COME NEL GRANDE, COSÌ NEL PICCOLO

La rabbia, la paura e la frustrazione, sono emozioni forti capaci di ottenebrare la nostra mente e farci perdere il controllo. Tutti noi le abbiamo provate e, spesso, ce ne siamo ritrovati sopraffatti e sconvolti. Tutti noi sappiamo quanto sia difficile talvolta controllarle e dominarle.

Quello che è veramente aberrante, è vedere come in questo momento storico questi bassi istinti vengano usati per massificarci e controllarci, per non dire per guidarci, come si fa con le greggi al pascolo.

I messaggi “di pancia” che sembrano scritti a caso e di getto dai nostri rappresentanti politici, che spesso rappresentano anche le più alte cariche della nostra Repubblica e della nostra democrazia, ne sono purtroppo un “fulgido” esempio.

La storia ci ha dimostrato, ma evidentemente non insegnato, che questi strumenti vengono usati ad arte per abbindolare le masse e creare consenso. Il combinato disposto di crisi economica perdurante, unitamente alla individuazione del “nemico pubblico”, massifica l’opinione pubblica e depotenzia la capacità critica, coprendo le cialtronerie e le incapacità della classe politica. Poco importa se nei libri di storia questo capitolo è sempre precedente a una guerra mondiale o alla creazione dei più grossi crimini commessi contro l’umanità.

Assistiamo impotenti e complici ad un imbarbarimento delle nostre esistenze. Preferiamo un “like” a una stretta di mano, un sms a un caffè preso in compagnia. Siamo immersi in una sorta di paradosso pirandelliano, o meglio kafkiano, per cui una cosa è reale se compare su instagram o dentro a un “reality”. Il sonno delle nostre coscienze ottenebrate dagli schermi produce mostri che prima o poi ci si rivolgeranno contro.

Dopo la calata degli Unni abbiamo avuto i secoli bui del Medio Evo e poi, fortunatamente, il Rinascimento…….

Allora, forse, sarebbe ora di pensare a un nuovo Rinascimento che tolga noi stessi da questo abbruttimento.

Come insegnava Ermete Trismegisto, “come nel grande, così nel piccolo”, allora bisognerebbe partire dal nostro, da quello che possiamo fare per migliorare noi stessi, la nostra comunità, e poi sempre più in grande… fino a farla diventare una nuova cultura.

Forse dovremmo iniziare a ripensare a una “utopia” come nel pensiero di Tommaso Moro, tante piccole isole di cittadini tra pari che dispongono della comunità come “cosa comune”, cioè per il bene di tutti.

Anche nella visione di stato ben più temibile ed oscuro, Hobbes descrive lo Stato come un mostro potente e indiscutibile, che però è composto da tante membra, ognuna delle quali è fondamentale per il mantenimento in vita di tutto il corpo.

Perfino nell’incipit de “il capitale”, Marx incita ognuno di noi a mettere a disposizione parte del proprio per il benessere della comunità.

Invece di essere abbruttiti e massificati dalla rabbia e dalla frustrazione, e di essere così passivi alla guida di poteri che nemmeno conosciamo – forse perché non hanno il profilo instagram… -, sarebbe ora di ritornare ad essere animali sociali (e non social), di riprenderci i nostri talenti e metterli al servizio della comunità, e, quindi, di noi stessi.

Il talento di ciascuno per il benessere di ognuno.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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