IL SUICIDIO POLITICO DELLA LEGA

Il responsabile della Lega per la Romagna, onorevole Jacopo Morrone, sta ponendo in atto il suicidio della Lega a Rimini. Proporre e addirittura insistere sulla candidatura di Ceccarelli, equivale a perdere voti. Per di più dopo le dichiarazioni di Salvini che non vuole ex sindaci.

Quel che non si sa è se sia un’idea di Morrone, oppure una richiesta di Ceccarelli. Chi dei due ne è il vero artefice? La cosa davvero curiosa è che la Lega, attraverso Morrone, considera Ceccarelli sia un candidato civico che politico, una vera contraddizione sintomo di scarso spessore delle qualità intellettive di chi fa certe scelte.

Ceccarelli non è riminese ed è il primo grande difetto cui non è possibile rimediare in alcun modo. Altro grande difetto è quello di essere bellariese e nessuno, a Rimini, ha mai preso in considerazione uno di Bellaria. E sì che nel tempo qualche nome di valore c’è stato.

Ceccarelli non ha la statura politica, non ha la preparazione culturale, né tanto meno l’autorevolezza per governare una città come Rimini. E allora perché la Lega sta tentando in tutti i modi di suicidarsi? È un mistero e tale, per ora, rimane.

O forse la Lega, sapendo di perdere (l’eredità di Gnassi pesa come un macigno), preferisce “bruciare” qualcuno che non le appartiene? Ma se così fosse, che utilità ne potrebbe ricavare il nostro concittadino? Probabilmente è in cerca di un po’ di visibilità (sappiamo bene quanto sia ambizioso), magari in vista delle prossime elezioni politiche che si terranno entro il 2023.

Partendo dalla poltrona di consigliere comunale di Rimini e capo dell’opposizione, potrebbe riuscire nel tanto agognato “salto” romano. D’altronde, dopo diversi anni nell’ombra (non è più in carica da due anni), il salto gli è praticamente precluso.

Se proprio si volesse pensar male, potrebbe usare le recenti vicende giudiziarie per presentarsi come vittima di una architettata giustizia. Non a caso in questi giorni la Lega è impegnata in una raccolta firme proprio per un referendum sulla giustizia. In quest’ottica tutto torna. Ma siamo sicuri che il CDX riminese si presti così al gioco di un forlivese (Morrone) e di un bellariese?

E siamo poi sicuri che se a Bellaria venisse candidato un sindaco residente a Rimini, nessuno avrebbe nulla da dire? Un conto è un vicesindaco nominato per grazia ricevuta, un altro è candidare sul proprio territorio un “forestiero”. Diciamo che la Lega dalle nostre parti assume posizioni “innovative”. Se in generale si fa paladina della territorialità, nel nostro caso, al contrario, ha una ispirazione quasi internazionalistica (o interritorialista).


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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