di parola?

Il sistema ha tanto solide fondamenta, che non solo è accettato, ma ritenuto ormai un imprescindibile obbligo.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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