Anticipiamo agli affezionati lettori che abbiamo intenzione di scrivere un romanzo di fantapolitica, che sarebbe ben inserito nelle attuali tendenze complottiste e ne stiamo elaborando la trama. Così, cari lettori, ve la proponiamo per avere un parere, ma anche suggerimenti.
Dunque: immaginiamo una località qualunque, il cui nome e collocazione verranno definiti a suo tempo.
Qui avviene che uno studio tecnico presenta un progetto, ma il progettista omette nel disegno una struttura già esistente e confinante con l’area su cui dovrà sorgere la nuova costruzione. Forse perché sa che altrimenti non sarebbe stato approvato, o perché spinto dal committente, che in tal modo potrà ottenere più metri cubi per la palazzina. Vedremo.
Il progetto viene comunque approvato, anche perché, probabilmente, non vengono effettuati sopralluoghi: ma c’è una ragione. Forse dipende dal fatto che il progettista è membro del locale Consiglio Comunale nel gruppo di maggioranza. Questo, ovviamente, rientra nei canoni classici delle teorie del complotto.
Tutto al momento va a buon fine. Iniziano i lavori, l’edificio viene completato e, in breve, vengono venduti tutti gli appartamenti.
Il confinante, però, si accorge dell’eccessiva vicinanza dell’edificio alla sua proprietà e ritiene che le distanze non siano sufficienti. Si rivolge quindi a un tecnico per aver conferma dei suoi sospetti. Il tecnico rileva che effettivamente le distanze non sono rispettate, non solo nella parte in oggetto, ma nemmeno all’opposto confine dove insistono altri edifici.
Il confinante, ritenendosi leso, sporge reclamo contro il proprietario dell’immobile proponendogli un accomodamento bonario per evitare le lungaggini di una causa civile.
Il proprietario rifiuta l’offerta e, di conseguenza, il confinante fa partire la causa civile, durante la quale il Tribunale accerta che il confinante ha pienamente ragione.
Nel frattempo il confinante – che è un albergatore – si rivolge al progettista, reo, a suo dire, di aver volutamente alterato il progetto e chiede un risarcimento.
Il progettista, non solo rifiuta, ma gli fa presente – forte anche del suo ruolo politico – che se insisterà nelle sue richieste gli farà chiudere l’attività alberghiera. A lui, infatti, risulta che la sua struttura turistica non sia completamente a norma.
Il povero confinante sa che effettivamente nella sua struttura c’è qualcosa che non va, si sente ricattato, ma non potendo dimostrare che è stato minacciato, non gli resta che far buon viso a cattivo gioco e proseguire la causa solo nei confronti del proprietario della nuova palazzina, che, tra parentesi, è il titolare della stessa impresa edile che l’ha costruita. Quest’ultimo, alla fine, almeno in primo grado di giudizio, perde la causa.
Il Tribunale, infatti, dispone per la demolizione.
“In questo caso ci siamo ispirati a quanto avvenuto a Rimini, dove costruzioni che non hanno rispettato le distanze sono state demolite.”
Il danno più consistente lo subirebbero coloro che hanno acquistato gli appartamenti di quella palazzina. Qualcuno avrà anche acceso un mutuo. Il loro timore è quello di ritrovarsi a continuare a pagare le rate e non avere più la casa. È vero che potrebbero rivalersi su chi ha loro venduto gli appartamenti, ma questo, molto probabilmente, nel frattempo si sarà liberato di ogni proprietà a lui intestata.
Intanto il progettista se la ride, anche perché i suoi affari vanno decisamente bene. Infatti avviene un altro episodio che nulla ha a che fare con quanto finora raccontato: la possibilità di mettere le mani su tre grosse ristrutturazioni.
Un architetto che trascorre le ferie in quella località, e che lì ha anche un appartamento, viene interpellato per la ristrutturazione di tre alberghi di un unico proprietario, e accetta l’incarico.
Prepara i relativi progetti e, una volta completati, si reca assieme al proprietario delle strutture in una banca per poter ottenere i finanziamenti.
La banca, dopo aver esaminato attentamente i progetti, si dichiara disponibile a erogare i fondi, ma pone una clausola: i lavori saranno finanziati solo se a firmare i progetti sarà lo studio tecnico che aveva progettato la palazzina fonte del contenzioso di cui sopra. Condizioni che, si viene a sapere, la banca aveva imposto in altre situazioni simili, e sempre indirizzando i clienti presso lo stesso studio tecnico.
Sarà, forse, che un socio di quello studio tecnico è una persona che ha notevole influenza all’interno di quell’istituto di credito? Chissà.
A questo punto l’architetto che aveva realizzato i progetti esce scandalizzato da quell’incontro e giura che non tornerà mai più in quella città.
La trama l’abbiamo elaborata fino a questo punto. Ovviamente lo svolgimento sarà molto più articolato. Ci saranno colpi di scena, di cui, uno possibile, potrebbe essere l’incriminazione del progettista e dell’influente socio.
Ma il finale non è ancora definito, attendiamo suggerimenti: partecipate.
Per quanto riguarda l’ubicazione di questa località saremmo propensi a collocarla nel profondo sud, dove simili episodi di favoritismo e intimidazione sono più comuni. Cose che nelle nostre zone riteniamo non avvengano.
Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
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