L’ARCHITETTO CRISTIAN GORI PORTA BELLARIA IGEA MARINA TRA I PROGETTI ESPOSTI A MILANOFIERA
Tra i 200 progetti provenienti da tutto il mondo, nell’ambito dell’evento MYPLANT&GARDEN di Milanofiera, anche il progetto dell’architetto Cristian Gori del COWORKING STUDIO, per l’Asta Fluviale di Bellaria Igea Marina.
L’iniziativa promossa dalla rivista Paysage, finalizzata a dare seguito ai temi introdotti in occasione del convegno Agritecture & Landscape, all’interno di EXPO2015, ha raccolto in una mostra dal 24 al 26 febbraio, i progetti portatori di idee suggestive sui nuovi rapporti tra città e territorio. Una Kermesse di progetti finalizzati a promuovere una riflessione e un confronto sul futuro della progettualità urbana e paesaggistica, evidenziando nuove strategie operative, nuovi valori etici, economici e sociali, attraverso i quali recuperare il territorio della città Postmoderna.
Grazie ad un qualificato progetto firmato dall’architetto Cristian Gori, ancora una volta il nome di Bellaria Igea Marina è presente in una delle più importanti vetrine internazionali riguardo i temi della progettazione urbana e paesaggistica.
Architetto Gori ci racconti questa esperienza
Una straordinaria vetrina internazionale, all’interno della quale erano presenti progetti provenienti da tutto il mondo, attraverso il quale è possibile sviluppare il confronto ed accrescere le proprie conoscenze professionali.
Tra questi anche il suo progetto inerente l’asta fluviale di Bellaria Igea Marina
Erano esposte tre tavole con le quali veniva descritto il progetto inerente asta fluviale e territorio rurale, proposte riguardanti i temi paesaggistici e urbani, che vennero avanzati all’amministrazione su commissione della Confesercenti nel 2014 in occasione delle osservazioni al PSC.
Il progetto dell’asta fluviale è un tema molto sensibile che se ne parla da decenni
La proposta avanzata contempla una riorganizzazione unitaria e organica dell’intero tessuto urbano pertinente l’area Ferrarin, incentrando l’attenzione sulla valorizzazione degli spazi pubblicie sul sistema della viabilità. Consentendo contemporaneamente di sviluppare nel tempo luoghi tematizzati, con verde pubblico e attività di ristoro ludiche e ricreative. È un progetto urbano che si struttura su una flessibilità controllata, capace di garantire libertà interpretativa per i singoli interventi, ma anche di restituire come risultato un’immagine connotativa coordinata e leggibile.
Concezioni progettuali per il recupero del territorio in piena sintonia con i temi sensibilizzati in occasione di Expò
Il tema del recupero e riutilizzo del patrimonio esistente è la grande sfida che ci attende come obiettivo generale per riassettare un territorio quale quello italiano, cresciuto in modo squilibrato ed eccessivo. Occorre però saper elaborare delle strategie che lo consentano, e questo è molto più complicato.
In che senso?
Per poter recuperare porzioni di tessuto urbano, occorre capire quali saranno in futuro gli orientamenti sociali, culturali ed economici, che si dovranno affermare sul territorio. In sintesi occorre capire lo stile di vita e le tendenze dell’attuale società contemporanea Postmoderna, che è totalmente differente da quella Moderna esistita sino a qualche decennio fa.
Quindi cambia anche il concetto stesso di Luogo
Certamente, oggi in virtù dell’informatica viviamo in una società globale dove tutto è comunicabile e recepibile in termini di informazioni in tempo reale. Questo implica una reinterpretazione sull’organizzazione del territorio, in quanto incide enormemente sulla mobilità fisica e sul sistema produttivo, di conseguenza anche sul concetto stesso di definizione del Luogo.
Quindi come si configureranno in futuro i luoghi postmoderni?
La città attuale non potrà più espandersi ulteriormente, questo ovviamente vale anche per le nostre realtà costiere. Si dovrà quindi operare intervenendo al suo interno, sui vari “frammenti” di urbanità esistenti, sui quali interagire in termini di connessioni relazionali. Di conseguenza in virtù di una società sempre più variegata e flessibile, il luogo della contemporaneità sarà sempre meno definito e visibile nella sua unità fisica e sempre più plurimo e sequenziale. Sarà sempre più assimilabile ad un “percorso”, leggibile come un ipertesto.
Per tornare a Bellaria I.M. alcuni luoghi, purtroppo, sembra non si riescano a recuperare
Questo conferma che Bellaria I.M. sta vivendo quella fase di città urbanisticamente definita “retratta”. Ovvero dispone di un eccessivo patrimonio edilizio rispetto alle esigenze del passato. Ciò comporta il sorgere di “buchi neri” (alcuni esistenti già da decenni) destinati ad aumentare nel tempo, se non si modificano gli strumenti e non si attuano nuove strategie che permettano di intervenire.
Cioè luoghi degradati destinati a rimanere irrecuperabili perché al momento non ci sono le condizioni per una loro trasformazione
In linea di principio sì. Per provare ad invertire questa tendenza, occorre in primis una riflessione culturale sul futuro del territorio e successivamente modificare la strumentazione urbanistica, troppo vincolante in certi casi.
Cosi c’è il rischio però di perdere anche qualche elemento di pregio
Oppure il vantaggio di recuperarlo. Il rischio di perdere qualche elemento urbano che in passato era di pregio c’è sempre stato nella storia dell’urbanistica, è inevitabile se si vuole intraprendere un’ azione di recupero e trasformazione. Credo sia giunto il momento di riflettere e da qui definire nuovi strumenti progettuali anche per Bellaria Igea Marina. Capire cosa la città può conservare di ciò che eredita dal proprio recente passato Moderno e cosa dovrà introdurre della Postmodernità per poter esprimere ancora una propria vitalità ed identità nel prossimo futuro.
Concetti e riflessioni di cui Bellaria I. M. avrebbe da tempo bisogno per risollevarsi, essendosi di fatto estintasi grazie a un’Amministrazione, che per quanto riguarda la progettualità del territorio si è rivelata una vera e propria nullità.
Un’Amministrazione che si preoccupa più della messa in scena del casereccio Premio Panzini e continua ad ignorare proposte che suscitano interesse come quelle dell’architetto Cristian Gori, che dal 2010 ha contribuito, grazie alla qualità dei suoi progetti, oltre a fare ottenere finanziamenti alla città, ad onorare e far conoscere in importanti convegni internazionali di urbanistica, sia in Italia che in America, il nome di Bellaria Igea Marina. Un’Amministrazione che quando ha provato a volare alto, non ha saputo fare altro che sostituire l’aiuola verde di una rotonda (vedi la cosiddetta statua della Dea Igea), con un manichino copiato da un economico stura cessi in vendita nei discount, oppure quando spaccia normali interventi di manutenzione come “investimenti“.
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