IL PAESAGGIO AGROMARINO

Si è concluso venerdì 18 dicembre a Bologna alla presenza degli assessori all’urbanistica del capoluogo Patrizia Gabellini, e di Rimini Roberto Biagini, oltre al dirigente regionale Roberto Gabrielli, il corso Materia e Paesaggio. Promosso dalla Regione, prevedeva lo studio del paesaggio collinare bolognese e del retro costa riminese.

Per quanto concerne l’ambito costiero, l’analisi di studio svolto da numerosi architetti, geologi e agronomi, selezionati tra i professionisti dell’Emilia-Romagna, ha portato a prendere coscienza di una realtà territoriale di margine, ma non priva di una propria connotazione paesaggistica.
Il Workshop ha dato seguito a riflessioni estremamente interessanti, finalizzate ad analizzare e ipotizzare possibili sviluppi interpretativi sulla fascia di territorio compreso tra Torre Pedrera e Igea Marina, nella parte periurbana racchiusa tra la strada statale 16 e la ferrovia, considerata da sempre un ambito territoriale formalmente ibrido, e incapace di una propria definizione connotativa.
Tra i partecipanti di questo Workshop, anche l’architetto Cristian Gori, membro del gruppo interdisciplinare di PERPIU’, promotori del primo progetto di Rigenerazione Urbana e Rinascimento Civile (RURC), attivato recentemente per il centro storico di Rimini.

Architetto Gori, ci racconti questo percorso.

E’ stata un esperienza molto interessante e di questo debbo ringraziare la Regione. Grazie alla metodologia del Workshop, è stato possibile apprendere importanti conoscenze inerenti il territorio esaminato, proprio in virtù della pluridisciplinarità professionale dei partecipanti.

Ci spieghi meglio, cosa è emerso da questo workshop.

Innanzitutto si è affermata la consapevolezza, non scontata, che anche nel nostro territorio del retro costa esiste un Paesaggio. Un ambito territoriale che durante il corso è stato connotato come Paesaggio Agromarino, in quanto caratterizzato dalla commistione tra la dimensione rurale e quella marittima.

Quando parliamo di Paesaggio, quali sono gli aspetti operativi da tenere in considerazione.

Ci sono molteplici aspetti che concorrono per la definizione del paesaggio. Certamente in chiave operativa occorre tenere presente due linee di azione: una dimensione oggettiva, che riguarda gli aspetti funzionali-quantitativi (funzioni presenti, morfologia territoriale, infrastrutture, attività economiche ecc.) e una dimensione soggettiva, che riguarda più l’aspetto estetico-formale e qualitativo. Quest’ultima espressione è determinata anche dall’interpretazione culturale che si intende attribuire al concetto di uno specifico paesaggio. Personalmente mi piace l’idea di pensare al paesaggio come un laboratorio, spazio d’incontro e sperimentazione.

Su cosa si è concentrato lo studio.

L’approfondimento dello studio territoriale si è concentrato nell’ambito racchiuso tra la via Castellabate di Igea Marina e la via Foglino di Torre Pedrera, ipotizzando la proiezione di diversi possibili scenari futuri. Lo scenario di una dimensione paesaggistica Agromarina, è quella sulla quale poi si sono fatti gli approfondimenti.

Quali sono le caratteristiche che compongono questa dimensione di paesaggio Agromarino.

Si struttura su due fasce territoriali. La fascia rurale dedita all’agricoltura compresa tra la statale e la paleofalesia, e la fascia intermedia tra quest’ultima e la ferrovia. In questa fascia si potrebbe invece configurare una sorta di “raggio verde”, come Parco lineare nel ruolo di filtro tra campagna e zona turistica.

Quindi il raggio verde come elemento di riordino e configurazione per una fascia di filtro attualmente priva di una definizione formale.

Esattamente; questa è l’idea elaborata sotto forma di linea guida. Questo Parco esteso, diventerebbe una “piattaforma” all’interno della quale accogliere ed inglobare attività e servizi di vario genere, temporanei o permanenti. Questo come risposta, sia per il sistema turistico, che cittadino. Si vorrebbe promuovere la formazione di una Unità conoscitiva di paesaggio, che proprio nella sua coesistenza tra frammenti di urbanità e brani di natura esprime la sua peculiarità agromarina.

