LA SINDROME DI PROCUSTE

L’articolo è un po’ lungo e tratta di psicologia, ma lo riteniamo interessante per inquadrare alcuni politici nostrani.

«Disprezziamo molte cose per non dover disprezzare noi stessi»

Marchese di Vauvenargues

«Fa’ attenzione, ci sono persone che, quando vedono che hai idee diverse o che sei più brillante di loro, non ci pensano due volte a metterti sul letto di Procuste.»

In base ai contesti o al proprio vissuto, possiamo estrinsecare determinate emozioni: in alcuni ambiti possiamo essere felici, grati. In altri contesti possiamo mostrare, tristezza, paura, rabbia…

Vi sono contesti in cui si articolano emozioni più complesse come l’imbarazzo, la vergogna, il senso di colpa, l’invidia, la gelosia e il disprezzo.

Soffermiamoci ora sul disprezzo. Di certo si può provare disprezzo per una persona che ti ha fatto del male, che ha deluso le tue aspettative, che ti ha tradito… E se il disprezzo si manifestasse nei confronti delle persone che hanno solo avuto la colpa di emergere nella vita? In questi casi, direi che a monte del disprezzo vi è una ferita più profonda che emerge ogni qual volta qualcuno brilla più di sé.

Questo atteggiamento intrinseco prende il nome di Sindrome di Procuste, una patologia mentale abbastanza grave e dannosa, sia per il soggetto che ne soffre, sia per chi lo circonda e può essere visto in tutti i contesti, da quello personale a quello professionale. Chi è affetto da questa sindrome, non solo invidia costantemente gli altri, ma tenta anche di ostacolarli per evitare che raggiungano i loro obiettivi personali.

«Per Sindrome di Procuste si intende una particolare patologia mentale che porta chi ne soffre a provare un forte dispiacere e dolore nei confronti del successo delle altre persone, che siano colleghi, amici o parenti”.

Il disprezzo ingiustificato è legato a doppio filo con l’autostima; ci costringe a un continuo confronto tra noi e gli altri, o meglio, tra ciò che non va nella nostra vita e l’immagine distorta e superficiale che abbiamo della vita altrui. Da questo confronto ossessivo e distorto ne usciamo inevitabilmente sminuiti, frustrati, sconfitti.

Il mito di Procuste

C’era un letto particolare nella mitologia greca: “il letto di Procuste”. Procuste è il soprannome di un leggendario brigante greco che attendeva i viandanti sulla strada da Atene a Megara.

Costui possedeva due letti di diverse misure. Non appena catturava una persona, la posizionava su uno di quei letti. Se la vittima era grande e corpulenta, era costretta a sdraiarsi sul letto più piccolo, e Procuste tagliava il suo corpo in modo di farlo combaciare con la misura del letto.
Se, al contrario, il malcapitato era minuto, era obbligato a distendersi sul letto grande; per far coincidere la misura del suo corpo con quella del giaciglio, Procuste lo piallava e lo stirava, proprio come si fa con la pasta di una torta o di una pizza, slogandone gli arti.

Attualmente questo personaggio mitologico viene associato alle persone che ricorrono al boicottaggio, all’umiliazione o all’inganno, per fare in modo che gli altri non diventino una minaccia. In pratica, invece di sforzarsi di migliorare e sviluppare ulteriormente le loro capacità, decidono di limitare le capacità degli altri.

Sindrome di Procuste: proiettarsi a un mondo parallelo mediocre.

Chi soffre della Sindrome di Procuste vive nel mondo che ha elaborato nella sua mente, un mondo parallelo che lo porta a sconnettersi dalla realtà. Infatti spesso è portato a sentenziare giudizi irrazionali, che si basano sulla sua visione distorta della realtà.

Anche se vive chiuso nel suo mondo irrazionale, non disdegna a confrontarsi con gli altri; confronto, ovviamente, che lo porta a convincersi che le persone siano tutte mediocri. Non ammetterà mai che qualcuno possa brillare più di lui, o di lei, così, invece di sforzarsi di crescere come persona e allargare i propri orizzonti, cerca di limitare quelli degli altri.

Alla lunga, chi soffre della Sindrome di Procuste finisce per sviluppare profondi malesseri emotivi, dato che inevitabilmente manifesta un comportamento profondamente disadattivo.

