“OTTOPAGINE” CI SPIACE MA NON SIAMO D’ACCORDO

Belligea non ha e non vuole avere il monopolio della libera informazione, Belligea nasce da un’idea di totale indipendenza da qualsiasi forza politica e non ha nessuna aspirazione politica.

Di recente “Ottopagine” ha ripreso le sue pubblicazioni, dichiarandosi organo d’informazione e non organo politico.

Belligea ha pubblicato per intero un paio di articoli di Ottopagine, perché li ha ritenuti interessanti, ma quando Ottopagine, prima pubblica un articolo, poi dello stesso ne fa un comunicato stampa per altri giornali, rimaniamo sconcertati.

È ovvio che Ottopagine sia in cerca di visibilità, il punto è: lo fa come giornale, magari di parte, oppure come forza politica? Perché il solo fatto di editare degli articoli e poi mandarli come comunicati stampa, cambia di molto le cose. Se lo fa come forza politica, allora va tutto bene; esprime una legittima opinione. Al contrario, se si mandano quei comunicati come giornale, nella speranza di avere più letture e considerazione, allora si è scelta la strada sbagliata. Il tentativo è ingenuo e infantile, nonché ingannevole: si vuol apparire più importanti di quanto si è.

La considerazione presso i lettori, si ottiene con l’indipendenza intellettuale, dove gli argomenti che riguardano la città vengono trattati con “indifferenza politica”. Vi è poi la questione della firma sotto gli articoli…. Finora, tranne uno, a firma “Federico Guerra”, che sa tanto di pseudonimo. Nessun articolo è firmato, e questo è gravissimo, sia che si tratti di un giornale d’opinione, generico, di cronaca, o che si tratti di un giornale di parte (di qualsiasi parte).

Come si può considerare attendibile, non di parte e veramente indipendente, un giornale in cui gli autori non si firmano e non si prendono le proprie responsabilità? Questo collettivismo di firma è semplicemente orripilante e inaccettabile. E poi, perché per ottenere visibilità camuffano gli articoli già pubblicati come comunicati stampa, se non per la ricerca di consensi? Un giornale fa opinione, non cerca consenso. Qualche giornale locale ci è cascato, noi no!

Abbiamo l’impressione di un ritorno, o meglio, di una continuazione, di un vecchio modo di far politica, perfettamente in linea con il modo di far politica dell’attuale Amministrazione, anche se con idee diverse. Non a caso Ottopagine è la continuazione digitale di un giornale che per anni si è apertamente dichiarato di sinistra, se non di estrema sinistra. Il problema non è il colore della politica, ma il modo di farla.

Nel preambolo introduttivo al giornale infatti, senza entrare nel merito, si può leggere quello stile politichese vecchio e ritrito di una comunicazione stantia, ripetitiva di cose scontate, in pratica un esprimersi demagogico. Non vi si trova lo stile dirompente, coinvolgente e dissacratorio della moderna comunicazione, ahimè, questo è un problema della politica in generale.

Auguriamo a Ottopagine di trovare una più semplice linea comunicativa, più chiara e meno politicante, oppure i suoi lettori resteranno solo i vecchi nostalgici.

Perché, francamente, sembra più un tentativo di ritorno in auge dei vecchi politici, pieni di inutili personalismi, che pretendono di pavoneggiarsi esibendo ancora una volta il loro smisurato ego! Ma senza il coraggio di firmarsi. Ormai il loro tempo è finito.

Stando a queste premesse, nell’assunto finale di Ottopagine, dove si legge “in modo che ognuno di noi faccia la propria parte, non al servizio della politica di per se stessa, ma nell’interesse della buona politica per la nostra città”. Noi riteniamo parta da un presupposto sbagliato, per un semplice motivo: gli editori, o come preferite chiamarli, hanno ottenuto chi più chi meno, molto! Se non tutto dalla politica.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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