Lo stagno di ranofornace: “Te Deum”

 

“Il meraviglioso, lo splendente, lo stupefacente sono stati inventati da tempo. È molto realistico e saggio rassegnarci alla loro assuefazione o a pensare ad altro: illuderci, per esempio…”

(ranofornace 1979) ranina picciina

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi-Pink Factory-1981 – (file originale)

progetto chitarra vibroventosa“chitarra vibroventosa” 2004 – annotazione onirica

chitarra vibroventosa prog 2“chitarra vibroventosa” 2004 – progetto di massima

 

Te Deum

Una manciata di domande lasciano posto al peso
non è che devi tesserle?
Detesto la tua idea, che io vorrei avere di te
detesto tutto l’orgoglio di essere te.

Quale tesoro nascondi nel nulla che infondi? Uno svariato nulla
ha scavato il mio tempo per aprire altrove
lo spazio della prigionia, finge una vita dissimile
nella durata della coscienza – “oh feeling God… cancellati!”

Non c’è nulla che possa riconoscerti.
Secolo di tentativi questo… trascorso a mietere
è arrivato il tempo del baratro, stampato come una smorfia
sulla faccia dei positivisti della fratellanza umana.

E la tua mappa bruciata sull’incosciente strada
ha il senso, la giustizia, dissolti nel vello dei miei pensieri
non ha decenza questo martirio
svia il tuo cammino, l’idea che ho di te.

Ciò che ho amato in fondo è la sola eredità
portala via in punta di piedi… trattieni il respiro.
Una sola carezza ti lascio e un solo bacio di fianco alla tua bocca
per tutto ciò… sarà il mio unico addio.

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi 1979

 

nota

Il brano “Pink Factory” (Fabbrica Rosa) del 1981, tratta di sospensione, inquietudine, equilibri labili, senso di pericolosità. La chitarra non umana crocchia tra gli echi, sullo sfondo di un antro profondo. Psichedelia, dimensionalità, forze occulte e incertezza, pervadono questo incedere improvvisato regolato dalla baldanza di un tempo caraibico, che lo rende grottesco fra i sentimenti reconditi di un assurdo presagire. Trattasi di un andamento musicale basato su un riff di fondo minaccioso e incombente, su cui si inserisce senza alcuna melodia, un acido e stridente fraseggio. Anche questo brano come tutti gli altri ha tempi di creazione pressoché immediati. Pierdomenico Scardovi (chitarra elettrica, basso, batteria)

 Muse e Dei mitografici non cessano mai di sorprendere.

I sogni corrono sul filo del precipizio ma indicano la strada del nostro destino. L’abbozzo progettuale della “chitarra vibroventosa” mi è stato dettato in sogno da una non bene identificata entità mitologica che mi ha anche suggerito il nome dello strumento. Ebbene si! La mattina seguente l’ho ridisegnata (fig.2), delinea la struttura di uno strumento musicale “inverosimile” che  presenta in un suo ulteriore sviluppo alcune parti importanti (tagliate per l’occasione nella fig.1 e non menzionate nella fig.2). Un  progetto fantasioso e “imbarazzante” proveniente da una elaborazione onirica di vari elementi; in pratica una tastiera elettrificata, con un pick-up superiore mobile, volto all’incontrario, che scorre su un carrello. Lato esilarante a parte, come è possibile che tutto ciò sia accaduto? Facile a dirsi: “nei sogni e nell’arte tutto è possibile, vero e invero”. Più difficile è comprendere le ragioni profonde che spesso guidano le invenzioni più importanti ed anche quelle più folli, ma una cosa la si può dedurre: “nell’intelligenza, l’intuizione è pari alla sua capacità logica, in mezzo a questi due poli fluttua il sogno, l’arte e il sapere.”

Ho deciso di pubblicare questo piccolo esempio di follia creativa (fra le mie varie), come un’esperienza psichica, testimonianza di una virtualità oggettuale legata al mondo dei sogni, dell’intuizione e dei pensieri creativi. Tutto questo per far comprendere la natura misteriosa della creazione, che iniettata nello spirito dell’uomo in condizioni estreme, rientra come tutte le altre in quella universale. Nella spiritualità degli uomini vi è insita la convivenza contraddittoria che Dio è uno solo e al tempo stesso gli Dei sono tanti ed è in questa contrapposizione/concordanza concettuale fra unicità e moltitudine del significato che si instaura il bisogno intimo ed esaustivo di verità dell’uomo. “Nell’arte è racchiusa la verità vertiginosa della creazione universale, il meccanismo dell’inspiegabile unimultiformità del senso e della materia” (ranofornace 1979).

