Lo stagno di ranofornace: “Se un incudine”

 

“Non ho mai letto un libro di fisica. Questo ha permesso alla verità di bussarmi alla porta senza mostrarsi in volto…
(ranofornace)ranina picciina

se un incudine 1“Se un incudine” Pierdomenico “ranofornace” Scardovi -1986

Quello che andrò a trattare è uno dei tanti modi con cui la creatività si esplica, in questo caso nella poesia quando non impiega il flusso di in-coscienza, scusandomi anticipatamente per la prolissità e l’uso un po’ scontato di certi vocaboli quand’essi invece andrebbero usati con meno disinvoltura o perlomeno correlati da intendimenti, ma abbiate pazienza, chi vive d’arte, spesso mette al proprio servizio ogni sorta di concetti molti dei quali hanno già una loro realtà culturale-storica più che esaustiva all’interno delle varie discipline. Perciò, parole come “verità”, “realtà”, “conoscenza”, “significante”, “significato”, ecc. vanno prese qui nella loro accezione più comune, Spero per le prossime volte di non superare questa mia lungaggine.

Tenterò di esporre come una riflessione partita dalla linguistica, coinvolga la natura dell’arte da cui possa condurmi a considerazioni di natura scientifica, dato che la scienza da me intrapresa ha l’esigenza di esaudire delle curiosità fuori da ogni metodologia d’indagine. Quindi l’oggetto del mio discorso è un tipo di pensiero quando evolve e cambia finalità.

Il pensiero ha diverse facce: quello scientifico che volge lo sguardo alla conoscenza, quello filosofico alla sapienza, legata a suo modo agli stessi principi della logica matematica che vorrebbe affiancare la dimostrabilità dell’esperienza scientifica sostituendola con la dissertazione logica delle parole e il pensiero artistico, quello evasivo, contraddittorio e indefinibile della creatività. Intendo quel tipo di pensiero misterioso e inconsapevole, guidato da se medesimo nello stesso attimo della sua concretizzazione. Nasce, fluttua e muore nella sua più pura ragione estetica che non è semplicemente il bello decorativo, ma la sintesi di forze esplicite e implicite nella forma. Cosa lo differenzia dagli altri due? La sua irriducibilità a riflesso della realtà e alla dimostrazione logica; non deve cioè riprodurre o fare a capo ad un ritorno di dati per confermare le premesse di conoscenza.

La natura della verità artistica, parte da dati soggettivi che si rapportano ad un vuoto di significato solitamente di pertinenza della scienza e della filosofia. Ma la verità ha mille facce, la vastità dispersiva di dati con cui è relazionata e si trova a mille profondità interconnesse fra loro, questo è il problema. Dico solo che la “cosa” artistica ha il privilegio di svolgere a modo proprio la mansione conoscitiva e viverla, senza includere altre funzioni  se non quella di sfiorare e a volte inglobare il punto più misterioso di una data verità (della natura, delle cose, dei fatti, ecc.), un punto dove le porte di questa, si chiudono a qualsiasi forma e tentativo di accesso. In pratica la verità a cui fa capo l’arte non è la scoperta di un principio esaustivo in sé, piuttosto instaura e impone l’opera, come un processo d’indagine conoscitiva applicabile anche alla realtà a lei esterna (ecco la differenza), questa è la sua forza e la sua pretesa. Prendendo in esame la mia composizione poetica, vi mostro i passaggi di pensiero da cui è scaturita, in un legame che solo la dimensione dell’arte può legittimare, per arrivare alla fine a sfiorare una data verità insita nella sua sostanza concettuale e possa quest’ultima invece, aprire strade di curiosità diametralmente opposte da quella puramente estetica (formale) che comunque la veicola, per compensare invece a certe “mancanze” di significato.

La poesia “Se un incudine”, non si concilia con la natura del  ragionamento logico, ma non per questo il suo apporto d’indagine è trascurabile, non meno efficace di quanto lo sia una sonda spaziale che almeno una volta abbia solcato i confini dell’universo senza possibilità di ricostruire e dimostrare i fenomeni naturali a lei presentati. Nonostante che i dati dell’assunto siano imprigionati nel suo enunciato (il primo di questi è: “se la materia fosse di due differenti specie nello stesso identico momento”; il secondo è: “la radice della forma sarebbe mutabile anche se eterna”, ecc.), vagavano liberi di produrre qualcosa che è di fatto alieno al ragionamento stesso (*1 rif. sotto). Ecco allora che il significato di questa asserzione non si esaurisce tutto dentro la propria sfera concettuale ma funge da scintilla e spinta all’evento di cui è portatrice la poesia. Il potere della metafora e della metonimia poetica, si esplica nella forza dell’estetismo formale delle sue parole, liberando una serie di immagini e pensieri che colgono e inglobano anche l’esaustività del senso, il quale non si concede facilmente alla catena razionalistica del linguaggio cosiddetto scientifico, quello per cui un significato è inequivocabilmente unico e incontrovertibile o perlomeno la sua correlazione con altri significati esterni non lo mettono in una posizione di negazione. La metafora e la metonimia costituiscono la rete nella quale si impigliano alcuni dati della  realtà. Come una lente deformata, le due figure retoriche fondamentali tracciano i contorni e le dimensioni delle cose non nella loro effettiva visualità ma nella visualità dello spirito che si perde nel mistero, proprio per dare vita al “piacere confusionale e riempitivo della bellezza artistica” (una bellezza fatta d’intenzione oltre che di realizzazione). In questa deformazione vi sta tutto il suo valore estetico, un valore aggiunto, intrinseco, necessario e inscindibile che appartiene alla coscienza extra-naturale dell’uomo.

