Pearls Before Swine: One Nation Underground

 

dome seppia 2“Ritornare dove il rimpianto è amare

il vasto prato dal fondo collinare

nella radura prima del bosco,

ha in pugno il tuo stelo d’erba

e il tepido sibilo del vento.”

ranofornace 1975

Pearls Before Swine-Another Time

Quando si dice alterare la coscienza col solo potere della mente…

rapp 1Se vogliamo trovare i resti della bellezza che fugge… a cominciare dalle prime forme di psichedelica americana, dobbiamo dirigerci nelle “stalle dei porci”, fra gli sterchi abbandonati nella discarica della metropoli newyorchese, lì troveremo delle vere perle di poesia. Si, fra le “Pearls Before Swine” di Tom Rapp.

Nati da un ‘idea del folksinger del Midwest Tom Rapp in Florida, assieme ad una manciata di amici del liceo nel 1965,  giunse a New York dove mise su un vero e proprio ensemble da camera per formalizzare le sue bizzarre intuizioni  da esternare nel suo primo disco, “One Nation Underground” (ESP records) nel 1967. Tom Rapp era un personaggio eccentrico e bizzarro lontano dalle droghe, ma ciò che aveva in testa era molto confacente ai trip di assimilatori d’acidi e fumatori d’oppio e marijuana. Fra le sue particolarità, ebbe la “sfrontatezza” di battere un certo Robert Zimmerman alias Bob Dylan in un concorso per giovani talenti in Minnesota, non costituì mai un gruppo rock convenzionale e fisso, ma  dei raduni di musicisti presi in prestito, e assunti per l’occasione, i cosiddetti “Pearls Before Swine”, un nome che è tutto un programma, all’incirca le “Perle Davanti ai Porci”.

rapp 5Quasi tutto nel 1967 era psichedelico, a New York anche… nonostante fosse l’anno e il luogo di nascita di quel mostruoso capolavoro di modernità, non investito direttamente dalle premesse della “nuova filosofia”, che fu “Velvet Underground & Nico”, il disco simbolo, che più di ogni altro ha segnato il destino di tutta la musica rock del ‘900 e oltre. Ma la psichedelia penetrava gli anfratti e le menti di tutti i musicisti e Tom Rapp poeta cantore, autore e arrangiatore di quasi tutti i brani, se ne serviva in modo originale e creativo. I suoi punti di riferimento sono stati la poetica ” loose” free-form dei “Fugs” e l’acid-folk dei “Holy Modal Rounders”.

Tom Rapp (voce, chitarre), Wayne Harley (autoharp, banjo, mandolino, vibrafono, oscillatore, harmonium), Lane Lederer (basso, chitarra, corno inglese, sarangi, celeste, cembali a dito, coro), Roger Crissinger (organo, clavicembalo, clavioline), Warren Smith (batteria, percussioni).

rapp 3Questo debutto è opera essenzialista, avvolta da un aura mistica e sognante, immagini e azioni mosse da forze stranianti, dove il cuore e la mente dell’illuminato Rapp si lascia trasportare dall’intimità discorsiva di una simbologia dimessa. Inutile dire che la dea accompagnatrice di un viaggio interiore, quanto di scoperta e fuga dalla realtà si chiama psichedelia. Ora, non sappiamo se Tom Rapp abbia assunto sostanze stupefacenti, nel momento di comporre ed eseguire i suoi pezzi, ma sicuramente l’effetto che ne riceviamo è quello di un mondo intorpidito fra le nebbie del sogno, fatto di languide e indicibili stranezze. In una parola sola, Capolavoro!

Pearls Before Swine-Morning Song

rapp solo colore suonaSignori, qui la psichedelia sposata col folk intimista e sacrale della tradizione europea, produce una perla esotericamente splendente nei suoi effetti, che la mia sensibilità di uomo e di artista non ha più riscontrato così intensamente, su altri lavori di chicchessia. La semplicità disorientante, quanto impegnata di questo immenso artista, ha portato a produrre una serie  di opere meravigliose che rispondono al nome di: “Balaklava” 1968, “These Things Too” 1969, “The Use Of Ashes” 1970, “City Of Gold” 1971, “Beautiful Lies You Could Live In” 1971, “Familiar Songs” 1972, ve ne dovete rendere conto. Un accenno al confronto con “Balaklava”, l’opera folk più compatta e matura, ma anche più convenzionale, rispetto a “One Nation Underground”, che  contiene il fascino della spontaneità e della ricchezza di visione, contro una maggiore rifinitura e coerenza. La mia scelta cade però, su questa prima e ultima intuizione di irraggiungibile bellezza, una cosa che tutti noi abbiamo tentato di possedere, quella parte dei primordi lasciata al suo destino.

