IL PERVERSO “MODELLO CECCARELLI”

Ci sono due luoghi belligeani che sintetizzano, malinconicamente, il “modello” turistico per il quale lavora da sette anni l’Amministrazione Ceccarelli.

I luoghi sono: via Abba a Igea e via Fratelli Cervi alla Cagnona. Periferie che hanno perso due significative attività: il Rio Grande e il Parco Pironi. Il primo, chiuso dopo oltre quarant’anni di “servizio” come polo d’attrazione nazionalpopolare, il secondo per lungo tempo “valvola di sfogo” dalla congestione di viale Panzini. Importanti attività economiche al servizio del turismo, sparite in un amen senza che quasi nessuno abbia battuto ciglio. Curioso? No, ovvio, perché quei due poli – per le loro caratteristiche – non erano per nulla funzionali al modello turistico di Ceccarelli-Verdeblu e Aia.

Ovvero un modello “albergocentrico”, dove tutto si tiene dentro la struttura d’accoglienza e nelle sue immediate vicinanze. E, soprattutto, dove i soldi transitano, per la maggior parte, attraverso la cassa dell’albergo. Per un Rio Grande abbandonato e un Parco Pironi lasciato al degrado, ci saranno mille attrazioni … in più; dentro agli alberghi, ovvio.

Conseguenze? Accelerazione verso offerte per clientele anziane e per famiglie, a ridotta capacità di spesa.

Proprio pochi giorni fa, in un gruppo di giovani, per strada, un nostro redattore ha sentito una ragazza che diceva letteralmente: “Bellaria è un mortorio, a Riccione, Rimini, Cattolica, Cesenatico e Cervia, c’è la movida e ci si diverte, questo è un posto dove io non ci tornerò più…”- Anche gli altri confermarono quella decisione.

Obiezione: potrai mica tenere sempre i turisti chiusi in albergo? No, e infatti il modello “albergocentrico” ha pronta la risposta: navette per l’Iper e, in prospettiva, per l’Outlet delle “grandi marche”. Significa che, sul piano economico, ci sarà una torta da dividere più piccola e con fette diseguali: nell’immediato, molto più agli albergatori, molto meno ai commercianti, un po’ meno ai bagnini. A più lunga scadenza, questa “distribuzione ineguale” concentrerà sugli albergatori un potere economico che consentirà loro di mettere le mani su altre “attività affini”.

L’albergatore-bagnino, per dire, diventerà una figura significativa. Ma prima è facile prevedere che si imporrà l’albergatore-chioschista: troppo appetibili, di questi tempi, i chioschi di spiaggia, posti (volutamente?) in un limbo di illegalità. Chioschi che qualche anno fa valevano parecchi euro, oggi hanno perso quei valori molto alti perdendo almeno cinque volte il loro valore, e i più malmessi tendono allo zero.

Quanto ai commercianti? Impossibile che il viale dei Platani possa reggere l’impatto di un Outlet che gli alita sul collo. Il modello è questo. Poi quei pasticcioni della Giunta Ceccarelli, stanno cercando di affermarlo per approssimazioni successive, che scontano il dilettantismo degli incapaci, i contraddittori “ordini del capo”, i gravi incidenti di percorso. Terrà questo modello?

Bella domanda! L’affermazione di Ceccarelli è frutto di una larga coalizione di interessi. Dagli interessi di una Parrocchia indebitata fino al collo, ma efficientissima collettrice di voti, agli interessi di una banca, che col territorio ha un rapporto mediato dall’ideologia. Tra questi due poli, ci sono corpi intermedi ingordi, che esprimono mediocri classi dirigenti. È probabile che questi corpi intermedi inizieranno a prendersi a randellate tra di loro.

Una guerra si scatenerà certamente tra albergatori e commercianti, se e quando arriverà l’Outlet. Una guerra è già aperta tra albergatori e chioschisti, ma questa non fa testo, perché i secondi sono troppo deboli, (sono anche l’unica categoria che si è opposta al Ceccarelli pensiero). In ogni caso, la sintesi fino ad oggi offerta da Ceccarelli non funziona più.

Questa egemonia della “visione ceccarelliana”, ha praticamente messo in ginocchio l’economia terziaria della città, non solo, ha mandato in crisi un modello che ha sempre funzionato, in cui ogni cittadino traeva il sostentamento con cui vivere. Ma la cosa più grave del sistema Ceccarelli, è quello di aver spaccato il modello sociale, che pur con idee diverse, ha sempre caratterizzato questa città, la convivenza civile, la solidarietà, il lavoro dei propri residenti.

Deve anche finire il modello degli “squali”, cioè di quei soggetti che per gli incarichi che ricoprono, o hanno ricoperto anche a livello nazionale, hanno fatto e fanno, in gran segreto, affari con altri squali sempre pronti, pur di accrescere le loro “ricchezze”, ad appoggiarsi sulle spalle di altri cittadini in difficoltà. Ecco, di questi soggetti dal dubbio passato, la città può fare benissimo a meno. Specialmente se volessero buttarsi in politica con l’aspirazione di diventar Sindaco!


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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