Perchè parla di un Parco inteso come piattaforma ?

Perchè è l’atteggiamento culturale che deve porci in modo diverso. Non dobbiamo dare forma alla natura, ma al “nostro rapporto con la natura”. Da qui il concetto di “piattaforma” come campo d’azione, espressione di una vision di paesaggio. Il modo di stabilire un rapporto con la natura non potrà più essere casuale, ma dovrà saper esprimere sia una configurazione spaziale, sia un rapporto di sostenibile assetto ambientale e sociale.

Su quali punti sarà possibile configurare operativamente questa visione di paesaggio.

Possono essere molteplici, ma quattro punti credo siano fondamentali. Il rapporto con la storia del territorio, l’integrazione tra spazio privato e spazio pubblico, la possibilità di ammettere una pluralità di interpretazioni e la capacità di saper accogliere interventi che potranno realizzarsi in tempi diversi, a scale diverse da progettisti differenti. Il tutto all’interno di una vision che permette di esplicitare l’idea di paesaggio Agromarino.

Quindi la frammentarietà di questo territorio del retro costa da punto di debolezza diventa elemento di forza ?

Forse la caratteristica di questa fascia territoriale sta proprio nel riconoscere la frammentarietà e l’eterogeneità come un valore peculiare, attraverso il quale comporre e connotare questo genere di paesaggio.

Un parco verde che si articola e struttura la dimensione paesaggistica in modo frammentato?

Certo, questo perché occorre incrementare al concetto di luogo tradizionale nuovi significati. Il Luogo della contemporaneità sarà sempre più un luogo dilatato nel tempo e nello spazio, in virtù dell’interattività derivata dai nuovi sistemi informatici e di rete, che stanno radicalmente mutando i nostri stili di vita. Questa nuova interpretazione consente di recuperare elementi perduti o tra loro distanti, come i contenuti storici, il sapere collettivo, le tracce morfologiche e valori civili.

Un modo di intendere i luoghi delle realtà abitative non più circoscritte e definite ma sempre più interagenti ai contesti limitrofi e sociali.

Cambia di fatto la rappresentazione spaziale del concetto di luogo, non più identificabile come un punto concentrato, circoscritto ed unitario, cioè leggibile in modo simultaneo, (ovvero contemporaneamente in ogni sua parte). Ma occorre vederlo come emblema di una espressione “lacaniana”, di un “corpo disperso”, risultato di una lacerazione dell’unità. In sintesi come configurazione spaziale, il luogo della contemporaneità sarà destinato ad essere sempre più plurimo e sequenziale.

Questo implica concettualmente un salto di scala?

Occorrerà interpretare il luogo più come un “percorso” all’interno del quale non solo ci si muove, ma fa muovere ed esprimere molteplici azioni sociali. Solo cosi, credo, sarà possibile in futuro recuperare parti di realtà abitative, attualmente frammentate come vitalità o dismesse, siano esse urbane, periurbane, paesaggistiche o rurali.

Come gruppo Perpiù, avete promosso già questo genere di azione processuale col progetto di rigenerazione urbana e rinascimento civile per via Giordano Bruno a Rimini. Questo processo operativo è quindi attuabile anche in ambito rurale e periurbano?

Assolutamente sì, in virtù della pluridisciplinarietà che caratterizza il gruppo, Perpiù è pronta ad operare anche in ambito sia rurale, che paesaggistico.

Queste Tematiche, mettono in luce nuovi concetti interpretativi su come rivalorizzare il territorio, purtroppo l’Amministrazione Comunale è stata totalmente assente in questo tavolo di lavoro, che aveva per oggetto un ambito territoriale della nostra città, particolarmente critico come la zona Ghetto dei Pirati e fascia periurbana di Igea Marina. Per non parlare della zona colonie, dove vige il buio e silenzio assoluto…..


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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