IL DRAMMA DELL’ARENILE DI BELLARIA IGEA MARINA

La vigilia di Natale, abbiamo appreso dai quotidiani dell’imminente adozione da parte dell’Amministrazione del Piano dell’arenile, con tanto di titoli altisonanti finalizzati, come sempre, a rendere il comunicato stampa un’occasione autoreferenziale.

Ora andiamo per ordine, perché vorremmo invitare i cittadini ad una attenta riflessione per mettere in luce il vuoto che si nasconde dietro a questi ridondanti annunci, che di vero hanno solo l’aria fritta della demagogia.
Premesso che senza una risoluzione certa della direttiva Bolkestein, in grado di dare delle garanzie ai bagnini e ai chioschisti, risulta difficile pensare che si possano intraprendere interventi cospicui di tale portata. Ma a prescindere da questo aspetto di competenza del governo nazionale, crediamo anche ci siano, sulla questione del Piano arenile, delle lacune da parte dell’Amministrazione. Sia di metodo, che di merito.

1- La scelta della data 30 dicembre, antivigilia di San Silvestro (all’interno del periodo delle festività natalizie), non ci sembra la più consona per dibattere in consiglio comunale su un argomento di tale importanza come il Piano dell’arenile. Il Piano dell’arenile, purtroppo, non è mai stato illustrato alla città e ai cittadini, e questo è grave. Nessuno l’ha mai visto e soprattutto è anomalo che venga discusso e approvato come nono punto all’interno dei 13 di discussione previsti in consiglio comunale nella sera di martedì 30 dicembre. Non ci sembra il massimo della tanto decantata trasparenza, che Ceccarelli decanta. Vorremmo ricordare ai lettori, che Ceccarelli adottò l’attuale piano dell’arenile in data 13 agosto 2013, una settimana decisamente poco opportuna, per permettere agli operatori turistici di dedicarsi all’argomento.

2- Si riscontra un’anomalia nei comunicati pubblicati recentemente dall’Amministrazione sui quotidiani, anomalia che confermerebbe a nostro avviso tutte le lacune di questo piano spiaggia. Ai soliti elogi propagandistici verso il lavoro dello Studio Oliva, fanno seguito foto di immagini di altri lavori e di altri studi. Ci chiediamo come sia possibile? Ovvero sul quotidiano “La Voce”, in data 16 dicembre, veniva illustrato il rendering del progetto del Mare d’ Inverno della CMV, argomenti datati dell’Amministrazione Scenna. Mentre sul Resto del Carlino del 24 dicembre veniva illustrata un immagine dello studio Arch-Idea di Bellaria. Il tutto nulla ha a che vedere con il lavoro dello studio Oliva. Il fatto di dover elemosinare immagini di altri studi e di altri progettisti, non fa che confermare i nostri più che fondati sospetti sull’inesistenza di questa Piano dell’arenile: o siamo faziosi? Ci mostrino gli elaborati.

3- Noi abbiamo il massimo rispetto dello Studio Oliva, ma temiamo che questo studio, tanto blasonato, in questa vicenda abbia prestato solo il nome, o poco più, e che l’operazione del Piano arenile, sia stata gestita con le classiche, opache logiche di partito, che prediligono gli amici degli amici, piuttosto che il talento e la qualità professionale. Due sono i motivi che ci portano a pensare che questa Amministrazione abbia voluto favorire alcuni professionisti amici, rispetto alla qualità progettuale. In primis perché nel documento “farsa”, fatto pervenire alla collettività (dove non c’è nulla di concreto, dall’analisi alla proposta, che possa avvicinarsi lontanamente ad un elaborato progettuale), oltre al nome di Oliva, affiora in copertina il nome dello studio Arco. Uno Studio di Caravaggio (Bergamo), già noto a Bellaria Igea Marina per una serie di progetti ed interventi non proprio esaltanti, vedi i lampioni al led su viale Perugia-Guidi e la statua della dea Igea sulla rotonda Pertini. Risulta un po’ inusuale che uno studio, da Bergamo, venga coinvolto in modo cosi frequente in quel di Bellaria Igea Marina! Inoltre viene spontaneo chiedersi perché, nel sito dello Studio Oliva, dove sono elencati tutti i lavori da lui firmati, il nostro Piano dell’arenile non compare affatto. Come a dire l’architetto Federico Oliva, noto urbanista, se ne guarda bene dal rivendicare la paternità di un lavoro, che non essendo farina del suo sacco, ritiene opportuno, non solo non venirlo mai ad illustrare, ma anche, giustamente, di non annoverarlo nel suo portfolio. Sono solo supposizioni, ma supportate da una serie di anomalie che diventano qualcosa di più di un sospetto.