«Trasformarsi nel personaggio mitologico, significa semplicemente condannarsi a ciò che si intende evitare: la mediocrità. La persona che destina le proprie risorse a far inciampare gli altri per abbassarne il livello, non cresce realmente, ma si rassegna alla sua mediocrità»

Come si riconosce la persona che soffre della Sindrome di Procuste.

In genere “il disprezzo”, sebbene sia un sentimento logorante per chi lo prova, è distruttivo ma non patologico. Lo diventa nel caso in cui vi è una regressione ingiustificata del sentimento caratterizzata da ostilità, avversione, antipatia, odio intenso, aggressività.

Chi soffre della sindrome di Procuste identifica ciò che l’altro possiede, non tanto come qualcosa di intensamente desiderato, ma addirittura come qualcosa che gli è stato tolto. In conseguenza di questa percezione distorta della realtà, si sente deluso e attaccato e, per difendersi, reagisce in maniera ostile. L’aggressività può essere anche solo emotiva, non necessariamente materiale o peggio sottile, subdola. Vediamo le caratteristiche principali di questi individui.

Hanno un atteggiamento prepotente per nascondere la loro insicurezza e il sentimento d’inferiorità.

Sebbene non lo riconoscano, queste persone provano una enorme sensazione d’inferiorità, motivo per cui si sentono minacciate da qualcuno che li può superare. La paura di perdere la propria posizione è ciò che li spinge a far inciampare gli altri. Ma la paura e l’insicurezza di solito si manifestano come arroganza, perché queste persone desiderano mascherare le loro mancanze.

Reagiscono mettendosi sulla difensiva.

Per coloro che soffrono della sindrome di Procuste, chiunque può diventare il nemico. Per questo motivo di solito reagiscono a qualsiasi commento mettendosi sulla difensiva e attaccando per cercare di superare il loro rivale e contenere la minaccia percepita.

Deformano la realtà a loro vantaggio.

Il termine “letto di Procuste” è anche usato per riferirsi a un errore in cui queste persone tendono a cadere: distorcono la realtà in modo tale che si adatti alle loro idee. In pratica, invece di accettare i dati oggettivi, li manipolano a piacimento per farli corrispondere alla loro immagine della realtà.

Sono intolleranti.

Alla base della Sindrome di Procuste c’è una scarsa tolleranza per le differenze. Queste persone non accettano che siamo tutti unici e abbiamo competenze diverse in aree diverse.

Accumulano molte responsabilità.

Alcune di queste persone vogliono eccellere a tal punto che finiscono per accollarsi tutte le responsabilità, con l’obiettivo che gli altri notino la loro “incredibile” capacità lavorativa. Sono anche infastiditi quando vengono affidati dei compiti agli altri, perché lo interpretano come un attacco personale.

Sviluppano una forte resistenza al cambiamento.

Abbiamo tutti una certa resistenza al cambiamento, ma le persone con la Sindrome di Procuste sono ancora più resistenti, perché temono di non essere in grado di adattarsi e avere successo nelle trasformazioni. Tutto ciò che li fa uscire fuori dalla loro zona di comfort genera rifiuto e paura.

Esprimono giudizi sotto forma di verità assolute.

Per queste persone le uniche idee valide sono le loro, tutte le altre non trovano posto, quindi di solito è molto difficile relazionarsi con loro. Il problema è che normalmente le loro idee rispondono a standard arbitrari e loro cercano di costringere gli altri a seguirli alla lettera. In questo modo ottengono l’uniformità che desiderano.

«L’essere umano è in grado di provare anche una forma di invidia buona ed è su questa che dobbiamo lavorare. Osservare pregi e difetti dell’altro, infatti, permette di confrontarsi con se stessi e comprendere cosa va migliorato, ovvero quali sono i limiti e le potenzialità inespresse di sé da migliorare”.

Fonte Psicoadvisor, articolo di Ana Maria Sepe

Con la locuzione letto di Procuste o “letto di Damaste”, derivata da questo mito, si indica il tentativo di ridurre le persone a un solo modello, un solo modo di pensare e di agire o, più genericamente, una situazione difficile e intollerabile o una condizione di spirito tormentosa.

Sembra il modo di agire della maggioranza politica di Bellaria I.M. e dei loro superallineati sostenitori.

A nostro modesto parere ci si possono riconoscere diversi membri della maggioranza e della Giunta, di cui uno in particolare.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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