The Deviants: Ptooff!

 

 

dome seppia 2

“Liberare la vita

é rifiutare l’unica vita…”

ranofornace

The Deviants-Opening

Dopodiché voglio partire con una delle più belle cose che la psichedelia abbia mai prodotto nella sua storia, prima di trattare la ribellione, l’origine e la motivazione di questo stormo di “devianti” e prima di ingozzare le ostiche performance socio-nichiliste delle loro musiche.

The Deviants-Child Of The Sky

L’avanguardia ha lontane radici, non è da credere che oggi qualcuno abbia plausibilmente da vantarsi.

deviants ptooff cover 1I Deviants, furono uno dei pochi gruppi impegnati politicamente negli anni della controcultura giovanile , nati nel ’66 col come “Social Deviants” per iniziativa del critico musicale e cantante Mick Farren,  costituirono la forma più blasfema e iconoclasta del rock inglese della seconda metà degli anni ’60. Assidui frequentatori della scena underground londinese all’UFO club, assieme ai Pink Floyd e Third Ear Band e Soft Machine, parte della sonorità fu ripresa da oltre oceano da gruppi come Captain Beefheart, Mother of Invention, Fugs e Seeds, rappresentarono un’eccezione nel panorama della musica europea. L’ideologia militante ovviamente era quella della sinistra radicale marxista-leninista agit-prop, atta a divulgare i precetti rivoluzionari anti borghesi e anti imperialisti. Più che attuare una rivoluzione culturale propositiva vera e propria, si dedicarono con i mezzi della musica a cercare di rompere le regole e gli stili di vita precostituiti nel periodo di massimo fermento socio-culturale che fu il 1967 e dintorni. L’atteggiamento irriguardoso e provocatorio, il rifiuto ideologico, la blasfemia caustica e insolente dei testi era il prodotto uscito dalla mente  anticonformista di Mick Farren, un’irriducibile freak anarcoide e bizzarro alla maniera di Kim Fowley, che non esitava a ruttare o mandare al diavolo a dito medio, chiunque non la pensasse alternativamente.

deviants 2Lo stile dei “Deviants” è tutt’altro che virtuoso, si avvale della pesantezza grossolana e reiterata del post-garage adottata poi nel punk,   della performance ossessiva della poetry dei Fugs, del collage sonoro beatlesiano e della rarefazione spaziale pinkfloydiana, il loro concretismo sonoro coinvolgeva l’ascoltatore in un’orgia sarcastica e straniante. Il primo album “Ptooff!” del 1967, dalla strampalata copertina pop-fumettistica, è opera spontanea e selvaggia, frutto di un impeto rivoltoso, si avvale di stili vari usati free-form senza preoccupazione di sorta, dato l’unico scopo di arrivare a pesare sul conformismo delle masse per costruire un’alternativa dissacrante contro le alienanti ideologie borghesi, una delle prime forme di trash-rock fatto di gag demenziali e deliranti. La collocazione storica di questo album come del resto tutti gli altri, risente della filosofia artistica dilagante, ovvero la psichedelia, prima vera forza motrice liberatoria e trascendente.

Line-Up: Mick Farren (voce, piano), Sid Bishop (chitarra, sitar), Russ Hunter (batteria, voce), Cord Ress (basso, chitarra spagnola, voce.

The Deviants-I’m Coming Home

deviants farren 3“Opening” apre il sipario e ci introduce teatralmente nel mondo inaspettato dei “Deviants”, con la cavalcata “I’m Coming Home”, un ritorno a casa dopo un viaggio interplanetario dal pianeta “Apsaras”, a suon di fuzz caotico e voce insolente e beffarda, ritrovabile poi in Iggy Stooges, una marcetta insistente sullo stesso accordo su cui sparano pituite sonore, acide e offensive. Con “Child Of The Sky”, torniamo alla classica canzone acid-folk essenziale ed illuminata, una  visione onirica aiutata “artificiosamente”, ma tremendamente efficacie nella sua strana e disarmante semplicità, uno di quei pezzi che fanno il “genere”, vero capolavoro d’arte lisergica e del disco! Ricordiamo che questo pezzo contiene il “raro fascino della stranezza puerile e fragile del capolavoro indefinito” qualcosa che affiora poche volte nella storia della musica. Con “Charlie” i Deviants usano il blues per la chitarra di Sid Bishop e per la solita voce ironica di Farren. “Nothing Man” è una performance d’invettive sulla condizione “diversa”, su un costrutto tribal- scenico, ricolmo di incollaggi sonori molto distanti fra loro che gli conferiscono una dimensione spiccatamente surreale.

deviants 4“Garbage” è un flusso di “devianze” improvvisate, rette dalla ritmica incalzante di basso e batteria accompagnate dalla chitarra e armonica, per cambi di situazione no-sense. “Bun” è un saggio soft-psych di chitarra elettrica effettata d’eco, che conferma le doti del migliore strumentista del gruppo, Sid Bishop. Per finire, i 9 minuti di “Deviation Street”, racchiude in vari momenti tutta la visione spazial-sonora e ideologica dei “Deviants”, ideata da Farren, si va dal punk ante-litteram, alla performance della poetry americana, ai siparietti derisori,  agli echi e alle sospensioni psichedeliche con accenni a Hendrix, alla protesta sociale con accenti all’orrore bellico tra spari e grida, il tutto su un tappeto di strappi sonori e voci “rubate alla realtà, (per non dire che un certo Robert Fripp ripeterà lo stesso passaggio su ” 21st Century Schizoid Man”, “ma è solo casualità”), per terminare ancora in proto-punk.

deviants 1I “Deviants”, produssero ancora due lp, “Disposable” 1968 e “The Deviants 3” 1969, album sicuramente più rifiniti, ma culturalmente meno “innovativi”, per poi sciogliersi ad opera del loro leader, le ceneri del ’69 e cioè Paul Rudolph, Russ Hunter, Duncan Sanderson costituirono l’ossatura di un grande nuovo gruppo dell’underground inglese, i “Pink Fairies”, unendosi al “genio lisergico” John Alder “Twink”, ma la linea rivoltosa della dissacrazione punk era stata ormai tracciata grazie a Mick Farren e compagni. Ricordo ancora qui la bellissima cover-manifesto di “Ptooff!” piegata in 6 parti, vero oggetto di culto dell’underground collezionistico.

The Deviants-Bun

rano 2valutaz.**** Pierdomenico Scardovi


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