Consapevolezza individuale e sociale.

Dare voce al proprio malessere ha il coraggio della resa dei conti, quando a presentarsi  alla nostra coscienza è la vita che ci è stata offerta e ci siamo presi. La poesia “Te Deum” scritta nel 1979, è dedicata alla mia vita, alla storia, al secolo… Risente del peso di una serie di “tragici fatti” avvenuti prima e durante quegli anni nella nostra società che hanno dilagato nella mia coscienza… emana un senso d’insopportabile inquietudine e pessimismo che risuona oggi come una mesta profezia. I sogni del mondo non si realizzano nello stesso modo e nei tempi della nostra vita, ma trasversalmente, nella spinta tragica e perenne dell’ingiustizia, espressa nella sofferenza dei significati e delle culture nei confronti delle egemonie, prima ancora delle stesse condizioni di vita. Ed è questa permeabilità col mondo, con tutto ciò che la sensibilità lascia penetrare, ha posto il sottoscritto fin da subito nelle condizioni di confrontarsi con la poesia, tutta… senza appartenerle, ovviamente. A questo proposito, dopo aver letto molte delle mie poesie, mi confortano le parole scrittemi in una lettera da una docente, esperta in poetica e carissima amica, Gaia Marzia Zanotti recentemente scomparsa, che qui riporto: “Mi è apparso subito il suo desiderio di “fare qualcosa” di cercare dentro di sé motivi che si possono inserire nella poesia del mondo, di farsi conoscere per la forza delle sue immagini che riesce a captare dalla natura stessa, dall’arte, dal mondo, da se stesso.”

Ecco, appunto… “cercare dentro (…) motivi che si possono inserire nella poesia del mondo”. Mai parole più azzeccate e comprensive di queste, mi sono state rivolte per delineare quello che ho sempre serbato nel cuore. Il senso della mia ricerca poetica e non solo, ma di tutto il mio operato artistico nel suo lato più mondano, si è sempre posto “aldilà del mio naso”, dialogando tra presenza e assenza con quanto il mondo dell’arte mi ha dato ed io mi sono preso. Per tutto ciò, vanno messi in conto anche i periodi di allontanamento e apparentemente inattivi, proprio per quel grande rispetto che ho sempre avuto verso la realtà dell’arte e delle sue esigenze ideali. E dico di più: “l’arte odierna… da quella spontanea e/o privata a quella più istituzionalizzata, fino a quella più sincera e lungimirante, se vuole incidere il futuro, deve trovare dentro se stessa i motivi che si possono inserire nell’arte del mondo e della storia. Solo con una profonda revisione, ancora una volta attraverso un confronto con le voci del pensiero filosofico moderno, l’arte contemporanea potrà riprendere i fili del proprio destino”, perché volente o no, esso è legato al destino dell’umanità intera. Il progetto rimane sempre lo stesso; da sempre, nel bene e nel male l’uomo cerca di svincolarsi dai propri limiti e dalle briglie dei poteri, necessari a preservare e tutelare le varie forme di convivenza e di interessi e correre verso la propria libertà, diretta all’esaltazione del piacere e a qualcosa di simile alla conoscenza totale che esula da ogni forma di appartenenza e di riferimento totemico e non il contrario.

appeso 1979Pierdomenico Scardovi “Sospeso” 1979 (“I segni di un’azione” – sintesi informale).

Concludendo: “C’è arte immensa sottoposta al giudizio dell’opinione pubblica che ne vorrebbe liquidare il valore economico e culturale con le sole ragioni del “gusto”.  Arte che fra cento anni non sarà più ricordata. No…! perché ce ne vorranno almeno duecento affinché la sua scia possa lasciare definitivamente lo spazio-tempo del nostro viaggio di conoscenza e arricchirci lo spirito con l’essenza delle cose in essa contenuta. Il VALORE in tutti i sensi di certa arte, supera anche quello dato dalla critica, intenta a volte a giustificare la propria sopravvivenza; lo decretano invece i musei in primis e le grandi mostre deputate a definirne la ragione, il resto sono quisquilie.” (ranofornace)

 

sasso nello stagno

 

 

 

 

Grazie dell’attenzione.rano 2

Pierdomenico Scardovi

 


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