COCORICÒ: LE COLPE SONO SOLO SUE?

La clamorosa stangata con cui è stato colpito il Cocoricò, ha portato alla luce aspetti e pareri molto interessanti nell’opinione pubblica.

È fin troppo evidente che la morte di un ragazzo di 16 anni è una tragedia, nessuno però è convinto che la chiusura del Cocoricò serva a qualcosa, i ragazzi si riverseranno in altri locali e prima di loro si sposteranno i pusher.

Locali, che adesso con la chiusura del Cocoricò magari stanno gongolando. Questa la primissima impressione che si raccoglie parlando con le persone e dai commenti nei vari gruppi della riviera su Facebook.

Vi è subito da dire che i ragazzi, ma anche gli adulti, frequentano solo quei locali dove si sa che dentro, o fuori dagli stessi, si possono trovare gli stupefacenti. Si ha ormai l’impressione che i pusher ne siano i veri Pr.

I gestori dei locali hanno le loro responsabilità, se sai organizzarti sai sempre cosa succede nel tuo locale e di certo molte responsabilità vanno a quella parte del personale che magari è in accordo e segnala i soggetti giusti ai pusher, quando addirittura non spaccia direttamente.

Anche le varie istituzioni non sono esenti da colpe, i controlli, per quanto massicci e capillari, sono una goccia nel mare nell’immenso divertimentificio della riviera.

Il vero cuore del problema sono i comportamenti degli avventori dei locali, questa sfrenata necessità di sballare sempre e comunque, quello stupido esibizionismo per stare al passo con “il gruppo”, denota la profonda immaturità del pubblico adulto che i ragazzini imitano per sentirsi grandi, un cane impazzito che continua perennemente a mordersi la coda.

Di certo molto alta è la responsabilità dei genitori di ragazzi minorenni, che non danno loro una vera educazione, è certamente più facile lasciarli fare tutto quello che vogliono, per poi strappare loro il classico “sì”, alla domanda: “Vuoi bene a mamma e papà?” Piuttosto che insegnargli come ci si comporta nella vita.

Ma anche l’insegnamento serve a poco, se è seguito dal cattivo esempio, perché è l’esempio che fa la differenza e si sa, è più facile seguire il cattivo esempio che le poche parole buttate lì per lavarsi la coscienza. In definitiva, sotto questo aspetto è la società stessa ad essere malata.

Tornando al Cocoricò, la sua chiusura significa soltanto spostare il problema da un luogo ad un’altro, non certo risolverlo! La sua chiusura appare più come il classico provvedimento draconiano per accontentare i benpensanti e i perbenisti: “Ecco, lo Stato c’è e dà punizioni esemplari!”. Appunto; solo punizioni e non rimedi!

Poi, questo stesso Stato, è altrettanto severo con ladri, truffatori e spacciatori? Alla luce dei fatti non sembra. Altra anomalia tutta italiana.

Se mai si fosse voluto davvero fare qualcosa, si sarebbe dovuto porre il Cocoricò sotto l’ala protettrice dello Stato, come del resto tutti locali della riviera, con controlli davvero accuratissimi e costanti, questo per salvaguardare non solo delle vite, ma anche quello che è un aspetto importante della nostra economia turistica: il sano divertimento!

Altrimenti tra qualche anno rimarranno soltanto anziani e allora i pusher, ormai anziani anche loro, spacceranno viagra e cialis, ma si sa, quello è un bel morire.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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