Il difetto di pronuncia di Rapp della lettera S, ha relegato il suo canto fuori dal tecnicismo vocalistico, legandolo alla realtà umanizzata dell’estasi mistico-naturalistica dei cantori del nord-Europa (IMHO).

rapp 2Il disco inizia con l’arpeggio lento e oppiaceo della splendida, scarna ballata “Another Time”, scaturita in reazione alla natura sorda di fronte alle tragedie dell’uomo, il canto composto e dimesso in forma di preghiera di Rapp, conferisce magia alla sconcertante semplicità del brano, un capolavoro. “Playmate”, è una vecchia canzoncina anni ’30, rifacentesi allo stile di Bob Dylan di “Blonde on Blonde”, ma l’effetto è altra cosa, primeggia l’organo a colpetti psych. “Ballad To An Amber Lady”, musiche di Rapp, parole scritte da Roger Crissinger, (futuro “One”), riprende il rosario di litanie ossessive, con arcaica discrezione medievaleggiante, altro capolavoro di sintassi mistico-ipnotica. “(Oh Dear)Miss Morse”, è un interessante arrangiamento fra banjo e segnali “morse”, caricaturizzati e ritmati con la voce: “dit dit dah dit/dit dit dah/dah dah dit dit/dit dah dah” e l’organo. “Drop Out” è una piacevole canzone dal testo pacifista, ripresa dalla famosa frase ” turn on, tune in, drop out”, pronunciata dal guru, profeta dell’LSD, Timothy Leary .

rap 7Ma occorre entrare nel mondo narcotizzato di “Morning Song”, per avvertire lo scorrere lento di un  tempo dello spirito, un canto greve e frazionato contrappuntato e accompagnato da un harmonium e sitar ripuliti di ogni barocchismo, capolavoro di essenza lisergica, Rapp scrisse questo pezzo dopo aver letto “L’uccello dipinto” di Jerzy Kosinski.  “Regions Of May”, percorre le strade delicate e discrete di un nostalgico amore, accompagnato da bisbigli di chitarra e languidi fraseggi di fagotto in cerca di primitive emozioni. “Uncle John”, è una canto di rabbia e di accusa al presidente Johnson, responsabile della guerra del Vietnam e del massacro di bambini, il cui testo pungente e l’ira di Rapp assumono i connotati della “rivolta”. La frazionata “I Shall Not Care”, è una elaborazione prolungata della bellissima omonima poesia di Sara Teasdale, scorre inizialmente lungo le direttive della ballata arpeggiata, con improvvisi slanci e folate chitarristiche fino alla parentesi raga diretta verso inferi boschiani, offre il momento più cacofonico e stridente dell’album. La scelta del primo disco dei “Pearls Before Swine” da parte del sottoscritto ha un’altra ragione profonda e cioè la presenza di un pezzo come “Surrealist Waltz”, parole di Roger Crissinger e musiche di Lane Lederer, (che era molto stimato da Rapp), quello che per me rappresenta il prototipo ideale, una delle mie 10 canzoni preferite di tutti i tempi, 3:27 minuti di apoteosi psichica. Questo pezzo ha colpito e sconvolto al cuore la mia sensibilità, un brano incredibilmente scarno e “stupendamente infelice” in alcuni suoi passaggi , dalla natura inafferrabile come il senso della stessa mia esistenza, ma è di una qualità artistica mai avvertita prima. “Surrealist Waltz”, è un walzer al limite della rientranza tonale, harmonium e piano virato al corno inglese, una nenia puerile dall’alto contenuto ipnotico, presenta nessun tipo di difficoltà tecnica, dubito che sia stato cantato da Tom Rapp (dato la corretta pronuncia della lettera S), ma è come dire che il “dripping” di Pollock o “Broadway Boogie Woogie” di Mondrian , per la loro facile realizzazione sono artifizi banali e allo stesso modo ogni opera facilmente riproducibile non può trattenere fra le sue maglie la “mistica metafisica dell’indicibile bellezza”. “Surrealist Waltz” ha qualcosa che va oltre alle opere di Pollock e Mondrian, ha la qualità superiore di essere “perfettamente imperfetta” e richiamare il senso di solitudine per la ricerca della “nostra parte mancante” che si rivela nell’opera d’arte su ognuno di noi, come una vertigine fantasmatica della sfuggente bellezza, davanti ai rapp cover 2nostri sensi.

La copertina riporta un particolare del “Trittico delle Delizie” di Hieronymus Bosch, il titolo del disco ci rapporta al senso del sotterraneo patrimonio delle “perle davanti ai porci”.

rano 2Pearls Before Swine-Surrealist Waltz

valutaz.***** Pierdomenico Scardovi


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