CENTRO CONGRESSI ATTO 2°: LA SOSTANZA

 

centro-congressi-bellaria1Per non perdere il filo: nell’atto primo che potete leggere (qui) ho parlato di come è nato l’accordo per l’acquisizione del Centro Congressi, oggi parlerò della sostanza.

In questo accordo, le supposte (chissà perché mi viene da usare questo termine), si ripete, supposte, utilità per il privato sono così riassumibili, sia pure in estrema sintesi: all’area Aquabel (che ha già usi e potenzialità edificatorie) vengono aggiunti altri usi (molto incongrui fra di loro) con utilizzazione territoriale, che passa dallo 0,15 mq/mq allo 0,25 mq/mq: incremento di 4.720 mq. (qualche tecnico mi spieghi se stiamo parlando di 10 o 20 appartamenti) che può essere destinato anche a residenza.

Vengono previsti a carico del privato: cessione di aree soggette ad esproprio e realizzazione di un sottopasso ferroviario, per una spesa presunta di € 2.000.000,00.

Il valore immobiliare incrementato, così come descritto nell’atto, è del tutto irrealistico: infatti il mercato immobiliare è da più tempo molto depresso, basta rivolgersi a un qualsiasi, oramai ex costruttore, od agenzia immobiliare. Nessuno ha la sfera di cristallo, ma le previsioni sono al momento alquanto pessimistiche. A quando la ripresa del mercato specifico? Fammi indovino che ti renderò ricco.
Poi è intervenuta la delibera di Giunta Comunale n. 103 del 13 maggio 2014 (la competenza a mio avviso avrebbe dovuta essere del Consiglio Comunale come le delibere 54/2012 e 52/2013), recante: “indirizzi in merito all’utilizzo del Palacongressi di Bellaria Igea Marina”, con la quale si prende atto che le proprietà private non hanno presentato quanto previsto dall’art. 3-1 comma del citato rep. N. 1958, in data 30 agosto 2013 (il piano di loro competenza).

Ed allora, come si comporta il Comune? Trasferisce le previsioni dell’accordo originario sull’adottato PSC con relativo RUE. Ciò è un vero atto d’imperio, in spregio alle perfezionande esigenze dell’interlocutore privato. In sostanza, gli atti assunti e più sopra richiamati, sono tutti, e solo di procedura ora; la situazione è resa più grave con l’introduzione nell’adottato PSC delle previsioni pianificatorie orginarie e non rimodulate. Questo è un comportamento pessimo, che la dice lunga su come questo Comune concepisce i rapporti con i privati. A quanto pare, non è bastato quanto è successo con la darsena e le pezze peggiori del buco poi aggiunte. Si persiste: è nel DNA della nostra amministrazione pubblica approfittare delle congiunture difficili degli imprenditori. Sono certo che molti (forse troppi) plaudiranno, ma io non sarò mai fra costoro. Non ci vogliono le scuole alte per definire penalizzante e molto probabilmente vessatorio, l’accordo sottoscritto in data 30 agosto 2013.

L’Amministrazione Comunale ben poteva, fin dall’inizio, applicare la disciplina degli accordi di programma di cui all’art. 34 del D.Lgs 18/08/2000 n. 267 “Testo unico in materia di ordinamento degli Enti Locali”.

In questo modo, tutto sarebbe stato ricondotto ad unitarietà, dimezzati i tempi di attuazione, provocata la variazione degli strumenti urbanistici, sia vigenti che adottati. Inoltre sarebbe stata certa e definitiva l’individuazione di ciò che al comune è imposto e di ciò che al privato spetta.
A mio modesto avviso, anche gli atti successivi sarebbero stati più semplici e lineari.


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