Obiettivo centrato….

Quando nel 1977 venni ad abitare a Bellaria,  per cercare di socializzare un po’ andai nel Bar Centrale il più vicino a casa mia assieme  al Bar Jolly (oggi Cyber). Come facevano i “forestieri”  al bar nel mio paese di origine (Morciano di Romagna) mi misi a sedere, sulle mie, cercando di capire chi erano gli “opinionisti” del bar, magari sperando di essere coinvolto in qualche argomento su cui sapevo di potermela cavare.

Non c’era molto da cogliere su. Notai comunque che qualcuno contava più di altri (avendo maggior diritto di parola) non tanto  per quello che diceva ma per il tono della voce. Dopo aver descritto somaticamente le persone chiesi spiegazioni all’allora mio capo il direttore della Cassa di Risparmio di Rimini del tempo (un bellariese doc) che mi spiegò che il numero delle camere d’hotel  era uno degli indicatori principali del diritto di parola e di opinione in quel bar. A quel punto passai al Bar Jolly dove rimasi circa un anno (fingendo di leggere il giornale) prima che qualcuno mi rivolgesse la parola e avvenne  solo tramite i buoni uffici del gestore , il bravo Salvatore. Quello era un bar misto di “forestieri” e bellariesi.  Non c’erano opinion leaders ma persone che se ne stavano per i fatti loro. Pensavo allora ai miei bar morcianesi dove per integrare il “forestiero” facevamo finta di essere in tre al tavolo da carte e cominciavamo a gridare al vento, fissando il forestiero,  dicendo “manca il quarto”,  fino ad arrivare ad invitare il timido forestiero con un “gioca lei?”. Alla rivincita se il forestiero sbagliava la giocata si prendeva del “patacca” ed era già nel gruppo.

Anche Giorgio Ghigi (quello della Pasta Ghigi 500 operai al tempo)  si prendeva del “patacca” dal suo operaio comunista quando sbagliava la giocata. Due comunità con diverse coesioni, entrambe ricche ma con qualità di vita diverse.

morciano 2A  Morciano c’era uno splendido palazzo comunale degli inizi del 1900 che aveva subito nel periodo fascista una deturpazione, in fase di ampliamento,  con una porzione di edificio di uno  stile architettonico (fascista) che non aveva nulla a che fare col manufatto originario. Su quest’ultima porzione di edificio campeggia ancora una scritta inneggiante alla “marcia su Roma” che qualcuno aveva tentato di cancellare ma si era fermato alle prime tre lettere perché il sindaco di allora (comunista) l’aveva bloccato.  Figuriamoci se potevano pensare di buttare giù il manufatto fascista! Morciano era ed è ancora una comunità coesa  e, nonostante qualcuno abbia fatto tentativi  lodevoli verso la coesione, Bellaria Igea Marina ancora coesa non lo è.

Il gesto compiuto dall’amministrazione comunale di abbattere il monumento ai caduti (davanti al comune) va in senso contrario alla coesione cittadina. Quel monumento che a me non piaceva affatto (sono un amante delle cose tradizionali) è stato costruito un anno dopo il mio arrivo. Non dico che mi ci ero affezionato ma rappresentava sensibilità con cui non ho mai avuto tanto da spartire e che mi sono sempre sforzato di rispettare. Aveva diritto di stare li come segno dei tempi anche perché era il risultato di un concorso vinto con una commissione formata da esperti e politici del tempo. Non si distrugge la memoria cittadina anche se piena di contraddizioni e di scelte a suo tempo non condivise. Scegliete voi cari lettori l’aggettivo giusto per definire questo modo di fare. Io mi rifiuto per non andare fuori dalle righe.


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