Lo stagno di ranofornace: “Nulla è verità”

 

“Da bambino, un mattino seppi che sarei rimasto bambino per tutta la vita. Ora che il sole è alto, vedo i riflessi di quel mattino sopraggiungere alla sera e schiarire lentamente le ombre inesorabili del mio tempo residuo. La profezia a cui vado incontro è in atto. È la felicità.” (ranofornace)ranina picciina

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi- Every Time -1974 (file originale)

dome bimboPierdomenico Scardovi – 1957

 

 Nulla è verità

Nulla è verità
più di quanto ho amato inutilmente
e tracciato il solco della mia sepoltura.
Al tramonto sopra una rupe rosata
ho lasciato le mani nella sporca terra.

Tra piattaforme di oasi aleatorie
sono fuggito a schiaffi di ciabatta
posto le piume a ventaglio sulla pietra
l’ex voto carnevalesco
nel caravanserraglio del cielo dimenticato.

Nulla è verità
più di quanto ho attinto della glaciale linfa
e battito d’ali all’idea della tua fine.
La magia amica riscatterà
le vane pene e l’amaro ricordo.

Or bene è fatta… fanciullo mentitore!
I sudori pietrificati dalle rugiade mattinali
petulano il tuo aut-aut sacrificale
fra le argentee carezze degli zeffiri
ubbidiscono alla nascente forza della vita.

Nulla è verità
oltre i palpiti lontani avvertiti per caso
quando sento che da quelle parti
i sassi lanciati al pettine fan cerchi
uditi scorrere lungo il declivio.

Da nessuna parte è salva la vita
da nessuna parte porta il vento
se non nella dolcezza dei tuoi baci eterni.
Amalasunta mia gelida regina
hai si la brezza cristallina delle altezze!

Nulla è verità
piccoli gemiti a danzare sulla lattea carne
erano tu e la tua firma incorniciata
sulla mia tenera età
a respingere ogni mio minimo dubbio.

Oh Adeluna! hai negli occhi la notte d’ebano
nelle labbra i grani dorati di giugno
da quelle parti troverò conforto
ad aspettare… lì
rarefatti i miei sogni si esaudiranno.

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi 1979

 

nota

“Sembra che ogni cosa ci sovrasti col proprio peso, senza renderci conto della leggerezza che la morte ci dona nell’unico vero atto d’amore che è il dolore.” (ranofornace 1979).

Morte e illusioni sono fatte della stessa sostanza, appartengono al mondo delle percezioni in complicità con le idee. A noi capita spesso di vivere come un’esperienza reale ciò che di fatto non è verificabile. Quindi in un’ottica ideale sarebbe importante sedimentare dati d’esperienze vissute, per rendere il nostro percorso di vita il più consistente possibile. In questo modo nel momento di evaporare assieme ai nostri pensieri, avremo la fugace sensazione di staccare con più nettezza se in definitiva basterà abbandonarci fra le braccia di una verità ontologica immersa in un mistero che non ci è permesso di conoscere. Ma è straordinaria la brevissima e sostanziale percezione di possedere noi stessi che Dio ci concede sottoponendoci prima d’implodere, alla contrapposizione con lo strappo corporeo.  Si tratta della meravigliosa e sublime potenza del simbolico a cui è dato l’uomo; il privilegio e il conforto di credere all’idea di un transfert sentimentale con il nulla, in quel fatidico passaggio ad altro… tutto è in questo. Per ora dovremo accontentarci di prendere coscienza a quale sogno appartenere perché dopo, di quella aprioristica speranza, temo non sarà possibile pervenire a nessun tipo di resoconto. Di conseguenza, le speranze, i propositi e le chimere si fonderanno tra loro, nel “celeste termine di una giornata svanente”.

“Quando sarai giunto al giusto punto di consapevolezza, la tua saggezza fiorirà nei volti degli ignari come un turbine di primavera e lancerà i germogli dei suoi rami, sulle aride vetrate dei loro occhi.” (ranofornace 1979)

“Essere padroni del proprio destino” dunque… è un po’ stare in guardia sulla fatalità delle scelte. Ma queste, anche se imprevedibili negli effetti, sono inevitabili e affascinanti, specie nel loro lato più immateriale e sono opportune a conoscerci. Peraltro determinano in qualche modo il nostro esserci nella realtà del mondo circostante, attraverso una loro progettualità a volte sconfinante dagli ordinamenti sociali. Le scelte implicano il sacrificio di altre scelte ed è in questo martirio della totalità metafisica dell’essere, che si compie il destino dell’uomo. Quello che in Kierkergaard verrà negato dalla “volontà di potenza” dell'”oltreuomo” di Nietzsche o in Heidegger la relazione che l'”essere” ha in rapporto alla morte ribattuta da Sartre nella “condanna alla libertà” da Dio a cui l’uomo va incontro. Il destino, quindi…. un dibattito insoluto fin dai tempi dell’antica Grecia. Per il sottoscritto invece, la contrapposizione filosofica (Dio/Uomo; Metafisica/Essere; Assoluto/Relativo) viene liquidata dalla loro relazione dialettica, rappresentata dal tentativo di sovrastare il significato del “nulla” attraverso la condizione eroica dell’arte. “L’ARTE scopre, libera e ama, tenendo in perfetto equilibrio tutte le contrapposizioni. E le scelte nel loro rapporto con le idee, rientrano di diritto e necessariamente nella sua dinamica creativa; ovvero, coagulano in un tutt’uno, l’oggettivo col soggettivo, l’assoluto col relativo e si manifestano per sottrazione e addizione, selezione e combinazione.” (rano 1979)

