LA MONOECONOMIA DI BELLARIA I.M.

Da recenti dichiarazioni dei candidati a sindaco – ma non solo da loro – si sente parlare di “monocultura”, intesa come la monoeconomia della città.

Già dieci anni fa Belligea News rifletteva su questo argomento denunciando, appunto, che un sistema monoeconomico non poteva sorreggere la città. Come al solito, nessuno ci ha ascoltato.

Oggi si sta lentamente prendendo coscienza che il turismo non basta più. I fattori sono diversi e sotto gli occhi di tutti: i margini di guadagno si sono assottigliati, la stagione era di cinque mesi oggi si sono ridotti a tre, non più sufficenti per una popolazione che nel frattempo è raddoppiata. Solo i gruppi alberghieri riescono a tenere il passo con gli investimenti necessari.

La concorrenza è sempre più agguerrita, i viaggi low cost sono alla portata di tutti e il problema del personale è ormai endemico. Parte della ricchezza che il turismo produceva finiva nelle tasche del personale locale, adesso non è più così per vari motivi: gli stipendi non sono più appetibili come quelli di una volta e il personale del luogo è molto raro. Quando è possibile preferiscono un lavoro annuale. Circa cinquant’anni fa, era talmente tutto rose e fiori che nessuno sì è mai preoccupato di far nascere un’economia alternativa, anzi, quando c’era qualche proposta veniva messa a tacere, se non addirittura ostacolata, proprio da chi dominava allora – e del resto anche oggi – e cioè il mondo alberghiero.

Siete a conoscenza di investitori di un certo calibro che hanno investito in città e che vengono da fuori?

Se andate a vedere le altre città della costa, vi accorgerete che Cattolica, Riccione, Misano, Rimini, hanno nel loro entroterra e nei comuni limitrofi attività industriali di produzione, di servizi e commercio, che rendono possibile una crescita economica differenziata che ne aumentano la ricchezza prodotta.

Noi, a parte un paio di esempi, abbiamo soltanto artigiani che per lo più servono l’industria del turismo o del commercio a portata limitata.

Chi è dunque responsabile della nostra mancata alternativa economica? Il mondo alberghiero logicamente difendeva i propri interessi ed essendo l’economia dominante poteva, e può tuttora, influenzare le politiche della città; basta pensare alla tassa di soggiorno. Dunque anche i politici locali hanno avuto le loro colpe, certamente la provincia e infine la regione.

La stessa disorganizzazione urbanistica che abbiamo, affonda le radici nelle direttive provinciali e del comune di Rimini che puntualmente abbiamo copiato, meglio conosciuta a livello mondiale come “riminizzazione“. Occorre ripensare alla realtà urbanistica; serve un piano idea della città, ma questo è un altro argomento. Per i riminesi siamo sempre stati “i cugini di campagna”. Chi decideva le scelte in provincia non si è mai preoccupato di far crescere Bellaria Igea Marina. Per loro eravamo zoticoni, chi lo nega sa di mentire. Anche oggi alcune aziende locali non riescono a crescere perché manca un piano industriale per Bellaria Igea Marina.

Le nuove leve politiche si stanno accorgendo di questo deficit, ma non è facile, a distanza di anni, con le altre città sopra citate, mettere le basi per far nascere un’alternativa economica.

Una città non può vivere solo di turismo, mare, spiaggia e manifestazioni sportive o di altro tipo, è un mondo che potrebbe crollare velocemente. Nessuno se lo augura, ma è meglio avere un’alternativa.


RIPRODUZIONE VIETATA © BELLIGEANEWS.IT

Il Direttore Giuseppe Bartolucci

su "LA MONOECONOMIA DI BELLARIA I.M."

Lascia un commento

il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.