COME TUTTO EBBE INIZIO. PARTE 11

COME TUTTO EBBE INIZIO

Capitolo undicesimo

E mentre la maledizione, ancor silente, stava subdolamente iniziando ad attecchire, il sindaco, sempre in quel di Borghi, aveva placato il vagire e si stava aprendo alla vita, sì come giovin virgulto sboccia al tepido raggio del sol di maggio.

Ma nulla ricordava dello suo trascorso, imperocché lo Padre suo, che sta nello cielo, in terra et in ogni loco – ma che niuno giammai vede -…, era andato a farsi spiegare da Buddha come si deve fare per le reincarnazioni corredate da amnesia totale.

Non solo questo aveva fatto, ma, zitto zitto, gli aveva pure preparato un tiro mancino. Qualche anno prima di lui, in altra località, aveva fatto nascere un tipetto che sarebbe diventato un ometto cattivo cattivo.

Al momento opportuno avrebbe incrociato la sua strada al solo scopo di rompergli i maroni! Solo per quello era stato inviato e, naturalmente, ci sarebbe riuscito benissimo.

E mentre gli impres… imperc… – quella roba lì – disegni divini si snodavano lungo il cammino del tempo, la vita a Bellaria e a Igea Marina – che si era svegliata anche lei – continuava prospera e prosperosa.

Alati versi, scritti da un sommo paroliere per una canzone dedicata alla nostra città, conterranno queste sublimi parole: “A Bellaria si beve e si canta, si balla il cha cha cha…” Pensate quale alta ispirazione potrà mai aver prodotto un simile poetico capolavoro!

Ma qui c’è tutto il condensato della laboriosa comunità di un luogo! L’accoglienza, la cultura, la ‘spiritualità’! Insomma, vorrei personalmente incontrare l’autore di questa chicca poetica. Fosse ancora vivo cercherei subito di rimediare perché non possa continuare a far danni. Eh, un po’ va bene… ma. E anche “Ciàpa la galeina”, lasciamo stare. Ma dico io! Che diavolo di musica abbiamo qua?! Ma se ascoltate le canzoni napoletane, vere e propri capolavori, e poi passate a Romagna mia e “Fiki fiki” di Gianni Drudi e il resto, c’è proprio da vergognarsi! Ma fa parte della maledizione.

Però a Bellaria si ballava e si cantava per davvero. Gianni Morandi si stava facendo le ossa cantando in piazza, e nessuno gliele rompeva. Nei vari precedentemente citati veglioni ci venivano presentatori e cantanti che si vedevano anche in televisione. Anche un ventenne Celentano ci venne! E poi i locali da ballo aumentavano. Non ricordo se si ballasse proprio il cha cha cha, ma ballare si ballava. Infatti, al mitico ‘Cristallo’, si sarebbero aggiunti altri locali. Sarebbero arrivati lo ‘Chez Vous’, il ‘Gallery’, il ‘King’. Sarebbero sorti il ‘Rio Grande’, il ‘Chiar di Luna’. Tra Bellaria e Igea Marina, una decina di locali da ballo c’erano.

Naturalmente i locali da ballo attirano la gioventù, e i giovani, a parte che durano più dei vecchi (i vecchi bisognerebbe ammazzarli appena nati), consumano anche di più.

(Qualcuno in futuro penserà che sarebbero stati meglio i vecchi che viaggiano in branco con i pacchetti proposti dalle agenzie, e che riempire gli alberghi di attempati ospiti, la cui valigia più grande è quella con le medicine, sarebbe stato meglio.

Sarebbero andati a letto presto, non avrebbero fatto casino per strada, avrebbero consumato (poco) in albergo e in ogni caso gli alberghi avrebbero lavorato. Gli alberghi: degli altri cosa importerà agli albergatori?

Sì, magari capiterà che qualcuno arriverà e schiatterà attraversando il lungomare senza nemmeno arrivare a spiaggia, o qualcun altro che al mattino si sveglierà morto. Beh, lavoreranno anche le agenzie funebri. Arriveranno con un pullman e ripartiranno con un taxi: l’importante è fare numero.)

Ma questa chiosa vale per ciò che ancora dovrà avvenire, in quegli anni il crollo era ancora lontano, anzi, nessuno nemmeno immaginava che un grigio futuro avrebbe atteso quel variopinto presente.

Con il tempo Bellaria apparirà come una tavola dove sono stati gettati a caso dei variopinti dadi di varia dimensione, ognuno fatto e colorato a modo suo. L’armonia architettonica era (e forse ancora lo è) un concetto sconosciuto.

Anche il porto era stato rinnovato, ma, essendo ricavato in un fiume, darà sempre problemi: i pescatori si adatteranno escogitando estemporanee strategie. I fondi piatti delle battane ( o, come qua si dice: ‘batane’) erano ideali per i bassi fondali e già c’erano per poterle tirare in secco, ma, passando al motore, c’era il problema dell’elica. Fu inventata un’elica che, tramite un giunto, poteva essere alzata per non toccare il basso fondale. Naturalmente la soluzione, molto artigianale, aveva i suoi bei difetti, ma almeno si usciva in mare. Le battane non erano nemmeno barche ideali: battevano (forse è per quello che le hanno chiamate ‘battane’) contro mare, si intraversavano salpando rendendo difficile il lavoro, e come tenuta di mare, specialmente navigando in poppa alle onde, avevano i loro problemi. In pratica, erano meglio in terra che in mare; ma erano l’imbarcazione più diffusa. E poi ci si adatta a tutto: anche alle battane. La pesca diventava un’attività da prendere in considerazione, quindi nacque anche una pescheria: più lontana dal mare degli alberghi, che avevano invaso il litorale. Sarà comunque la migliore pescheria che avrà mai avuto Bellaria. Da lì in poi sarà una continua discesa. Il fatto è che quando l”oculato’ piano strategico aveva prodotto le ‘stradine’, non si era considerato che, in futuro, forse, il pesce non sarebbe arrivato con carrettini e biciclette.

Continua

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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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