PSC: OVVERO L’OPERA BUFFA

Sette anni di attesa per un PSC da buttare nel cestino

– Il 28 gennaio del 2014, con fulminea tempestività elettorale, l’Amministrazione Ceccarelli adottava dopo cinque anni di silenzio, il cosiddetto PSC, elaborato (si fa per dire) in assoluta segretezza.

Quello che avrebbe dovuto essere il nuovo piano urbanistico della città, veniva vergognosamente calato dall’alto e adottato dai consiglieri di maggioranza pronti ad alzare la mano come automi a comando (se cosi non fosse ci piacerebbe ce lo venissero a spiegare nei contenuti, per capire cosa conoscono di questo documento).

Contrariamente a quanto Ceccarelli e l’attuale maggioranza di centrodestra proclamava ai quattro venti in campagna elettorale, nel 2009 quel documento venne adottato, non solo senza la minima partecipazione da parte dei cittadini, ma neppure un’illustrazione pubblica che permettesse, a chi vive in questa città, di apprenderne i contenuti (E viva l’urbanistica partecipata!).

Quindi questa “illuminata” Amministrazione, che tanto biasimava la giunta Scenna nel metodo e nel merito, non ha saputo far altro che adottare un documento nato già vecchio e con metodologie programmatiche che nulla hanno a vedere con la progettualità urbanistica e nonostante questa progettualità, fosse tanto invocata all’epoca, dalle categorie economiche amiche del Sindaco e da alcuni giornali periodici (vedi il Nuovo), molto vigili nell’evidenziare e richiamare l’attenzione sulle problematiche territoriali della città (Ci piacerebbe capire perché questo atteggiamento vigile sui problemi del territorio, sia repentinamente scemato da parte di chi prima era molto attento).

Ci siamo già espressi tante volte sulla farsa di questo PSC, espressione di una Amministrazione che ha dimostrato a tutti i livelli, dalla piccola alla grande scala, di ignorare completamente cosa sia l’urbanistica e la progettazione urbana.

Ma se la sesquipedale incapacità progettuale urbanistica di questa Amministrazione è nota a tutti e dimostrata dai vergognosi interventi che hanno “infestato” la città. Vedi in primis l’oscena piazza Matteotti, deturpata da strisce di vernice e da una selva di pali poi rimossi, o il ridicolo campionario di lampioni installati e disinstallati sul viale Guidi-Torre. Per non citare il nuovo mercato ittico, costruito dimenticando le opportune celle frigorifere, poi aggiunte successivamente, oppure i nuovi sottopassi pedonali con vani ascensore destinati a restare vuoti in eterno, giusto per citarne alcuni. Meno note sono le devastanti penalizzazioni che derivano invece dalla totale mancanza del piano urbanistico e di altri strumenti di pianificazione particolareggiata.

E qui il problema si acutizza, in quanto la città ancor oggi dispone, come strumento operativo vigente, del vecchio PRG datato 1992, con l’aggravante di aver introdotto il principio della salvaguardia, derivante dal PSC adottato, nonostante il documento ricalchi le medesime logiche e contenuti del vecchio PRG.

Insomma, ci si ritrova dopo un decennio, con la trascrizione grafica di un vecchio PRG e una selva inestricabile di norme e regole astratte incomprensibili e inapplicabili, anche perché poi, il tutto rimanda a un altro strumento quale il POC (Piano Operativo Comunale) ancora inesistente, senza il quale quasi tutto resta inapplicabile.

Di fatto un documento morto ancora prima di nascere, che tiene paralizzata la città a prescindere dalla sua approvazione. Sprovvisto di vere linee progettuali utili a dare seguito a un recupero del patrimonio edilizio esistente e renderlo conseguentemente attuabile con procedure normative chiare. Questo in quanto l’adottato PSC voluto da Ceccarelli, è totalmente privo di quei contenuti propri che dovrebbero connotare un piano urbanistico attuale, ricavato da una adeguata e contemporanea (non risalente al 2007) analisi urbana, sociale ed economica e la conseguente definizione di obiettivi reali (cioè proponibili alla previsione di una realtà futura ipotizzata oggi e non nel 2007) e concretamente realizzabili. Contenuti che una comunità si pone per ridefinire l’assetto del territorio della propria città, sviluppandoli attraverso un Piano Strategico, che è stato più volte a suo tempo suggerito (anche pubblicamente da Consiglieri Comunali di maggioranza) ma a cui il Sindaco non ha mai voluto dar seguito.

Se poi si pensa che il nostro PSC è vincolato a una Conferenza di pianificazione siglata nel dicembre 2008, pertanto impostato su proiezioni e obiettivi appartenenti ad un altra epoca, siamo di fatto all’assurdo.

Come è assurdo che dopo due anni dall’adozione, in attesa che i cittadini ottengano delle risposte dalle osservazioni fatte pervenire, non se ne sappia più nulla e si sposti l’attenzione su chimere ancor più assurde come un Outlet da paracadutare nella zona di Bordonchio. Il tutto in netto contrasto con i vincoli previsti dagli strumenti sovraordinati del piano provinciale e regionale. Di fatto è proprio l’Outlet che ha bloccato il PSC (per fortuna).

Noi restiamo basiti di tutto questo, e di questi tempi biblici. Ci chiediamo ironicamente, se per fare il piano urbanistico di una località come Bellaria Igea Marina occorre oltre un decennio, facendo le debite proporzioni, il piano urbanistico vigente approvato per la città di Roma, avrebbe iniziato il suo iter sotto l’imperatore Augusto o Tiberio, o comunque in un periodo non successivo all’età imperiale giulio-claudia.

O forse come abbiamo sempre sostenuto, il Sindaco Ceccarelli per quanto riguarda l’urbanistica, si è attorniato e continua ad affidarsi ad incapaci ?

Sta di fatto che dopo la farsa dell’inapplicabile Piano dell’Arenile, l’assurda inesistenza di un Piano della zona colonie (mancante dal 2009 per volontà di questa Amministrazione che ha abrogato quello esistente), il naufragio della darsena con conseguente sviluppo di un progetto di riqualificazione del porto, non possiamo che etichettare con l’acronimo PSC l’ennesima “Pagliacciata Siglata Ceccarelli” nel campo dell’urbanistica.

Temiamo che Bellaria Igea Marina sia come il nonno di Amarcord, non sappiamo più con precisione dove siamo e dove vorremmo andare, persi nel nulla. O forse espressione stessa del nulla.

In definitiva si può capire la smodata ambizione di voler comandare la città, ma l’ambizione da sola non basta, ci vuole la capacità di fare cose utili, ma quando il tutto si riduce al protagonismo personale è perfettamente inutile avere un Sindaco come il Kaiser. All’epoca della campagna elettorale del 2014, qualcuno definì “inusitate” le capacità del Kaiser… a noi più che inusitate sembrano… “inusate”, sempre che queste capacità esistano….

PS. A volte ci abbandoniamo al sarcasmo non ce vogliano i sostenitori del Sindaco, ma la situazione riguardo la gestione del territorio è veramente seria. Sarebbe ora di avere veri cervelli in grado di intraprendere nuovi percorsi per la città, prima che diventi drammatica.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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