Twink: Think Pink

 

dome seppia“Ogni musica contiene livelli di profondità psichica

 non collegati necessariamente ai ricordi coscienti,

bensì interpretano e svelano le emozioni più profonde.”

ranofornace

Twink-Ten Thousand Words in a Cardboard Box

 

Tomorrow – Pretty Things – Pink Fairies.

twink 1 Questo è il biglietto da visita di John Alder, in arte “Twink”, pseudonimo  dal coming-out inequivocabile.
Parliamo di una delle figure centrali e leggendarie della psichedelica inglese di fine ’60 – primi ’70, “Twink” è considerato all’unanimità un simbolo vivente della superba stagione lisergica del flower-power, si, ma quella dei fiori saturati e acidissimi. Talmente importante per il “genere”, quanto lontano dalle vetrine del music busines, la sua appartenenza all’ambiente underground non ne affievolisce l’immagine, anzi la consolida consegnandolo alla storia come un Syd Barrett della batteria, praticamente un guru della scena alternativa, pura e delirante della psichedelica britannica. Le sue esperienze nei gruppi sopra citati, senza considerare la sua partecipazione a progetti come  “In Crowd”  e “Fairies“, nonché nel ’72 alla cometa barrettiana “The Stars“, lo relegano agli estremi dell’apoteosi visionaria dei circoli sotterranei della “Swinging London” più coloristica e innovativa. John Alder ha partecipato anche  ad un album dei Plasticland e collaborato con  Bevis Frond, quindi detiene un curriculum che pochi musicisti rock possono vantare.

Twink- monck (Pretty-Things)Dopo l’uscita dai Pretty Things  di “S. F. Sorrow” (link), insieme  a quasi una dozzina di amici del circuito sotterraneo: “Mick Farren (produzione, voce t.7) e Paul Rudolph (chitarra acustica ed elettrica, vibrafono, voce, basso, percussioni, campanelli) (The Deviants), John Povey (sitar, mellotron) (Pretty Things), John “Junior” Wood (basso) (Tomorrow) e Steve “Peregrin” Took (voce, percussioni, chitarra elettrica) (Tyrannosaurus Rex), John “Honk” Lodge (basso), Wally Allen (piano), Boss Goodman (voce, percussioni), Viv Price (batteria), Silver (voce, percussioni) e Victor Unitt (chitarra elettrica)”, decide di pubblicare nel 1970 la sua opera solista, “Think Pink”, il capolavoro assoluto di tecnica effettistica psichedelica di fine ’60 uscito in ritardo sui tempi, una sintesi in extremis di elaborazioni mentali, osservazioni riassuntive ed esperienze freak appartenenti al decennio appena terminato.

 

Twink-Fluid

twink 3Twink, usa la batteria con molta personalità in modo percussivo e “armonico”, lo strumento integra lo spazio  sonoro e musicale con rimbalzi focali che lo rendono tutt’altro che piatto. Fin dai tempi dell’eponimo “Tomorrow”, il suo apporto alla causa lisergica è stato basilare ma poi  è divenuto sempre più preponderante in “S. F. Sorrow”, fino a “Think Pink”, quest’ultima è un’opera straordinariamente moderna dallo spirito libero, un viaggio febbricitante nella regressione atavica ai primordi della civiltà umana, effettuata in preda all’LSD, trattasi quasi tutto di un “capolavoro” costruttivo di collage lambiccati di suoni “concreti” multi effettati e  sovra incisi, un saggio d’abilità da sala di registrazione e non solo. Pervaso da uno stile autoctono britannico, l’album deriva dalle prime ricerche pinkfloydiane di Barrett fino ad  “Ummagumma” e quelle beatlesiane del “Sergente di Pepe”, unitamente alla punkizzazione della lezione “Deviants” (link), che si fondono con quelle americane alla “Red Crayola” e “United States Of America“, nella consapevolezza della fine dei surriscaldamenti della stagione dell’amore che svaniscono dentro la delirante e inquieta visionarietà hard.

10 traccie popolano l’album “quasi o forse” capolavoro più spudoratamente psichedelico del panorama inglese della fine ’60, se non fosse per il finale non all’altezza del disco.

Apre “The Coming of the Other One”, una prova di abilità assemblativa speziata d’oriente, dove il verbo allucinatorio di uno psych-raga compulsivo esprime subito qui la sua massima espansione; tabla, sitar e grida animalesche da incubo in bilico fra omelie mistiche e tribalismo primitivista. “Ten Thousand Words in a Cardboard Box”, è una ballata psych compromessa con l’andamento freak dei Deviants di Farren e Rudholp, voce al megafono e chitarra distorta in un delirio dissacrante e irriverente. “Dawn of Majic”, é un mantra misterioso di echi ancestrali nella giungla primordiale. Il trip lisergico di “Tiptoe on the Highest Hill” è un lento incedere di psichedelia sognante su cui primeggia il muggito acidissimo di una chitarra elettrica sulla ritmica acustica.“Fluid” é una blanda onda estatica erotico-visionaria, colorita di effusioni sonore.

Twink-Suicide

twink - mick farren“Mexican Grass War”, è  il brano più sperimentale e stralunato, esprime un tribalismo sciamanico e dissacratorio con sconquassi derisori alla Deviants, la chitarra elettrica cigola in stridenti e graffianti fendenti su una danza orgiastica ed epilettica liberatoria . “Rock and Roll the Joint”, è un heavy-blues di ironiche antifone alla Sly & The Family Stone, dal finale immancabimente  sarcastico. La ballata “problematica” di “Suicide”, si muove su alternanti  movimenti di una chitarra acustica incisiva suonata da Twink che si offre alle aperture ipno-allusive del canto. “Three Little Piggies” è una filastrocca puerile tipicamente british-psych di stampo pinkfloydiano e “The Sparrow Is a Sign”, è un hard-glam alla Tyrannosaurus Rex che svonta di feedback , fanno purtroppo da riempitivo del vinile.

twink suona 2In fondo era prevedibile pensare che l’operazione di “recupero” di Twink, nel reclutare musicisti di disparate e autorevoli band, avesse prodotto affreschi contaminati stilisticamente, il disco è “fedele” a turno in alcune sue parti strutturali al gusto dei vari coautori, appunto. “Think Pink” rimane comunque il punto più alto della libertà espressiva del suo creatore, rispecchiando i desideri di una profusione lisergica senza tentennamenti. L’album è una pietra miliare per tutto il movimento freak-psych, raccoglie le suggestioni di un’intera epoca che sarà rivisitata negli anni ’80, dalla nuova ondata psichedelica e non solo, ma sentori di certo krautrock free-form alla Can o speace-prog alla Hawkwind a tratti affiorano in anticipo sui tempi, che ne testimoniano l’indubbio valore propositivo

Twink-Mexican Grass War

“Think Pink”, è un album immancabile sugli scaffali di ogni cultore del “genere” che si rispetti ed un banco di prova per la tenuta fruitiva di ogni appassionato musicofilo.

rano 2 valutaz.***** Pierdomenico Scardovi

 

 

 

 


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