L’EROE

Secondo breve racconto

Si erano conosciuti al parco, lei, una non più giovane vedova i cui tratti ancora non nascondevano una trascorsa bellezza, lui, un anziano ex poliziotto che dopo la scomparsa del vecchio collega con cui divideva l’appartamento aveva deciso di vivere sulla strada.

Quel parco era ormai la sua abituale dimora.

Eppure era ancora forte e vigoroso. Tutti ormai lo conoscevano, gli volevano bene e lo aiutavano come potevano.

Un giorno le si era avvicinato e l’aveva guardata con i suoi occhi al contempo dolci e fieri e lei gli aveva sorriso. Così le si era seduto accanto e da allora l’aveva accompagnata in piacevoli passeggiate fino al cancello del piccolo giardino della villetta in cui lei abitava, poi se ne andava e tornava al suo parco.

Un giorno alle porte dell’inverno, lei lo aveva invitato a entrare per ripararsi dal freddo, lui si era guardato intorno e infine aveva accettato. Ormai erano diventati inseparabili e chi li conosceva sorrideva, vedendoli camminare insieme lungo i viali, tra le foglie morte e le aiole spoglie.

Era così giunta primavera e una sera, mentre lui era seduto sul retro della casa e osservava il ponente tingersi nel rosa del tramonto, percepì che qualcosa non andava. Si avvicinò all’ingresso della casa, trovò la porta aperta e udì provenire dall’interno una voce roca e minacciosa.

Entrò silenziosamente e vide un uomo che minacciava la sua compagna con una pistola, gridando e strattonandola. Lui sapeva come comportarsi, si avvicinò lentamente alle spalle del malvivente per sorprenderlo, ma lei lo vide e il suo sguardo rivolto verso di lui, venne notato dal rapinatore che immediatamente si volse.

Allora non mise tempo in mezzo e si avventò contro lo sconosciuto. Era già stato ferito nel passato, conosceva bene quel colpo, quel violento urto e quel dolore bruciante, ma non si fermò. Riusci ad afferrare il polso dell’uomo e a disarmarlo, lo atterrò, lottò con lui finché le forze lo sostennero, lo mise in fuga.

Si girò a guardare la sua compagna, vide che era spaventata ma stava bene. Allora poté lasciarsi andare e crollò a terra.

La porta della sala operatoria si aprì, lei guardò il volto del medico che le andava incontro e dalla sua espressione seppe già le parole che le avrebbe detto: ”Mi spiace tanto signora, il suo cane non ce l’ha fatta.

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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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