Il movente.

“Non sono io che penso ma sono le parole che pensano per me.” In questo modo la capacità logica e intuitiva di selezione e combinazione assume una funzione decisiva, affinché il fine sia subordinato all’economia del senso. Il senso è sempre lì, avanti un palmo, nonostante accolga a braccia aperte la tua propensione a lui… sempre lì a dettarti la sua legittima ambizione d’esaustività. Ma ci sono pensieri che ti aspettano, pronti a donarsi alla tua smania d’assoluto. Pensieri inutili, servili a pochi e che ai più non piacciono, così sconfinati a tal punto che daranno vita a pensieri non appartenenti… pensieri che faranno morire il tempo nella verità incollocabile del fuori/dentro. Ed ancora in questo modo, lo spazio, quello che comunemente intendiamo, è semplicemente un assetto “dis/armonico” di stati differenti della materia. Si! In pratica una diversificazione strutturale degli atomi, una loro differente e mutevole concentrazione nella quale inizio e fine coincidono. Questa è la realtà dell’UNIMULTIVERSO.” (ranofornace 1986)

Per cui:

“Questo relazionare la realtà al senso, tende a colmare un bisogno di significato che non si adagia sul suo primo gradino deduttivo ma sfuggendo, corre in cerca di un appiglio tentacoliforme nella sfera visionaria. Significa che l’arte si serve al suo interno dell’intuizione, del pensiero, delle emozioni e soprattutto della forza misteriosa della sua stessa concretizzazione che esula dai controlli della ragione e dalle premesse insite nel suo concepimento. Libera cioè, una serie di frastuoni segnici che vedono la sua stessa messa in discussione dentro un universo significante fuoriuscente e volto al futuro.” (*1 rif. sopra) (ranofornace 2015)

Ma quale relazione si interpone fra la poesia e il suo ragionamento scatenante? A questo interrogativo a cui è difficile dar risposta, rispondo che  la poesia “Se un incudine” è il frutto di un ragionamento, inteso come legami di argomenti differenti che per utilità di senso si mettono a disposizione di una farneticazione filosofica, quand’essa  coinvolge significanti pertinenti a un dato contesto disciplinare da tramutarsi in farneticazione scientifica. E quindi: parole come case —–>case come abitazioni di parole che coabitano come frasi—–>in ambienti argomentativi—–>come quartieri multi contestuali.

“Se un incudine” nasconde una intuizione. Io non mi preoccupo se “lo spazio e la materia sono la stessa cosa,  sono in continuo mutamento, le distanze e le grandezze non esistono”, corrisponda effettivamente al dato di fatto “e mi sarà lecito possedere la verità in un’anima e un corpo” in questa vita che ha in sé le qualità dell’inferno rimbaudiano. Ma fa niente, beata sfrontatezza, beati gli illusi! La carica poetica insita nella forza delle metafore e delle metonimie di questa breve poesia, va ben al di là della questione fisica in essa implicita; ipotizza la coscienza che esce dai confini delle certezze per approdare alla sfera morale. “Se un incudine” investe l’uomo di una dignità e umiltà che rivendicano il suo diritto di libertà terrena ed extra-terrena da ogni forma prescritta, mettendolo nella condizione di sorvolare l’esaustività di tutte le religioni e di tutte le filosofie di questa terra, lo ripone altresì di fronte ad una rigenerazione spirituale di stampo “neo-rinascimentale”.

In occasione di questa mia complessa disquisizione, accompagno questi miei scritti con il brano “The Doll Under the Moon” (La Bambola sotto la Luna), uno psycho-mantra primitivistico, unica esecuzione improvvisata del 1977, in armonia con la natura come ogni cosa che nasce da un dono ricevuto. Pierdomenico Scardovi (chitarra acustica, voce). Mentre l’opera “12 impronte” del 1978, mostra una parvenza di presenza umana in assetto armonico-raziocinante del fuori/dentro (quadrato produce quadrato – quadrato rispetta quadrato), interposta proprio nell’intervento di piegatura (manuale) dello spazio/materia.

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi-The Doll Under the Moon-1977 (file originale)

12 impronte 1978“12 impronte” Pierdomenico Scardovi -1978

“C’è musica che volta al termine ti lascia dinanzi ad un grande silenzio.
Il silenzio greve di un passaggio
Un silenzio plasmato dai suoi effetti.
È questa sospensione al “grande” che evoca la sua forza,
la sensazione di appartenere ad una realtà che trascende ogni tipo d’immagine
dove la nostra anima vola per sua ragione a respirare nella fuggevolezza… l’assoluto.” (ranofornace)

sasso nello stagno

 

 

 

Grazie dell’attenzione.rano 2

Pierdomenico Scardovi

 


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