La storia dimenticata

Caro Emanuele Polverelli,

mosconi 2ho letto a pag. 8 del n. 6 del tuo ”giornaletto” distribuito gratuitamente porta a porta e ben finanziato da sponsors importanti (uno di essi anche troppo), una citazione riguardo un, da te definito:  “gruppo di facebook”, in cui si coniugano nella protesta sulla rimozione (demolizione?) di monumenti, vecchi repubblicani e vecchi socialcomunisti (naturalmente ex).

Se per vecchia intendi la mia militanza nel PRI hai ragione  (dal 1969 ad oggi non ancora ex), per il resto sono talmente vecchio che mi sento in grado di sfidarti nel triathlon fisico e mentale in qualsiasi momento. Non capisco il livore che ti anima ostinandoti  a definire Belligeanews “un gruppo di facebook”,  visti i contenuti  e le modalità che esprime e gli oltre 1.200 lettori giornalieri che ne  apprezzano i messaggi  e la sostanza (tanti di più  rispetto agli iscritti al sito FB).

Facebook per noi è una risorsa, ma anche un problema, a causa  dei  commenti spesso sguaiati  e fuori tema di coloro che ci considerano “avversari politici”, proprietari di uno spazio informativo che ( a loro modo di vedere), critica spesso il potere Amministrativo e le sue azioni. Circostanza di cui sembra si sentisse la mancanza, visto il clima di propaganda permanente che si respira (sembra di essere ai tempi di Ciano),- nell’ambito della divulgazione locale. Molti vorrebbero che la smettessimo e ce lo scrivono anche dandoci dei pensionati o dei poco impegnati, forse vorrebbero che li raggiungessimo nel loro disimpegno mentale, ma noi ancora di mettere il cervello a riposo (condizione assai comoda) non ci abbiamo ancora pensato.

Non avendo i tuoi mezzi finanziari (anzi non ne abbiamo alcuno), non possiamo permetterci di pubblicare selettive “lettere al Direttore” e dobbiamo talvolta subire le incursioni di molti tuoi lettori superschierati che cercano di mandare tutto “in vacca”, atteggiamenti questi che un paziente Direttore, un po’ autolesionista, consente.  A proposito di mezzi finanziari, ci piacerebbe vedere pubblicato sul Nuovo  nel capitolo entrate del bilancio, i nomi degli sponsor che contribuiscono con oltre € 1.000 cadauno (una cifra non scelta a caso).

La nostra  Redazione gradirebbe interventi organici come lo stile del giornale richiede, ma probabilmente queste persone non sono all’altezza di fare un intervento compiuto, ma solo sarcastiche o irridenti battute da bar. Loro invece sono protesi a difendere il pensiero unico, che anni di propaganda continuata ed anche il tuo foglio hanno contribuito a creare; e li possiamo comprendere, soprattutto se oltre alla tifoseria,  unica cosa di cui forse sono capaci, vi aggiungono magari precisi interessi  di parte e non solo politici. Ma torniamo a bomba.

Certo ne avete parlato di quella rimozione, ma onestamente non pensavo arrivaste a tanto. Evidentemente  non vi avevo conosciuto bene.

Sono stato con voi fino alla vigilia delle passate elezioni, ho perfino votato la lista dell’alternanza per cui mi sono battuto fin  dal 1985, ma devo dire che se avessi pensato che il frutto delle nostre battaglie sarebbe stato raccolto da persone (non mi sento di definirli esponenti politici), che esprimevano sensibilità cosi antidemocratiche, cavolo! Non  mi sarei fatto rottamare a 57 anni dai ragazzotti che mi hanno attaccato sui media dandomi del vecchio arnese, per il bene dell’alternanza. E non avrei dato retta ad alcuni vecchi amici che mi avevano rimproverato, perché avevo espresso dubbi sulle  qualità amministrative  della compagine che si stava preparando, invitandomi a non fare il “Zanotti 2”.

Vedi Emanuele, per uno che alla memoria è legato come lo sono io,  è inimmaginabile poter accettare quello che è stato fatto. Chi ha fatto il Risorgimento sul nostro territorio erano: operai, contadini, artigiani nobili e borghesi. Erano un’elite (per le loro condizioni sociali) ed avrebbero potuto starsene nelle loro case a godersi le ricette dell’Artusi (soprattutto nobili e borghesi) ben nascosti sotto le sottane dei preti, che allora tiranneggiavano sulle nostre terre. Invece sono morti giovanissimi, assieme a Mameli, per difendere la Repubblica Romana e lottare per l’unità della nazione italiana. Più di recente la brigata comandata da Oddo  Biasini ha liberato San Leo  dai nazifascisti senza il minimo spargimento di sangue. Ti invito fin da ora,  a settembre, alla celebrazione di questo evento a San Leo, organizzato dall’Associazione Mazziniana Italiana di Rimini.

 Insomma, chi ha dato la vita per la patria va ricordato per l’eternità come si fa in altre parti del mondo.  Quello che a me non è mai piaciuto delle celebrazioni del 25 Aprile, è il tentativo da parte di alcune forze politiche di appropriarsi in esclusiva di questa celebrazione e per questo tante volte non vi ho partecipato. Ma nel nostro paese, i protagonisti di queste epopee sono sempre stati trattati con pochi onori: Mazzini è morto esule, Garibaldi si è dovuto ritirare sull’isola della Maddalena, chi si è ribellato ai nazifascisti, ha avuto sempre meno onori  in confronto a chi se ne è rimasto a casa ad aspettare gli eventi e a montare su al momento giusto. Nella nostra città poi a questi eroi risorgimentali sono state dedicate vie minori, purtroppo.

In questa vicenda si è cercato di dissimulare questo atto, per me gravissimo (la distruzione della memoria),  che offende l’eroismo di chi “è stato sul pezzo”  ed ha sacrificato la vita  per consegnarci una società più democratica e più libera. Che sia stata la vendetta postuma dei nipotini dei repubblichini?

 La dissimulazione è infatti consistita nel buttarla sull’estetica e sul richiamare un atto insensato (la rimozione  dell'”orecchio”)  a giustificazione e come compensazione di un altro atto insensato (rimozione del”gabbione”)  anche se  una certa differenza c’è, nel paragonare le due rimozioni, ma lo dimostreremo prossimamente.

Le due opere sono ”teoricamente” ricollocabili e chi non l’ha fatto ha sbagliato per tanti motivi (non ultimo lo spreco di danaro pubblico), e liquidare il tutto come argomento elettorale mi sembra alquanto strumentale.

Ma avrò  modo di tornare su questi argomenti, sia prima che dopo la campagna elettorale, perché il mondo non finisce con il rinnovo del governo cittadino e le persone che mi guardano in cagnesco, perché dico quello che penso, se ne dovranno fare una ragione. Le loro miserie intellettuali e morali e i loro tentativi di “ributtarmi fuori dalla scena” adducendo pretesti infondati, cominciano addirittura a suscitarmi ilarità.


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