Steeleye Span: Hark! The Village Wait

 

dome darsena“Oh, geometrica verticale!
la tua lama di luce trafigge il mio cuore…
il freddo contenuto del buio.” (ranofornace)ranina picciina

 

 

 

 

Steeleye Span-The Blacksmith

steeleye 1Fin’ora amici, il mio entusiasmo nel segnalarvi gli straordinari beni lasciati in eredità dalla cultura musicale del secolo trascorso non ha ravvisato flessioni. Com’è possibile che possa affievolirsi di fronte a cotanto splendore trascurato? Questo entusiasmo, spero l’abbiate sempre percepito, del resto, non potrei mai parlare con distacco dei miei “antichi amori” o ricacciarli nell’oblio dell’esperienze superate, mentre mi astengo totalmente dal resoconto e lascio ad asettici esperti il compito di informare sui tanti “piccolini” lavori, solo perché fanno parte della produzione di gruppi molto importanti. Ed anche, interessarmi e votare sotto le tre stelle (***) per me vuol dire uscire dalla storia, quella che artisticamente conta ed entrare nel terreno della mera cronaca, parlare cioè di fatti pressoché trascurabili.

Steeleye Span-All Things Are Quite Silent

steeleye 4Detto questo, andiamo a contemplare il cielo per individuare una costellazione a cinque nitidi astri, chiamata Steeleye Span. A quanto pare anche qui i telescopi un pochino miopi (tanto per usare un eufemismo) dei vari “scienziati” musicofili, non sono mai riusciti a trafiggere le nebbie dell’emisfero novecentesco per mettere a fuoco la splendida luce emanata dalla musica di un gruppo così straordinario. Non saranno gli effetti abbaglianti delle “luci della città” ad impedire da sempre di scrutare un simile tesoro, consegnato alla storia come irrinunciabile? Ragazzi, qui si tratta di mitologia pura, senza se e senza ma, quindi sono onorato nel presentarvi un capolavoro come “Hark! The Village Wait”, pubblicato nel 1970 dalla prestigiosa B&C Records; debutto di uno dei più importanti gruppi folk inglesi di sempre, gli “Steeleye Span”.

Steeleye Span-The Hills Of Greenmore

steelye prior - hart Formati originariamente dall’ex bassista dei Fairport Convention, Ashley Hutchings, ha annoverato tra le file della sua prima formazione un certo Andy Irvine che presto abbandonò per formare i Planxty (link). Nella line-up di “Hark!…” troviamo quindi Ashley Hutchings (basso), Tim Hart (voce e chitarra, dulcimer, harmonium), i coniugi Terry e Gay Woods (voce, mandola, banjo, concertina / voce, concertina),  Gerry Conway e Dave Mattacks per la batteria in brani differenti e per ultima non per meriti, la fantastica “front girl” Maddy Prior, la splendida e morbida voce del folk d’Albione. Il gruppo subirà ripetute trasformazioni, dovute a vari contrasti interni, ma ciò non impedirà di forgiare capolavori che si stamperanno indelebilmente nella memoria storica della musica popolare inglese. “Hark!…” rappresenta il punto iniziale di una loro dedizione ad un unico progetto: “l’evocazione alla tradizione popolare britannica”, che risente l’influsso del cristianesimo celtico pre-medioevale.  Dai primi cinque lavori fino al 1973, (“Hark! The Village Wait” 1970, “Please To See The King” 1971, “Ten Man Mop, Or Mr. Reservoir Butler Rides Again”1972, “Bellow The Salt” 1972, “Parcel Of Rouges” 1973) realizzati in chiave prevalentemente acustica al progressivo inserimento degli strumenti elettrici, porteranno in seguito il gruppo lontano dal folk verso arrangiamenti più prettamente rock fino al conseguente declino stilistico. Il loro primo album rimane il punto più alto; armonia e melodia trovano qui un punto di massimo accordo e sintesi espressiva per mezzo di una commistione di suoni acustici ed elettrici addolciti dalle rotondità timbriche di Maddy Prior, al servizio di brani tradizionali tutti rivisitati e riarangiati salvo il primo, composto dal fondatore del gruppo.

Steeleye Span-My Johnny a Shoemaker

Huty1670917Dodici tracce  di “easy listening”, non inducono a considerare il disco cosa di poco conto, anzi siamo di fronte a uno di quei miracoli “mainstream” dallo stile popolare ieratico/verticale, che portano l’ascoltatore a percorrere luoghi dove l’anima trova linfa vitale, nell’incontro con la natura e nello “sbalzo temporale” con lo spirito religioso di civiltà rurali. Si va dai due canti corali strettamente a cappella di “A Calling-On Song” composta da Ashley Hutchings e quello tradizionale in coppia femminile di “My Johnny Was A Shoemaker”, più “Twa Corbies” dall’impronta gotica a “sesto acuto” cantata in coppia, alle sette ballate medievaleggianti (identificabili nella loro scala armonica) ornate dal canto rotondo e soave di Maddy Prior: – la tradizionale e fondamentale “The Blacksmith”, un cavallo di battaglia per tutto il movimento folk celtico; la splendida “Fisherman’s Wife” del mitico Ewan MacColl; altre due tradizionali “Dark-Eyed Sailor” e “Copshawholme Fair”; la suprema “All Things Are Quite Silent”; la tradizionale “Lowlands Of Holland” e la banjata  “One Night As I Lay On My Bed” di H.E.D. Hammond, fino alle due sole ballate maschili: “Blackleg Miner”, inizio in coppia solitaria con Gay Woods di prima e quinta della scala maggiore che porta al canto popolaresco di Tim Hart, accompagnato al banjo e l’inno naturalistico di “The Hills Of Greenmore”, una tradizionale ballata cantata da Terry Woods assecondato in tono solenne dal riff della sua concertina.

Steeleye Span-Lowlands Of Holland

steeleye 5Ma qui vogliamo tornare alla metafora spaziale distinguendo le due celestiali “The Blacksmith” e “All Things Are Quite Silent”, esse ci cullano in un “mare della tranquillità” dai rimandi antichi, la cui ritmica popolaresca viene osteggiata da cori angelicati e il canto armonioso di Maddy Prior trova qui la sua più alta emanazione materna. Infine aggiungiamo che “tutte le cose sono abbastanza silenziose”, quando parlano di se stesse, come i lontani spazi siderali raggiungibili solo col veicolo della nostra anima. Un giorno quello sarà il luogo adatto per giungere ad un sospirato riposo, dove tutti noi forse, balleremo prendendoci per mano una mite pastorale simile a queste “nobili” ballate; la nostra anima è lì che si dirigerà. Già adesso “Ascolta! Il Villaggio Attende”… oh, sublime vertigine!

Steeleye Span-Twa Corbiesrano 2

valutaz. ***** Pierdomenico Scardovi

 


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