UN MARE DI COZZE

Come rilanciare il turismo in questa città? Tutti se lo chiedono da anni, nessuno trova la risposta. Ah no, pare che mamma Verdeblu abbia trovato la soluzione: “la festa delle cozze”.

Festa che, a sentir Verdeblu, avrà risonanza nazionale, con tanto di passaggi sulle reti televisive. Insomma una primizia. Ma quando mai! Sono anni che in tutta Italia le città “marinare” organizzano questa festa, solo un mese fa si è tenuta a Cervia. Lo stesso circolo nautico di Bellaria organizzò qualcosa di simile nel 2011, ma senza tutte queste pretese.

Insomma, mamma Verdeblu (con soldi pubblici) organizza un’altra classica “bonizzata”, anche loro… ma è una vera epidemia questa “bonitiade”.

Questa “pregevole” iniziativa di Verdeblu, pubblicizzata sia con piccole locandine sia sul sito bellariaigeamarina.org. “Un mare di cozze“, che ad una prima occhiata può sembrare un appuntamento/festa per tutti, con degustazione di cozze ecc.. Ebbene, non si tratta di ciò, ma solamente di un invito ad andare a mangiare le cozze nei ristoranti ed hotel che aderiscono all’iniziativa (come abbiano aderito poi lo sanno solo loro). Viene anche il sospetto che sia un modo di far lavorare il mercato ittico visto che Verdeblu, in tale occasione, con questo ha preso accordi. Allora la prossima volta invitiamo a mangiare il gelato, così facciamo lavorare i produttori di gelato, e così via per altri prodotti. Siamo davvero al ridicolo.

Ma cosa c’è di così interessante in questa iniziativa? Praticamente si deve andare in un ristorante, pagare e mangiare le cozze. Cosa che si può fare sempre senza bisogno di una festa; basta pagare. Sì, perché non c’è niente di gratuito in questa festa.

Questa è la vera potenza della promozione e marketing di Verdeblu, che con i suoi potenti mezzi ci propina la solita bella scatola con dentro niente…. Tra l’altro, il tentativo di dare informazioni a dei clienti russi, invitandoli a guardare sul sito di Verdeblu è stato fallimentare in quanto non sono presenti le traduzioni degli eventi. Tutta aria fritta!

Poi c’è un’altra considerazione: come hanno fatto i bar a servire le cozze se non hanno la cucina? Hanno servito piatti preconfezionati? Ma ancora: si è cercato di coinvolgere anche i chioschi, tanto che in molti chiedevano ai chioschisti a che ora si sarebbe mangiato gratis; “potenza delle chiacchiere”. Stesso problema per i chioschi: non hanno la cucina. Non vorremmo che qualcuno, il “furbetto di turno”, si sia fatto preparare le cozze da qualche albergo, magari senza fattura. Il problema è che per trasportarle devono essere confezionate in un certo modo e ci vuole un mezzo a norma per quel trasporto. Non è che se l’albergo è sul lungomare può portare le cozze al chiosco con la carriola.

Dicono ci sia davvero un furbetto che fa così da anni con le lasagne. Ci pare molto strano, questa è una città integerrima nel seguire le leggi.

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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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