“Nulla è Verità” – 1979. (Eros e Thanatos) … se non prima di aver compreso la dimensione della felicità. Ma in che senso? E’ la percezione di possesso di se stessi come qualcosa che fluisce nella coscienza con regole proprie e si misura in rapporto agli eventi. Dunque, cercare di mettere a fuoco più nitidamente possibile il luogo di queste trasposizioni, così come ogni cosa che scorre davanti agli occhi possa diventare pretesto di un’indagine attinente a quel miracolo. Fotogrammi di momenti, azioni, fatti… uno dopo l’altro si susseguono mnemonicamente nella loro assente presenza, per risuonare altrove e restituire la loro peculiarità emozionale, sentimentale e simbolica sotto forma di paradigmi, ripuliti da ogni eccesso di sofferenza, nel fondo arioso e ovattato dell’immaginario. “Nulla è verità” se non l’assioma di cercare a tutti i costi la “più totale conoscenza e percezione del proprio essere” fatto esclusivamente di qualità, dopodiché si può acquisire tutto il relativismo che si vuole per scherzare o dire/fare sul serio nel rapporto col mondo.

Signori, siamo ancora di nuovo alle prese con la sfera visionaria del sottoscritto che si concretizza nell’affannosa e intrigata ricerca di una lirica pertinente alla propria dimensione interiore. In pratica un linguaggio esclusivo, una simbologia, un canto o se vogliamo, un messaggio intrinseco nel discorso che riveli e misuri l’effettiva sua distanza dal mondo materiale e dalla comunicazione interpersonale. Le otto strofe da cinque versi liberi della poesia “Nulla è Verità”, scorrono sul filo di una memoria pretestuale, si avvalgono d’immagini, metafore e pensieri agganciati a remoti sentimenti; tentano di recuperare emozioni e percezioni profonde (…), veicolate da timbriche e qualità estetiche che sono ciò che più di intimo il sottoscritto possiede. Per dirla in altro modo: “Quasi mai incontriamo Lei… la sensazione di leggerezza di un pensiero che ci protegge e si dissolve all’improvviso in un lampo di luce; è la verità che ci porta via.” (ranofornace 1979)

farfalla-definitivaPierdomenico Scardovi (Holocausta) “In coppia” – 2015

“In coppia” – 2015 è opera noumenica concettuale. Se gli “Achrome” (il  bianco della morte simbolica o tabula rasa) di Piero Manzoni contribuivano a spostare sul terreno del significato, l’idea dello spazio intrapresa da Lucio Fontana. Dentro questa ridefinizione di un aldiquà “concreto” in rapporto ad un aldilà “illusorio”, affiorano in me tracce ancestrali, amebe fantasmatiche di sembianti pre-genitali, impressi nei miei “Holocausta” (il nero di un simbolico buio di rinascita) su sfondi metallici. Sono “Il terreno arido e bruciato di un pianeta inospitale; la “costola di Eva” da cui estrapolare l’idea della vita”. Ecco allora presentarsi una nuova occasione di accesso al “simbolico”.

“Every Time– 1974 (Ogni Volta) è una beguine melodica dalle sonorità aperte, appartiene a quel tipo di ballate bruciate nelle speranze, negli ideali e nei sogni di libertà vissuti di riflesso alla luce postuma dei movimenti hippie di fine ’60 che arrivavano in Italia negli anni ’70 attraverso i tanti raduni e concerti. Il brano è stato improvvisato e cantato in contemporanea una sola volta nella stessa ed unica seduta di registrazione. Pierdomenico Scardovi (chitarra acustica, voce).

dome adultoPierdomenico Scardovi – 1978

“Quando leggerai parole mie che ti faranno commuovere, io sarò lontano a ridere della mia vita, della tua vita e della stupida pretesa che dovesse essere un’altra. Io si! potrò allora prendere per mano la bellezza ed ingannarla in un piccolo gesto d’amore per volgerla a te perché lei possa almeno degnarti di uno sguardo.” (ranofornace)

sasso nello stagnoGrazie dell’attenzione.

rano 2Pierdomenico Scardovi


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