4- Il sospetto che questa farsa del Piano arenile non sia altro che un documento burocratico, si rafforza sul fatto che non solo è privo di una proposta progettuale, ma è totalmente carente delle opportune analisi di inquadramento urbano.
Carenza di analisi urbana che si riflette nella proposta, a nostro avviso molto discutibile (se risulta vero ciò che abbiamo appreso dai quotidiani), di realizzare nel tratto da piazzale Kennedy alla Cagnona, un percorso pedonale largo 4,00 metri anziché realizzare il medesimo prolungamento carrabile e pedonale, come nel tratto di via Colombo. Per quale motivo non si deve realizzare un tratto stradale munito di una corsia utilizzabile sia dai mezzi carrabili (nel periodo invernale) e affiancato da marciapiede munito di panchine? Il tutto comporterebbe l’utilizzo di una fascia profonda di 8,00 metri dalle attuali recinzioni alberghiere. Contemplare, come prevede l’Amministrazione, un misero asse di emergenza di appena 4,00 metri, serrato tra file di alberghi alti 25 metri e le cabine degli stabilimenti, significa ignorare totalmente la concezione dello spazio pubblico e contemplare il “lungomare” come spazio d’ingresso per gli alberghi che sono in prima linea.
Ciò che lascia ancor più perplessi riguarda il sistema della viabilità di questa parte di città, che si troverebbe, per il tratto da piazzale Kennedy a San Mauro, con una sola strada quale via Panzini, serrata dalla barriera della ferrovia ed isolata dalla parte monte, in quanto priva di sottopassi carrabili.

Se confrontiamo le altre parti di città, notiamo come, per il tratto da piazzale Kennedy al porto, non solo vi sono a mare delle ferrovia due strade che garantiscono la viabilità, via Panzini e lungomare Colombo, alle quali si aggiungono, da via Arno al porto, via Vespucci e via Pasubio. Inoltre, questa parte di città, beneficia anche di tre sottopassi carrabili per connetterla alla zona a monte, sottopasso di via Adriatico, via Arno e via Uso.
Stesso discorso vale per Igea, dove dal porto alla zona colonie, oltre al lungomare carrabile Pinzon, sono presenti via Ovidio-Tibullo e via Seneca-Virgilio come arterie ausiliarie a mare della ferrovia. Ricordando inoltre che Igea, come Bellaria centro, beneficia di tre sottopassi carrabili (oltre a altri due pedonali) quali quello di via Properzio, via Italico e di via Pertini.

Prevedere un lungomare simile a quello di via Colombo, anche nella parte nord di Bellaria, non solo renderebbe (soprattutto nel periodo invernale) visibile e quindi più frequentata e con ciò più sicura, questa parte di città attualmente “nascosta”, ma offrirebbe un ausilio all’intero sistema della viabilità.
Inoltre ci preme ricordare che i luoghi fruibili solo dai pedoni, rischiano di divenire luoghi isolati ed alimentare il senso di insicurezza proprio a causa del fatto che l’ambito è precluso alla circolazione delle auto, quindi non soggetto a costante e continua frequentazione.
Non vale la pena forse, riflettere con maggiore attenzione su questi aspetti?
E poi sorge spontanea una domanda: chi dovrà definire lo spazio pubblico del tratto di strada che si dovrà realizzare da piazzale Kennedy alla Cagnona? Dov’è il disegno?
Quale immagine complessivamente si verrà a definire in quello che dovrà rappresentare il nuovo lungomare, ovvero il fronte urbano più importante per una città costiera che vive di turismo come la nostra?
Si è riflettuto su tutto questo? Il sindaco, gli assessori e i consiglieri di maggioranza, sono coscienti di tutte le valutazioni che richiede un progetto urbano di tale portata?

Perché vede signor Sindaco, non ce ne voglia e non ci accusi di faziosità e pedanteria, ma dopo gli errori-orrori sulle valutazione progettuali compiuti da Lei e dalla sua giunta, cominciamo ad avere dei seri dubbi sulle vostre capacità amministrative in campo urbanistico. Vedi gli imbarazzanti lampioni al led su viale dei platani, l’incapacità di riuscire a capire anche coi rendering fotorealistici il disastroso progetto di piazza Matteotti, o il Mercato Ittico dove, solo ad opera finita, vi siete accorti che occorreva aggiungerci le celle frigorifere. Non è per il gusto di dare contro, ma a fronte di una serie di errori inaccettabili di tale portata, siamo anche legittimati ad avere dei dubbi sulle capacità progettuali urbanistiche di questa Amministrazione.

Ora che dopo tutti questi disastri, pretendiate di avere la nostra fiducia su un progetto cosi importante come il Piano dell’arenile, senza averci mai mostrato nulla, ci sembra un po’ troppo.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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