Musica Senza: Terza poesia del ricordo

 

Pearls Before Swine-Snow Queen

venti marini 1977

Venti marini 1977

 

Terza poesia del ricordo

 

Polvere assolata di consorzio agrario

e la sua ocra cementosa,

dopo, il campo della canapa

statale di cantieri in rumore.

 

Giornali sventolati, urlati a barchette

sugli alveari verniciati, come da persiane.

Piangevano tutte le croci

sul grande sudario che era il mare.

 

Rullino di marcia rarefatto, annacquato

dalla fretta e sventolato.

Dicono le macchie cadute

sulla grande terrazza,  gabbiani.

 

Ridono le bandiere in propaganda al risveglio.

Anni! Amori! Libertà! Giovinezza!

Gioiosa ingenuità del lavoro 

annunciazione e mistica proclamazione balneare.

 

Salivati angoli retrostanti

scioglievano di brividi i vetri in frantumi

e le calci tra le ruggini di serrande

lenivano l’acidità del ferro.

 

“C’è acqua da comprare, ombra, è l’editoria”

“Pubblicizzate le vostre ringhiere”

fischi di carpentieri incipriati,

cartine di caramelle abbandonate.

 

Mentre l’auto fuggiva sulla statale

“C’è erba spettinata che giace tra il fossato”.

Marche di rifiuti nello stagno

“C’è qualcosa per tutti, ruggine.”

 

“Asciugate le vostre lacrime

fra l’acre odore della fogna

Cristo è sfocato nel caldo balenante

in un diaframma di denari… è festa!”

 

Ruggiti di camion lontani

vertigine ventilata verso i canneti

e il reticolato olezzoso di fermenti

parlò di nomi presi dal vento, dimenticato.

 

Dettati i confini, dettati i passi

“Ora la spiaggia  sul piazzale”

“Ora il manifesto stracciato”

stesi i panni dietro le bianche cucine

 

Dicevano delle vacanze

della scuola sigillata

dei nuovi giochi d’azzardo.

Dicevano del pericolo senza avvertimento.

 

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi 1977

 

nota

“La dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s’allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono.” (Italo Calvino)

Nella “Terza poesia del ricordo” il gioco si fa più “duro”, la memoria lascia lungo il suo tortuoso tragitto, quei sentimenti che accompagnavano le precedenti due poesie. Scritta più di due anni dopo la prima, il tono disincantato e apparentemente “meno introspettivo” non nasconde l’intima elaborazione dei “dati reali” che affiorano alla coscienza con lucida puntualità narrativa. Questo lavoro a ritroso si scrolla di dosso l’aura sentimentale delle prime escursioni introspettive ancora permeate di “tempo perduto”, il lento accumulo di rivisitazioni mnemoniche sta riacciuffando i fili identificativi della propria vita, riportando l’autore, folgorato da balenamenti mnestici, su direttive più “lucide” e analitiche. La “terza poesia del ricordo” si affida al “mutuo linguaggio”, la coscienza perduta nei primi “sopralluoghi”, per orientarsi richiama ora aiuto alle forze sintattiche della poesia moderna: “minimalismo e astrazione significante, direttive razionalistiche, musicalità spigolosa e trattenuta, cacofonia”. Arrivato a questo punto, mi sono reso conto che la “Poesia”, nel senso moderno del termine, non è un luogo di effusioni sentimentali, non è un’estensione di metafore dove con tutto il rispetto, “m’è dolce il naufragare in questo mare”, ma un contenente linguistico che elude prima di tutto il carillon metaforico, fantasioso e melenso della bellezza e della drammaticità ultra collaudata e il crogiolarsi nella “diversificazione” formale dei loro contenuti.

I’alternanza di tempo dei verbi dal passato al presente, funge a vero e proprio “transfert regressivo” sulla strada di un “tempo ritrovato”, che è solo all’inizio del suo percorso. La poesia per il sottoscritto dal 1977 in poi, sarà ricerca linguistica, oltre che rincorsa alla verità fuggente, tant’è vero che…   “l’inconscio è il linguaggio” (Jacques lacan).

Il dipinto “Venti marini” del 1977 è “opera psichedelica”, nel senso che è ottenuta dal recupero di emozioni e visioni indefinite. Spazio apparentemente appiattito e “forma allusiva” interpretano sogni e desideri antichi e riflessioni sulla denotazione della forma, ovvero il collegamento al suo primo contenuto (es. l’azzurro circoscritto rimanda alla nuvola o l’arrossamento sotto la linea d’orizzonte rimanda al tramonto e i triangoli rimandano alle bandiere, ecc.), che passa poi al  secondo livello, ovvero alla connotazione (che lascio individuare all’osservatore) . Ma la mia ricerca della poesia ha già innescato il suo meccanismo senza ritorno, verso il “sacrificio mistico della propria interiorità” e la pittura smetterà di servire “cause perse”, per acquisire nuova dignità linguistica, purificandosi nella sua vera identità primaria: “il rano 2contenuto dell’astrazione totale”.

Pierdomenico Scardovi


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