L’articolo del direttore Bartolucci sul monumento rimosso ha sollevato un dibattito molto vivace. Era inevitabile perché forse non c’è nulla di più divisivo della politica e dell’estetica. E il monumento alla Resistenza di Poiaghi queste diatribe le ha sollevate da “vivo”, figuriamoci ora che non c’è più; non c’è più come, purtroppo, l’artista che l’ha ideato e realizzato.
Sulle polemiche politiche non mi vorrei soffermare più di tanto. La rimozione di un monumento è sempre una cosa sbagliata, lo è ancora di più se questa opera ha la funzione di ricordare l’importanza e l’attualità di valori che hanno consentito al nostro popolo di risorgere da un lungo periodo buio e riconquistare la libertà.
Se si dovessero distruggere i monumenti in base alle valutazioni estetiche, al posto dell’Altare della Patria ci sarebbe un parcheggio o un parco.
Spostiamo allora l’attenzione sul versante estetico e della coerenza dell’opera rispetto al bando di concorso. Sì, perché di un pubblico e regolare concorso si è trattato. Io facevo parte della commissione giudicatrice ma ero in missione quando si è riunita. Quando sono rientrato ho visionato le opere partecipanti ed ho espresso la mia piena condivisione sulla scelta effettuata. Quindi posso dire ancora oggi che sono uno di quelli che l’hanno voluta, e che l’hanno voluta lì.
Fare il critico d’arte non è il mio lavoro, come credo non lo sia per coloro che si sono scagliati (allora ed ora) contro l’opera (per questo ho parlato di estetica e di coerenza). Credo però che tutti noi vogliamo rivendicare il diritto di esprimere il nostro personale giudizio, nel bene e nel male. Ed ognuno di noi valuta sulla base di parametri diversi, di diverse formazioni culturali, di diverse letture del messaggio. Le due immagini che seguono, ad esempio, ritraggono due opere dello stesso artista, uno che con lo scalpello ci sapeva fare.
Ebbene, io penso che quella che di gran lunga piace a me non piacerà alla maggior parte dei lettori. Ricordo che a 15/16 anni ne realizzai una copia in creta per “imitarlo” (per fortuna si è spaccata al primo sole). Quindi abbiamo, vivaddio, visioni diverse del bello e del brutto.
Però, se ci si vuole confrontare, non ci si può lasciare andare alle sole battute sui sassi.
L’arte concettuale deve trasmettere un messaggio e “Passatopresente” lo fa, con estrema chiarezza.
La coerenza dell’opera di Poiaghi
Il concorso aveva un tema chiaro: la continuità dei valori della Resistenza. Luigi Poiaghi, in collaborazione con l’Architetto Girolamo Geri, l’ha saputo interpretare alla perfezione. Le letture, come spesso accade di fronte ad un’opera d’arte, possono essere diverse. La mia è sempre stata questa:
- La gabbia è la riproduzione in scala di una gabbietta da richiamo per uccelli. Uno strumento terribile perché serve a proporsi come amico per poi tradirti catturandoti;
- I sassi sono i soggetti impotenti (catturati) e privati della loro libertà;
- Le impronte all’esterno sono il trascorrere del tempo (ieri e oggi) ma anche il messaggio di speranza per il riscatto di un popolo;
- L’epigrafe (“Parliamo di uomini, in questo senso parliamo di eroi”) evidenzia come la riconquista della libertà non sia stata opera di qualche strano essere dotato di superpoteri ma di persone che hanno messo a repentaglio la propria vita (spesso, purtroppo, perdendola)per difendere la libertà di tutti.
Ma questo non basta. L’altra cosa che va detta è che quel monumento è stato ideato per essere collocato lì, in quel preciso posto e non altrove. Basta guardare la foto per capirlo.
Dalla Borgata a Igea Marina
Questa considerazione impone di parlare delle sculture della Borgata Vecchia: cosa c’entrano? Possono piacere, chi le ha realizzate può essere persona animata da grande spinta ideale ed espressiva. Ma se le ha pensate per essere collocate lì, nell’ex Borgo Osteria, stazione di posta adatto al maniscalco ed al trattore (non nel senso di mezzo agricolo) … credo si sia lasciato prendere la mano per fare ciò che gli piaceva e basta. E questo non basta.
Alla Borgata, se vi spostate lato fiume, potete vedere qualcosa che io considero piacevolmente sorprendente. Cosa? Se vi è sfuggito fate un giretto in zona: un cavallo, una sirena con polpo, una pianta di limoni. Nulla a che vedere con le inquietanti installazioni di via Romea, forse degne di un’esposizione ad hoc ma erroneamente oscuranti la faccia stessa della Borgata Vecchia (dove ho abitato per oltre trent’anni).
Vogliamo spostarci a Igea? Bene, lo dico subito: non sono fra quelli che condannano i “due turisti” della rotatoria Properzio. A me non piace ma è, comunque, un tentativo di staccarsi dal luogo comune della statuetta in centro rotatoria. Con la stessa schiettezza dico che il tentativo di rinato neoclassicismo tentato con la “dea della salute” della rotatoria Pertini ce lo potevamo risparmiare; sono abbastanza convinto che Lisippo e Policleto l’avrebbero considerata poco moderna. Molto meglio, a mio sempre modestissimo avviso, il monumento alla pescivendola della rotatoria di via Fermi/via Uso: una bella realizzazione senza l’ambizione di sorprendere ma con tratti precisi ed estremamente identificativi di chi, con le spalle al porto, si avviava verso il centro storico gridando “pesce doni”. È un modo come un altro di fare dell’arte, nel senso più alto o nel mestiere del bravo artigiano.
Un mio vecchio professore di storia dell’arte diceva: “se sei un artista puoi fare dell’arte anche piantando un chiodo nel muro”. È vero; poi capire chi può essere legittimato a riconoscerla come tale è molto difficile.
Un danno da sanare
E allora? Ho detto anch’io la mia. Ma non mi passa per l’anticamera del cervello di passare con un bulldozer su opere installate sul territorio, anche se non frutto di pubblici concorsi, anche se scelte per conoscenze dirette di questo o quel sindaco.
Perché questa Amministrazione, perché questo Sindaco, perché questa maggioranza politica che legittimamente governa Bellaria Igea Marina non affronta il problema per porre rimedio a questa ferita? Forse perché vuole accontentare la pancia più chiassosa del proprio elettorato?
Sindaco, non è una concessione alla sinistra ma al buon senso. E sarebbe una riconsegna a Luigi Poiaghi di quel merito che in tante parti del mondo non gli è mai venuto a meno.
Immagini dalla mostra allestita dall’Architetto Girolamo Geri alla Grotta Rossa di Rimini nel settembre 2019 (Foto di Marino Cenni).
Il 6 luglio 2017 scrive Rimini 2.0: «Nel 2014 il Comune di Bellaria decide di eliminare l’antica opera, che s’intitola Passatopresente. Poiaghi, con la delicata ferocia di un monaco, risponde che il gesto è uno “scempio”, è un “atto vandalico”»; poi fila la sciabola della disciplina, «penso, comunque, che questa vicenda abbia portato uomo e artista ad operare ancora più consapevoli e uniti».
Che lezione! Vero Sindaco? E se, per tornare al punto di partenza, la paura è quella di trasmettere un messaggio troppo forte sulla continuità dei valori della Resistenza, io credo che possa stare tranquillo: la forza del messaggio di quell’opera è solo moltiplicata dalla sua assenza.
Nerio Zanzini
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